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Automazione logistica: novità per Amazon
Lo stesso indica ai corrieri il percorso migliore per le consegne


Trend

Amazon, i magazzini governati dall’”algoritmo”

8 Luglio 2019

L’automazione logistica fa discutere specie per quanto riguarda il tema della perdita di lavoro “umana”, soprattutto quando si parla di aziende della cosiddetta “new economy” (quelle cioè che si occupano di commercio digitale).

Ecco perché stupisce il fatto che nel centro Amazon di Passo Corese, nel reatino, di lavoratori che hanno perso il posto per far spazio ai robot non vi è nemmeno l’ombra.

“Nessun dipendente è stato licenziato a causa dell’introduzione dei robot. Con questi risparmi in termini di efficienza saremo in grado di investire in nuovi servizi per i nostri clienti che porteranno alla creazione di nuovi posti di lavoro”, scrive la società americana a Il Corriere della Sera.

Questo non vuol dire che determinati mestieri una volta svolti da persone in carne e ossa ora siano di spettanza delle macchine, ma sono state comunque create nuove figure professionali.
Non a caso, il piano della società di Seattle prevede altre 200 assunzioni nel magazzino laziale entro il 2020.

Il lavoro degli operatori logistici è dettato non da un capo inflessibile, ma da un algoritmo.
Lo stesso succede a Burago di Malgora, nel monzese, dove sorge un centro di smistamento del gigante del commercio digitale.

Qui i pacchi sono portati dai corrieri di notte, tra la mezzanotte e le otto, di modo che altri corrieri ancora, il mattino dopo, li possano consegnare ai clienti.

Alcuni gruppi cui si appoggia Amazon arrivano a smaltire 32mila spedizioni giornaliere, con tempi di consegna decisi dal già citato algoritmo, che calcola il percorso migliore, lo traccia su una mappa e lo invia al corriere sul telefonino attraverso un’app.

A volte, tuttavia, il prodotto può non essere conforme a quanto il consumatore si aspettava: ecco quindi il capitolo resi, che come si può ben immaginare ha, così come le consegne “tradizionali”, un forte impatto sull’ambiente.

Un dato, quello dei resi, che non viene tuttavia condiviso dall’azienda: “Numeri sensibili”, è la spiegazione da Seattle.





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