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ANITA: pericolo dall’Est
Trasferiti nei paesi dell’Est oltre il 50% dei trasporti internazionali


Trasporti Nazionali e Internazionali

ANITA: pericolo dall’Est

19 Gennaio 2017

Riequilibrare le differenze nel costo del lavoro tra gli autisti italiani e quelli del resto d’Europa per superare i fenomeni di dumping che hanno compromesso il mercato dei trasporti merci internazionali.

È questa la richiesta che arriva da ANITA, l’associazione confindustriale delle imprese di trasporto su gomma.
Thomas Baumgartner, presidente di ANITA, ha rilanciato l’allarme sulla situazione dell’autotrasporto italiano: “La liberalizzazione dei trasporti internazionali in Europa è stata un disastro per l’Italia: sono quasi 80mila le aziende di autotrasporto che hanno chiuso o hanno delocalizzato le attività”.

I problemi creati dalla concorrenza delle imprese dei paesi dell’Est europeo, diventate oggi dominatrici del mercato continentale, sono infatti cresciuti a dismisura.

Negli ultimi vent’anni, si sono trasferite nei paesi dell’Est europeo oltre il 50 per cento delle attività relative ai trasporti internazionali nel mercato dell’Unione Europea.
Dal 1996 al 2014, la Bulgaria ha aumentato le attività di trasporto delle merci del 164 per cento, la Polonia del 124 %, mentre tutti i paesi dell’Europa occidentale (salvo alcune eccezioni, come la Germania e la Spagna, ma per ragioni del tutto particolari) hanno visto drasticamente ridursi le proprie quote, con differenze significative per paesi come la Francia e l’Italia, che hanno visto ridursi le proprie attività del 51 per cento, arrivando a gestire quote residuali del trasporto internazionale di merci (rispettivamente, 9 e 13 per cento).

“In tale contesto – ha spiegato il Presidente di ANITA – la nostra proposta sulla decontribuzione per gli autisti impiegati nei trasporti internazionali, pur con le criticità sollevate dal punto di vista del diritto comunitario, può e deve rappresentare uno spunto per la ricerca di soluzioni efficaci e idonee a restituire la competitività persa negli ultimi anni e permettere alle imprese di tornare ad assumere in Italia“.





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