“L’analisi ha l’obiettivo di stimolare l’interesse da parte di investitori nazionali ed esteri su di uno scalo portuale che, nella nuova geografia europea dei flussi del traffico via mare della global economy, sta rapidamente conquistando una posizione di centralità lungo le direttrici dei grandi corridoi di transito trans-europei nelle relazioni Est-Ovest”.
Queste le parole di Marina Monassi, presidente dell’Authority del Porto di Trieste, per spiegare l’obiettivo dell’analisi condotta in collaborazione con la Camera di Commercio e il Comitato Lloyd 170, che mette in luce quali vantaggi esistono per gli operatori nel Porto di Trieste, dal punto di vista operativo, commerciale e fiscale, grazie al particolare regime dei Punti Franchi.
Lo studio, infatti, evidenzia una comparazione delle procedure attuabili nei punti franchi triestini con quelle previste negli altri porti nazionali e nelle altre zone franche comunitarie, approfondendo dieci casi di operazioni portuali, sugli output operativi, amministrativi, finanziari e commerciali.
Vengono inoltre quantificati i principali flussi del traffico di transito relativo al comparto delle “commodity” ed esposti i sondaggi mirati condotti presso le principali aziende del Nord Est Italia.
È emerso che le posizioni di vantaggio per gli operatori ricoprono un’incidenza del 73%, soprattutto dal punto di vista dei vantaggi di natura commerciale, seguiti da quelli operativi, amministrativi e finanziari.
Vediamo, quindi, quali dinamiche rendono vantaggiosi i Punti Franchi del Porto di Trieste, concentrandoci su alcuni aspetti operativi dello sbarco e della lavorazione della merce.
I punti franchi nel Porto di Trieste
I Punti Franchi sono recinti che vengono considerati fuori della cinta doganale, dove la merce si trova nelle stesse condizioni doganali in cui si troverebbe se non fosse entrata in Italia, godendo quindi di particolari regimi di franchigia doganale sia dal punto di vista della possibilità di lavorazione, e in alcuni casi senza dover essere accertata o verificata alla dogana, sia dal punto di vista del pagamento di dazi e imposte doganali.
Soprattutto nei centri marittimi, i Punti Franchi diventano quindi il mezzo per attirare merci di provenienza estera, potendo entrare in territorio italiano, essere lavorate sul posto, e poi riesportate.
I Punti Franchi del Porto di Trieste sono l’elemento caratterizzante dell’evoluzione storica dello scalo marittimo, e stabiliscono che all’interno del Porto Franco gli operatori possano godere della possibilità di effettuare attività portuali e di trasformazione a condizioni favorevoli.
Esistono cinque punti franchi: Punto Franco Vecchio, Nuovo, Scalo Legnami, Oli Minerali e Industriale, con possibilità di essere trasferiti da un’area all’altra a seconda della necessità delle imprese.
In queste aree, possono essere introdotte liberamente le merci provenienti via mare da Paesi extracomunitari; le merci in generale possono restare in deposito all’interno del Porto senza limiti di tempo e possono essere spedite verso destinazioni oltremare senza una dichiarazione doganale comunitaria, con la possibilità di eseguire lavorazioni di imballaggio, reimballaggio, etichettatura e campionatura in appositi depositi permanenti di merci estere.
I dazi e le imposte doganali sulle merci importate nel mercato comunitario attraverso i Punti Franchi possono essere pagati con dilazione fino a sei mesi ad un tasso di interesse annuo ridotto.
Inoltre, le merci che entrano nell’area portuale via terra dal territorio comunitario vengono considerate come esportate all’atto dell’immissione e possono quindi essere imbarcate in qualsiasi momento.
Per quanto riguarda lo sbarco di merce proveniente dall’estero, i vantaggi per la maggioranza degli operatori (100%) hanno riguardato tutti e quattro gli aspetti analizzati: operativo, amministrativo, finanziario e commerciale.
Infatti, rispetto ad altri porti nazionali, dove è necessario indicare la destinazione doganale, pagare i diritti di importazione, ed è previsto il controllo doganale con il relativo pagamento delle tasse portuali, nel Porto Franco di Trieste avviene “l’automatica presa in carico a par manifesto di sbarco”, esiste il mantenimento dello stato estero illimitato, e non viene richiesta nessuna formalità preliminare.
Ciò comporta, dal punto di vista operativo, il vantaggio di un’operatività in tempo reale, senza attese; dal punto di vista amministrativo, il vantaggio di non dover effettuare alcuna formalità doganale; dal punto di vista finanziario, minori oneri di gestione e il pagamento di tasse portuali ridotte; infine, dal punto di vista commerciale, la piena flessibilità nella gestione dei rapporti commerciali sugli stock.
Vantaggi da tutti e quattro i punti di vista analizzati hanno riguardato anche il transito di merce estero per l’estero.
In questo caso, in altre zone franche e/o depositi franchi in Italia e in Europa viene prevista la dichiarazione doganale di introduzione e di transito con garanzia fideiussoria e il controllo di dogana.
In altri porti nazionali è prevista la dichiarazione doganale di transito, la fideiussione su diritti dovuti e il controllo doganale.
Al Porto Franco di Trieste, invece, non viene richiesta alcuna formalità doganale e lo stato estero viene mantenuto illimitatamente.
Dal punto di vista operativo, questo comporta la presenza di un regime di transito liberalizzato attraverso i valichi di confine del Nord-Est; dal punto di vista amministrativo, la possibilità di effettuare una procedura diretta mediante emissione di T1 ed un’accensione di carnet TIR meno onerosa e più flessibile.
Non venendo richieste le fideiussioni sui diritti dovuti, esiste anche un vantaggio finanziario. Inoltre, dal punto di vista commerciale, è possibile compensare i vantaggi derivanti dalla minor onerosità tra gli operatori commerciali della catena logistica.
Il processo di lavorazione delle merci
Anche il processo di lavorazione sulle merci, sia nel caso di lavorazioni usuali come etichettature, reimballaggi, selezione e campionature sulle merci estere in deposito, sia nel caso di lavorazioni di trasformazione industriale sulla merce estere destinata al mercato estero, ha messo in luce particolari vantaggi da tutti e quattro i punti di vista analizzati.
La mancanza di formalità o oneri nel Porto Franco di Trieste, a differenza di altri porti in cui sono necessari una richiesta di autorizzazione, garanzie fideiussorie e il controllo doganale, comporta il vantaggio operativo di un’ampia flessibilità nell’espletamento delle manipolazioni usuali.
La procedura, dal punto di vista amministrativo, è infatti immediata e semplificata e, se non si cambia la natura della merce, non è necessaria alcuna garanzia fideiussoria.
Anche in questo caso i vantaggi influiscono sulla flessibilità operativa degli operatori commerciali della catena logistica.
La flessibilità operativa è possibile anche per le trasformazioni industriali, perché non è necessaria alcuna formalità o onere doganale, previa richiesta di autorizzazione di insediamento dell’attività produttiva all’Agenzia delle Dogane.
La procedura quindi, previa comunicazione alla dogana della tipologia di trasformazione, risulta semplificata; non vi è alcuna riscossione di diritti doganali o la necessità di prestare fideiussioni.
E’ inoltre possibile un’eventuale esenzione di accise sui consumi di carburanti e di energia per attività industriali di prodotti destinati all’estero, quindi esistono minori oneri sui consumi.
Infine, dal punto di vista commerciale è anche possibile acquisire l’origine italiana, in ragione del livello di lavorazione.
L’analisi in formato integrale è disponibile su: http://www.porto.trieste.it/ita/comunicati_stampa