Negli ultimi anni, in particolare tra il 2011 e il 2016, il trasporto, in particolare quello via mare, è stato caratterizzato da una vera e propria rivoluzione concettuale.
Alcuni numeri: le navi porta–container sono passate dal trasportare 4.000⁄6.000 container a trasportarne 18.000; sono stati allargati il Canale di Suez e quello di Panama; il collegamento con la Cina avviene via mare e via rotaie.
Questi esempi fanno riflettere sull’impossibilità di ragionare con le logiche finora utilizzate.
Serve concepire una nuova dimensione dello spazio e, quindi, rintracciare le nuove esigenze logistiche, prendendo le distanze dai vecchi nominalismi geografici (come, ad esempio, il Mar Mediterraneo) e pensandone di nuovi.
Un caso emblematico è il corridoio Rotterdam–Genova; prima del suo concepimento si riteneva impossibile che una SpA fosse in grado di gestire questo impianto logistico composto non solo dai due porti, ma anche dall’asse ferroviario che passa per centri e interporti, collegando tra loro luoghi fondamentali dell’economia europea.
Oggi chi si occupa della logistica sa che questa rivoluzione si compie mettendo in collegamento il porto con il trasporto esterno ad esso, generando società integrate.