Il trasporto intermodale consiste nello spostamento di merci utilizzando almeno due modalità di trasporto differenti – ad esempio strada, ferrovia o nave – senza effettuare la rottura del carico. Ciò è reso possibile grazie all’uso di unità di carico standardizzate, come container e casse mobili. Questo approccio si distingue dal trasporto tradizionale per la sua capacità di integrare i vantaggi delle singole modalità, minimizzando i punti deboli di ciascuna.
Il principio fondante è l’interconnessione logistica, che permette alle imprese di ridurre costi, tempi e impatto ambientale. Si parla anche di trasporto combinato quando la tratta principale avviene su ferrovia o via navigabile, mentre solo i tratti iniziali e finali sono gestiti su gomma. Un sistema che punta alla sinergia tra efficienza operativa ed ecosostenibilità.
La logistica intermodale è oggi uno dei pilastri delle strategie di trasporto a lungo termine, specialmente in Europa, dove l’Unione Europea promuove politiche orientate alla riduzione delle emissioni.
I principali benefici includono:
A livello operativo, l’intermodalità consente di affrontare anche problemi strutturali come la carenza di autisti, grazie alla parziale sostituzione del trasporto su gomma.
Chi si chiede “come funziona il trasporto intermodale?” deve immaginare una filiera logistica in cui i beni vengono caricati in un’unità standard (come un container ISO), movimentata poi su diverse modalità senza subire trasbordi.
Un esempio pratico:
La gestione efficiente di questi passaggi richiede una pianificazione avanzata, sistemi di tracciamento integrati e infrastrutture adeguate. L’Italia, in tal senso, sta investendo in hub intermodali come quelli di Verona Quadrante Europa, Melzo e Padova Interporto.
Nonostante i suoi vantaggi, il trasporto combinato affronta alcune sfide critiche:
Tuttavia, le prospettive sono incoraggianti. Secondo i dati della Commissione Europea, la quota di merci trasportate via ferrovia e vie navigabili interne è destinata a crescere nei prossimi anni, anche grazie ai fondi del Green Deal e del PNRR. L’obiettivo? Spostare entro il 2030 almeno il 30% delle merci dalla gomma alla ferrovia o vie d’acqua.
Il futuro della logistica si giocherà sulla capacità di integrare tecnologie digitali e intermodalità. L’utilizzo di piattaforme digitali per la gestione dei flussi, il monitoraggio in tempo reale e la gestione predittiva della domanda permetteranno di massimizzare i vantaggi del trasporto intermodale.
Inoltre, l’evoluzione dei sistemi doganali semplificati, la diffusione di contratti logistici integrati e la spinta verso modelli di business più sostenibili rafforzeranno il ruolo della logistica intermodale come asset strategico. In un mercato sempre più competitivo, le aziende che investiranno in intermodalità saranno quelle più pronte ad affrontare le sfide globali.
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