Un’indagine di Netcomm e del Politecnico di Milano ha rivelato come, nel 2015, l’e-commerce italiano sia cresciuto del 16%, raggiungendo quota 16,6 miliardi di euro per i consumi interni.
Ben più modesto, però, è il mercato online dell’export: sarebbero infatti solo 6 i miliardi movimentati da questo segmento del mercato.
A pesare su questo dato, come evidenzia l’Osservatorio Export della School of Management del Polimi, sono la logistica italiana, i mezzi di pagamento, gli ostacoli valutari, i dazi e le tariffe, oltre che una scarsa sensibilità dell’imprenditoria del nostro Paese.
Tra i principali mercati di sbocco troviamo l’Europa e gli Stati Uniti, a cui si aggiungono il Giappone, la Russia, e più recentemente la Cina e il Sud America.
Solo il 25% dei flussi verso questi Paesi, secondo quanto stimato, è frutto di un export online “diretto”, pratica che prevede l’interazione diretta con il cliente finale da parte di un operatore con ragione sociale italiana.
L’Osservatorio si è occupato anche di evidenziare i generi più esportati: moda (il 70% circa), alimentare e arredamento/design, con una flessione in leggera diminuzione per il fashion nell’export indiretto.