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Digitalizzazione nei trasporti? L’ostacolo è la resistenza culturale.
Un’indagine della Collaborative Community del Politecnico di Milano spiega a che punto siamo.


Trasporti Nazionali e Internazionali

Digitalizzazione nei trasporti? L’ostacolo è la resistenza culturale.

13 Maggio 2016

Una nuova indagine firmata dalla Collaborative Community sulla Digitalizzazione nei Trasporti del Politecnico di Milano ha coinvolto tutti i tipi di realtà del settore della logistica e dei trasporti per fotografare lo stato dell’arte e le prospettive della digitalizzazione nei processi di trasporto e consegna merci.
I dati raccolti raccontano come un’azienda su 5 che opera su scala globale riceve meno di 50mila DdT (documenti di trasporto) l’anno, e ne emette meno di 100mila.

La digitalizzazione è stata introdotta per la conservazione dei documenti nel 25% dei casi, per la loro gestione interna nel 13% e per lo scambio nel 9%.
Per i DdT ricevuti questi dati scendono rispettivamente all’11%, al 3% e al 4%.
Integrando le risposte sulla gestione interna e sulla trasmissione dei DdT emessi, si ricava che oggi il 38% usa solo la carta, due terzi hanno già introdotto il digitale in qualche forma, e in particolare uno su 4 ha completamente dematerializzato il processo.

Quanto ai DdT ricevuti, la carta prevale in modo più netto: circa la metà ha un processo tutto cartaceo, e solo l’8% l’ha completamente digitalizzato.
Passando ai principali ostacoli alla piena digitalizzazione del processo, la metà denuncia resistenze culturali, poi con il 44% delle citazioni si equivalgono normativa poco chiara, benefici non compresi, e scarsa competenza degli altri partner.
Poi a brevissima distanza seguono scarsa informazione e normativa volatile.
Mentre è citato solo dal 30% il classico problema della mancanza di budget.

Distinguendo tra committenti e operatori logistici, i primi colpevolizzano di più le resistenze culturali, i secondi la scarsa competenza dei partner, in particolare dei trasportatori.
L’indagine ha chiesto anche quali tecnologie supportino il processo di trasporto e consegna: prevale l’EDI (tecnologia usata dal 72% del campione), poi la conservazione digitale (57%), i portali web (soprattutto per consultare e condividere documenti e informazioni), i device mobili (introdotti soprattutto dal committente per controllo merce in magazzino e certificazione di presa in carico o consegna), e le piattaforme di document management.

Passando all’indagine sui trasportatori, per la ricezione dell’incarico solo il 7% non usa per nulla il digitale, solo il 6% usa soltanto il digitale.
Per la notifica di consegna, il 18% usa solo il digitale e il 5% non lo usa per niente, mentre prevale la carta per la gestione dei DdT (64%), e ancora di più per la gestione degli archivi (72%): solo l’8%, per lo più le realtà più grandi, ha adottato in toto la conservazione digitale.

Sul tema degli ostacoli, la posizione prevalente (un trasportatore su 3) è “non sono contrario ma non spetta a me decidere”, mentre il 29% cita l’eccessivo costo delle soluzioni (l’uso saltuario non è economicamente sostenibile).

Insomma, anche guardando all’attore più piccolo della filiera, il trasportatore, la penetrazione delle tecnologie digitali è ormai alta, e anche la consapevolezza della necessità di un “cambio di passo” per alzare il livello di servizio.





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