Le supply chain globali sono entrate in una nuova fase. Dopo anni di delocalizzazione spinta, l’incertezza tariffaria e le vulnerabilità emerse durante la pandemia stanno spingendo molte aziende a rivalutare la geografia operativa delle loro catene di fornitura. Il nearshoring, ovvero la rilocalizzazione della produzione vicino ai mercati finali, si sta affermando come una risposta concreta alla crescente instabilità economica e geopolitica.
Gli eventi degli ultimi anni – dalle restrizioni sanitarie internazionali alle carenze di container, fino alla congestione nei porti – hanno evidenziato quanto una filiera eccessivamente dispersa possa risultare fragile. Le organizzazioni con supply chain distribuite nelle Americhe hanno mostrato maggiore resilienza, beneficiando di infrastrutture logistiche regionali già consolidate.
Oltre alla gestione delle crisi, la prossimità geografica migliora l’agilità operativa, riduce i tempi di risposta ai cambiamenti normativi e consente un migliore controllo sulla distribuzione. Anche i costi logistici e di magazzino tendono a ridursi, compensando parzialmente i maggiori costi di manodopera.
Nonostante il costo rimanga il principale fattore strategico per un terzo delle imprese, le analisi più sofisticate stanno mettendo in luce nuove variabili. Includendo dazi, imposte indirette e oneri normativi, la produzione nelle Americhe si rivela spesso più efficiente rispetto a quella in Asia, soprattutto in settori come automotive, elettronica e tessile.
L’instabilità tariffaria ha creato un “premio di prossimità”: molte imprese sono disposte ad accettare maggiori costi interni in cambio di maggiore prevedibilità. Non mancano però le sfide. Naturalmente non mancano le sfide. I principali ostacoli segnalati dalle imprese riguardano l’incertezza fiscale, la scarsità di manodopera qualificata e le complessità nell’avvio di nuove linee produttive locali. Tuttavia, l’eliminazione dei lunghi lead time internazionali rappresenta un vantaggio tangibile in termini di riduzione del rischio.
Il nearshoring, dunque, non si limita a essere una reazione a shock di sistema, ma si configura come un nuovo paradigma strategico. In un contesto globale dove le interruzioni diventano sempre più frequenti, riportare la produzione più vicino al mercato significa rafforzare la continuità operativa e costruire una supply chain più robusta e sostenibile.
Per i responsabili della logistica e del procurement, il nearshoring rappresenta oggi una leva concreta per riequilibrare efficienza e resilienza, affrontare l’instabilità normativa e rispondere con tempestività alle esigenze di un mercato in continuo mutamento.
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