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Certificazioni logistiche: standard per una supply chain a "regola" d'arte
L’affidamento a terzi di parte o di tutto il sistema distributivo crea nuovi problemi quali la scelta di un partner affidabile e il controllo, in fase di esercizio, del raggiungimento degli obiettivi concordati.


Consulenza e Formazione

Certificazioni logistiche: standard per una supply chain a “regola” d’arte

13 Dicembre 2010

Non vi possono essere dubbi sul fatto che l’attività delle imprese, siano esse di produzione, di distribuzione, o di entrambe le tipologie contemporaneamente, oggi sia governata in misura determinante dalla logistica, che ne regola i ritmi e le modalità operative, attraverso l’opera di personale sempre più specializzato e mediante l’utilizzo degli strumenti tecnologici e informatici più avanzati.
Parallelamente, si sono andate affermando regole di comportamento che non hanno precedenti nelle vecchie aziende, stimolate dall’estendersi sempre maggiore del processo di globalizzazione. In pratica, il mondo aziendale ha subìto un radicale rinnovamento che, per poter essere governato, necessita di procedure di controllo e di verifica completamente nuove, ed è di questo che oggi parleremo con riferimento alla Grande Distribuzione.

La logistica della Grande Distribuzione

Intendiamo per tale tutta la logistica che sta a monte dei punti di vendita vale a dire quella che, mediante i Centri di distribuzione specializzati per merceologia, provvede al loro tempestivo rifornimento, allo scopo di reintegrare le scorte intaccate dalle vendite giornaliere. Non consideriamo invece la logistica degli stessi punti di vendita (di logistica si tratta a tutti gli effetti), che ha per oggetto il rifornimento degli scaffali di vendita, in quanto ricade sotto la responsabilità delle Vendite che, nella grandissima maggioranza dei casi, provvedono direttamente alla relativa gestione (ad eccezione di casi, peraltro molto limitati, di “merchandising”).

L’outsourcing nella Grande Distribuzione

Da molti anni, ormai, le maggiori catene della GD si sono trovate di fronte al problema di potenziare le proprie strutture logistiche a fronte del crescente aumento del numero dei punti di vendita, dovuto alle nuove aperture o all’acquisizione di catene minori. Ma un incremento di questo tipo di strutture comporta alcuni di problemi: 

  • si introducono ulteriori fattori di rigidità nella composizione dei costi aziendali.
  •  Si corre il rischio di dimensionare le strutture sulle punte alte, con lunghi periodi di sottoutilizzo delle stesse o, in caso contrario, di non poter sempre garantire un servizio adeguato.
  • Si impegnano ingenti risorse finanziarie, che potrebbero più utilmente essere investite nell’area vendite.

Questi problemi sono stati risolti facendo ricorso all’outsourcing, cioè ad operatori specializzati nella prestazione di servizi logistici, al fine di cogliere tutta una serie di opportunità che qui indichiamo: 

  • Utilizzare operatori in possesso di competenze tecnico/organizzative e know-how specifico nel settore della logistica.
  • Utilizzare sinergie che solamente un operatore logistico può garantire.
  • Variabilizzare i costi della gestione logistica. . Avere un continuo aggiornamento tecnico da chi fa di questa attività il proprio corebusiness.
  • Concentrare gli investimenti sulle attività “core” (le vendite, come già detto) e non su attività di supporto come la logistica.

Le certificazioni BRC e IFS

Se l’affidamento a terzi di parte o di tutto il sistema distributivo risolve molti problemi e garantisce significativi vantaggi alle aziende della GD, crea nuovi problemi quali la scelta di un partner affidabile, il controllo, in fase di esercizio, del raggiungimento degli obiettivi concordati.
Anche in questo caso, al fine di non dover istituire costose e non sempre risolutive strutture di controllo, è possibile fare ricorso a società di certificazione esterne in grado di garantire la serietà e l’affidabilità delle società di servizi logistici. I recenti scandali finanziari verificatisi nel nostro Paese, che hanno messo in luce la possibilità da parte delle società di certificazione di avallare, per inefficienza o per connivenza, comportamenti poco corretti, lasciano aperto il dubbio sulla totale validità di questo sistema. Il problema, naturalmente, non vale solo per tutto quanto ha a che fare con la distribuzione fisica dei prodotti, ma anche per tutti quegli articoli che vengono prodotti da aziende terze e commercializzati con il marchio della società distributrice. A questo proposito segnaliamo due iniziative a livello europeo:

BRC (British Retail Consortium) Standard Storage and Distribution, vale a dire uno standard specifico per le attività della logistica. Lo stoccaggio e la distribuzione rappresentano il collegamento tra tutte le fasi della supply chain fino alla vendita del prodotto. L’introduzione e l’implementazione di questo standard raffigura gli sforzi fatti per assicurare la sicurezza igienico sanitaria e l’integrità del prodotto lungo l’intera catena.

IFS Logistic Standard, pubblicato da HDE (associazione dei retailer tedeschi) e FCD (associazione dei retailer francesi) come standard specifico per le attività inerenti la gestione dei prodotti nella supply chain.
In entrambi i casi, le aziende che hanno deciso di certificarsi avranno la possibilità di: 

  • Adottare un elemento di differenziazione rispetto ai competitor
  •  Accedere a nuovi mercati
  • Uniformarsi a standard univoci di riferimento e ridurre il numero di audit ricevuti da parte dei clienti
  • Sfruttare le sinergie esistenti con altri schemi (ISO 9001:2000; ISO 22000; HACCP; certificazioni volontarie) integrandone i diversi requisiti.




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