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Negoziati UE-Cina: una svolta per la logistica globale?
Le trattative sui prezzi minimi degli EV cinesi potrebbero ridisegnare la logistica globale e le supply chain


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Negoziati UE-Cina: una svolta per la logistica globale?

17 Aprile 2025

La supply chain globale dell’automotive è a un bivio. L’Unione Europea e la Cina hanno avviato colloqui formali per definire un accordo sui prezzi minimi dei veicoli elettrici prodotti in Cina, cercando un compromesso che superi le tensioni commerciali scatenate dai dazi introdotti nel 2024. In alternativa a tariffe fino al 35,3%, Bruxelles valuta meccanismi di controllo dei prezzi che tutelino il mercato interno senza interrompere i flussi logistici e rallentare la transizione ecologica.

Il potenziale accordo si inserisce in un contesto caratterizzato da esigenze contrastanti: convenienza economica, equità competitiva e responsabilità ambientale. L’obiettivo è chiaro: mantenere accessibile la mobilità elettrica per i consumatori europei, senza cedere terreno ai colossi asiatici né sacrificare posti di lavoro e produzione locali.

Dati alla mano: cosa cambia per le catene di fornitura

Nei primi due mesi del 2025, oltre 50.000 veicoli elettrici a batteria (BEV) sono arrivati in Europa dalla Cina. Gli ibridi plug-in, esclusi dalle tariffe, sono cresciuti del +892% toccando quota 25.900 unità. Le strategie commerciali si adattano, ma le implicazioni per la logistica intermodale e il trasporto combinato sono enormi.

  • Alcuni costruttori cinesi, come BYD, stanno investendo in stabilimenti europei per ridurre i costi logistici, abbattere le emissioni e soddisfare le regole UE sulle batterie riciclate (50% di litio da riciclo entro il 2027).
  • La localizzazione produttiva in Europa consente di evitare dazi e rispondere più rapidamente alla domanda locale.
  • Le pressioni sui nodi logistici e doganali aumentano, specie per i fornitori europei che non riescono a eguagliare i volumi d’esportazione verso la Cina: appena 11.499 BEV europei venduti in Cina nel 2023.

Sostenibilità e competitività: due facce della stessa medaglia

Imporre prezzi minimi sui veicoli cinesi può sembrare una misura protettiva, ma solleva dubbi sulla reale efficacia ambientale. Aumentare i prezzi degli EV rischia di rallentare l’adozione su larga scala, prolungando l’uso di veicoli a combustione. Tuttavia, lasciar entrare senza limiti i produttori cinesi significherebbe minare la crescita del settore europeo della tecnologia pulita.

In gioco ci sono:

  • il rispetto degli obiettivi climatici dell’UE;
  • la sopravvivenza della produzione locale in un contesto di costi più alti (30-40% in più rispetto alla Cina);
  • la resilienza delle catene del valore, già messe alla prova da vincoli geopolitici e nuovi obblighi normativi.

Il futuro dell’intermodalità tra dazi, carbon footprint e investimenti

Il cuore del problema è la ridefinizione delle rotte logistiche globali. Spostare la produzione in Europa può ridurre la carbon footprint del trasporto combinato, ma solo se l’energia impiegata è realmente rinnovabile. Diversamente, l’effetto netto sulle emissioni può risultare nullo.

Il compromesso tra protezionismo e apertura commerciale non è scontato. Ma qualunque accordo venga raggiunto, è chiaro che le decisioni politiche di oggi modelleranno la logistica intermodale di domani. Serve visione strategica, coordinamento regolatorio e investimenti in infrastrutture sostenibili. Solo così l’Europa potrà continuare a giocare un ruolo da protagonista nel panorama logistico internazionale.

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