La recente decisione della US Court of International Trade di bloccare la maggior parte dei dazi commerciali imposte dall’amministrazione Trump rappresenta una svolta decisiva nella politica commerciale americana. Secondo la Corte, solo il Congresso ha il potere di regolare i commerci internazionali. La Casa Bianca, invece, aveva giustificato l’introduzione dei dazi invocando l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA). Il pronunciamento giudiziario ha invalidato tutti gli ordini tariffari fondati su tale legge, dichiarandoli contrari alla Costituzione e bloccando anche i dazi su Canada, Messico e Cina imposti per contrastare immigrazione e traffici illeciti. La reazione dell’amministrazione Trump è stata immediata, con un ricorso in appello.
Il provvedimento colpisce al cuore una delle strategie più controverse della presidenza Trump: la politica dei dazi come strumento di pressione geopolitica. Gli Stati Uniti avevano introdotto dazi base del 10% su gran parte dei partner commerciali, alzando il livello al 145% sui beni provenienti dalla Cina. Pechino aveva risposto con dazi minime del 125% su prodotti USA e con restrizioni sull’export di terre rare, fondamentali per il settore tecnologico. La conseguenza è stata un’escalation di tensioni commerciali che ha gravemente colpito la logistica internazionale, generando rincari, ritardi e instabilità contrattuale per gli operatori della supply chain.
Dopo la sentenza del 28 maggio, i mercati finanziari hanno reagito positivamente: il dollaro si è rafforzato su euro, yen e franco svizzero, mentre le borse europee e i futures di Wall Street hanno segnato rialzi (S&P 500 +1,6%). Questo riflette un’aspettativa di stabilizzazione dei flussi commerciali, che potrebbe presto tradursi in una maggiore prevedibilità per i player logistici. Le imprese statunitensi che basano il loro business su materie prime e prodotti importati beneficeranno di una riduzione dei costi. Di riflesso, anche gli operatori europei – spesso colpiti da dazi punitivi – potrebbero trovare nuova linfa per espandere i propri scambi transatlantici.
Il pronunciamento della Corte fissa un precedente giuridico importante: non è ammissibile aggirare il controllo parlamentare usando poteri straordinari per ridefinire l’imposizione tariffaria. Questa decisione non valuta l’efficacia delle misure, ma ribadisce il principio di legalità. Per il mondo della logistica significa ritrovare una cornice normativa più stabile, sulla quale poter pianificare le strategie di trasporto internazionale, investire in nuove rotte e rafforzare le alleanze commerciali. Il caso riapre anche il dibattito su quanto le scelte unilaterali possano danneggiare l’efficienza delle supply chain in un mondo che richiede sempre più cooperazione multilaterale.
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