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Come gestire la supply chain? Ecco i risultati presentati da Gartner
Dall’AI alla sostenibilità, fino al mercato del lavoro. Orientamenti utili per i supply chain leader


Trend

Gartner fotografa i trend della supply chain, tra presente e futuro

24 Giugno 2019

Le mode seguono i trend stagionali. Stesso dicasi per la tecnologia, con i social network più popolari oggi che magari un domani non saranno più battuti dai consumatori.
O anche il food segue le sue mode, con ingredienti, metodi di cottura, lavorazioni e piatti che seguono sempre le novità più succulente.

Anche il mondo della logistica 4.0 ha i suoi trend, le sue “parole chiave” e “hashtag” che sono soliti cambiare con gli umori e le ultime tecnologie.

Ad analizzare i fattori di maggior impatto sulle strategie di gestione della supply chain management nel 2019 ci ha pensato Gartner, che ha approfondito il tema con un report molto attento all’impatto delle tecnologie digitali in questo campo.

La figura professionale che si occupa di questo particolare campo della logistica è il supply chain manager, che anche nel nostro paese sta cominciando a diventare un punto di riferimento fondamentale all’interno delle aziende.
Questi professionisti cercano di cavalcare al meglio le nuove mode, implementandole nelle realtà in cui lavorano nella maniera più naturale e funzionale possibile.

In qualsiasi valutazione d’investimento è però essenziale avere ben chiaro il fatto che l’obiettivo finale è arrivare a supply chain in gran parte autonome, con capacità di autoregolarsi e decidere come reagire a eventi e cambiamenti, sostiene Steven Steutermann, Managing VP di Gartner.

Sono in particolare quattro i fattori che stanno interagendo in questa trasformazione, e i supply chain leader devono tenerne conto fin da subito nelle decisioni di investimento.

Meno lavoro e competenze logistiche

Il primo dei quattro fattori è la diminuzione dell’offerta del lavoro.
Basti pensare che nel 2012 il numero di persone in età non lavorativa ha superato quello delle persone in età lavorativa.

Si tratta di un trend che non si arresterà, e anzi, l’offerta del lavoro continuerà a spostarsi gradualmente nelle aree del mondo meno sviluppate.
Ciò significa che i lavoratori saranno dunque mediamente meno qualificati.
Insomma, non bisogna farsi scappare quei (pochi) addetti alla supply chain in grado di fare la differenza.

In particolare, dice Gartner, una delle skill più importanti da ricercare nelle assunzioni per magazzini, logistica e trasporti è la “digital dexterity”.

Cos’è? Parliamo della capacità di adattarsi alle nuove tecnologie velocemente, oltre anche alla disponibilità a utilizzare strumenti di Advanced Analytics e Artificial Intelligence per prendere decisioni.
Stiamo parlando di processi cruciali per l’intera supply chain, motivo per cui la “digital dexterity” non può più essere ignorata.

Intelligenza artificiale

Il secondo fattore è l’AI – Intelligenza artificiale.
Secondo Gartner non siamo ancora in grado di realizzare a pieno le potenzialità di questo strumento, ma in un paio d’anni è probabile che lo scenario possa cambiare.

“Oggi i supply chain leader più innovativi usano il machine learning solo in alcuni scenari, per esempio per prevedere la domanda dei diversi segmenti di clienti, o assegnare i task quotidiani – spiega Steutermann – Ma in futuro l’AI sarà usata sistematicamente negli ambienti di supply chain perché abbatte la complessità, automatizza le decisioni di operatività quotidiana, aiuta a prevedere gli ordini, e riduce i costi”.

Realtà virtuale e aumentata

Arriviamo ora al fattore numero 3, con le tecnologie di realtà virtuale e aumentata.

Gartner pone un paio di esempi di sistemi attualmente in uso: il primo è l’image technology per monitorare la situazione degli scaffali nel negozio e minimizzando i rischi di esaurimento scorte.

Il secondo esempio è quello dei “digital twin” 3D dei prodotti, una nuova tecnologia che facilita la personalizzazione on-demand della merce.

Proprio questa tecnologia, secondo Gartner, ridisegnerà i modelli di gestione della supply chain: “I digital twin non sono solo rappresentazioni digitali del prodotto o dell’asset fisico, ma comprendono anche le caratteristiche dei processi per progettarlo e produrlo. Sono quindi perfetti per sperimentare i punti critici del design o dei processi”.

Logistica sostenibile

Quarto e ultimo fattore è quello legato alla sostenibilità ambientale, con l’ormai pressante necessità di ridefinire il ciclo di vita dei prodotti.

L’economia circolare è oggigiorno fattore imprescindibile e decisivo che orienta le scelte dei consumatori e di rimando la vita e il successo delle aziende.

Non più quindi produzione lineare, che dai tempi della prima rivoluzione industriale è stato il mantra dell’industria: lo spreco è oggi considerato inaccettabile dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica.

Ciò significa che i supply chain leader devono contribuire a disegnare un “ciclo di vita circolare” per i prodotti dell’azienda, in cui il maggior numero possibile di componenti (idealmente tutti) sia riciclato, cioè recuperato e riutilizzato. In questo modo si crea valore per il cliente, per il marchio stesso e, naturalmente, anche per il pianeta.

Le previsioni del futuro

Infine, uno sguardo ancor più in là nel tempo, con obiettivo 2023.
Con orizzonte a 5 anni Gartner ha sintetizzato in alcuni dati gli sviluppi più probabili della digitalizzazione della supply chain

  • Entro il 2023 più del 30% degli addetti di magazzino saranno coadiuvati da robot collaborativi;
  • Entro il 2023 almeno la metà delle global company utilizzerà tecnologie di AI (artificial intelligence), advanced analytics, e IoT (Internet of Things) nelle attività di supply chain quotidiane
  • Entro il 2023 il 90% dei progetti di supply chain management basati su tecnologie Blockchain entrerà in sofferenza per mancanza di robusti casi d’uso.

A proposito dell’ultimo dato, è da considerare insieme a un’indagine condotta sempre da Gartner che pochi mesi fa ha sottolineato come secondo i supply chain leader solo il 19% consideri la Blockchain una tecnologia molto importante, e solo il 9% ha investito in essa.

Il motivo? Soprattutto l’attuale impossibilità di giudicare tale tecnologia davvero più sicura di altre già esistenti.





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