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Infrastrutture: persi 34 miliardi di euro l’anno
Nel rapporto dell’ufficio studi di Confcommercio presentato a Cernobbio, tutta l’inadeguatezza di logistica e autotrasporto


Trasporti Nazionali e Internazionali

Infrastrutture: persi 34 miliardi di euro l’anno

25 Ottobre 2016

Carenza di infrastrutture, arretratezza logistica e flessione di volumi nel settore dell’autotrasporto: è la brutta fotografia nazionale che emerge del Rapporto dell’Ufficio Studi di Confcommercio, realizzato in collaborazione con Isfort, presentato in occasione del secondo Forum Internazionale di Conftrasporto-Confcommercio.

La mancanza di investimenti in opere infrastrutturali negli ultimi anni ci ha fatto perdere 34 miliardi di euro l’anno, pari a 2 punti percentuali in termini di PIL, e ci allontana dagli altri Paesi e dagli scambi internazionali.
Tra il 2010 e il 2014 i volumi di merci trasportati sono scesi del 10% nel settore marittimo e del 37% in quello su gomma, la contrazione più rilevante tra i Paesi fondatori dell’UE.

Nello stesso tempo, le nazioni dell’Est crescono a due cifre, con la Bulgaria a +18% circa sia nel settore marittimo che in quello dell’autotrasporto.
Quanto alle merci in entrata, dal 2003 al 2015 le imprese italiane di trasporto su gomma hanno perso oltre il 60% dei traffici, contro un incremento del 700% di quelle dell’Est Europa.

Dal 2009 al 2015, infine, le imprese italiane attive nel settore del trasporto terrestre e via condotte sono diminuite del 13%.
“Chiediamo un piano strategico per i trasporti, la logistica e la mobilità – dice Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio nel suo intervento al Forum – con l’istituzione di un coordinamento nazionale che si concentri sulle opere e sugli interventi necessari al rilancio del settore e del Paese; per un autotrasporto italiano che sia messo in condizione di giocare ad armi pari con la concorrenza estera; per un trasporto ferroviario che sia uniforme e moderno su tutto il territorio nazionale; per un sistema marittimo più forte e organico.
Si gioca una partita decisiva per la crescita e per il futuro del Paese.
Stiamo perdendo imprese italiane nel settore; anzi, senza esagerare, anche per una cattiva interpretazione della concorrenza in Europa, rischiamo di perdere proprio l’intero settore”.





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