La supply chain globale dell’automotive è a un bivio. L’Unione Europea e la Cina hanno avviato colloqui formali per definire un accordo sui prezzi minimi dei veicoli elettrici prodotti in Cina, cercando un compromesso che superi le tensioni commerciali scatenate dai dazi introdotti nel 2024. In alternativa a tariffe fino al 35,3%, Bruxelles valuta meccanismi di controllo dei prezzi che tutelino il mercato interno senza interrompere i flussi logistici e rallentare la transizione ecologica.
Il potenziale accordo si inserisce in un contesto caratterizzato da esigenze contrastanti: convenienza economica, equità competitiva e responsabilità ambientale. L’obiettivo è chiaro: mantenere accessibile la mobilità elettrica per i consumatori europei, senza cedere terreno ai colossi asiatici né sacrificare posti di lavoro e produzione locali.
Nei primi due mesi del 2025, oltre 50.000 veicoli elettrici a batteria (BEV) sono arrivati in Europa dalla Cina. Gli ibridi plug-in, esclusi dalle tariffe, sono cresciuti del +892% toccando quota 25.900 unità. Le strategie commerciali si adattano, ma le implicazioni per la logistica intermodale e il trasporto combinato sono enormi.
Imporre prezzi minimi sui veicoli cinesi può sembrare una misura protettiva, ma solleva dubbi sulla reale efficacia ambientale. Aumentare i prezzi degli EV rischia di rallentare l’adozione su larga scala, prolungando l’uso di veicoli a combustione. Tuttavia, lasciar entrare senza limiti i produttori cinesi significherebbe minare la crescita del settore europeo della tecnologia pulita.
In gioco ci sono:
Il cuore del problema è la ridefinizione delle rotte logistiche globali. Spostare la produzione in Europa può ridurre la carbon footprint del trasporto combinato, ma solo se l’energia impiegata è realmente rinnovabile. Diversamente, l’effetto netto sulle emissioni può risultare nullo.
Il compromesso tra protezionismo e apertura commerciale non è scontato. Ma qualunque accordo venga raggiunto, è chiaro che le decisioni politiche di oggi modelleranno la logistica intermodale di domani. Serve visione strategica, coordinamento regolatorio e investimenti in infrastrutture sostenibili. Solo così l’Europa potrà continuare a giocare un ruolo da protagonista nel panorama logistico internazionale.
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