La consueta nota congiunturale di Confetra, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica, fotografa per il 1° semestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2018, la debolezza del ciclo industriale.
Fino allo scorso anno, infatti, nonostante una forte variabilità, la produzione industriale italiana era rimasta in media su valori positivi.
Inverte, invece, il segno: la variazione media dei tassi tendenziali si attesta al -0,8%, indirizzando verso la stagnazione la movimentazione delle merci.
I mesi di marzo e aprile sono stati quelli caratterizzati dalla contrazione più marcata.
Questo quadro generale si rispecchia nelle aspettative degli operatori per il secondo semestre del 2019.
Diminuiscono sia coloro che si aspettano una crescita (dal 31,1% al 29%) sia quelli che si aspettano un calo (dal 12,2% all’8,7%), mentre le aspettative di stabilità raggiungono il 62,3%, segno del dilagare del clima di incertezza e stagnazione che sta caratterizzando il mondo imprenditoriale del settore.
La componente europea risente della debolezza del ciclo industriale che ha investito tutte le principali economie dell’area euro.
Nonostante le tensioni commerciali a livello internazionale, l’attività riesce ad essere sostenuta dall’interscambio con l’estero che ha visto nel semestre una ripresa delle importazioni (+2,1%) e una tenuta delle esportazioni (+3,1%) soprattutto in ambito extra europeo.
La ripresa più significativa riguarda, a livello nazionale, il trasporto ferroviario (+5,0% treni/km) che si contrappone alla caduta di quello aereo (-5,8% in tonnellate) la cui flessione era iniziata nella scorsa rilevazione (-0,4%).
Continua il peggioramento del trasporto via mare.
L’autotrasporto tiene a livello nazionale, mentre rallenta a livello internazionale.
Relativamente al fatturato, l’autotrasporto segna una tendenza in linea con quella del traffico, mentre le spedizioni internazionali mostrano un miglioramento dei margini nelle modalità stradale e marittima.
Crolla, invece, il fatturato aereo (-7,6%).
Tiene il traffico stradale nazionale che fa registrare un +2,3% in linea con il dato Aiscat della movimentazione dei veicoli pesanti nelle autostrade (+3,2%), mentre rallenta quello internazionale a carico completo che si ferma al -0,6% come evidenziato dalla medesima flessione dei transiti nei valichi alpini (+1,1%, ma contro il +3,3% dell’anno precedente).
A segnare la maggior flessione è il Frejus (-4,4%); anche il valico Trieste-Lisert A4 segna un -1,6%. Significativo, invece, l’aumento per Villesse A34, con un +9,5%.
Il rallentamento evidenziato investe anche il ramo corrieristico che fa registrare un +1,8% nelle consegne nazionali (contro un +2,5% dell’anno precedente) e un +3,5% in quelle internazionali (contro un +4,0% del 2018).
Nei primi sei mesi del 2019 il prezzo del gasolio per autotrazione, al netto dell’Iva, ha fatto registrare una crescita media dei tassi tendenziali del +1,7 per cento.
Da evidenziare anche l’arresto della crescita del numero di immatricolazioni di veicoli pesanti, per la prima volta dopo cinque anni di espansione.
I primi tre mesi di sensibile contrazione hanno portato la variazione del primo semestre rispetto allo stesso periodo del 2018 in sostanziale stabilità con un tasso del -0,2 per centro (dopo il +4,5% del 2014, il +14,4% del 2015, il +33,4% del 2016, il +21,2% del 2017 e il +14,4% del 2018).
L’unico comparto che mantiene il segno positivo è quello containerizzato di destinazione finale (+4,3%, ma contro il +4,8% dell’anno precedente).
Tra i porti con i numeri maggiori, segnano un aumento significativo, in particolare, i porti di Napoli (+27,9%) e anche quello di Trieste (+16,7%).
È comunque il porto di Genova a rimanere al vertice della classifica, peraltro con una crescita dell’1,2%, seguito da La Spezia (che segna anche un aumento dell’1,7%), seguiti da Napoli, Venezia (anche se con una flessione dell’1,8%), Trieste e Salerno (che perde, però, notevolmente: ben il 10,2%).
Passa in terreno negativo il traffico RO-RO (-4,6%) ma nella rilevazione del dato aggregato potrebbe pesare la mancanza dei dati di Livorno, Messina e Piombino, porti con traffici significativi.
Qui Trieste segna un -28,1%, anche se ci sono aumenti significativi come Olbia-Golfo Aranci-Porto Torres, con un +61%.
Non si arresta la contrazione delle Rinfuse liquide (-7,6%) e delle Rinfuse solide (-2,3%).
Nel primo caso, Augusta, pur essendo in terza posizione, perde il 20,8%, e Cagliari il 15,7%, piazzandosi comunque in seconda posizione dopo Trieste.
L’unico segno positivo, anche se in fondo alla classifica, viene registrato da La Spezia, che aumenta di ben il 90,2%.
Per quanto riguarda le Rinfuse Solide, pesano particolarmente le diminuzioni a Civitavechia-Fiumicino-Gaeta (-42,3%), Brindisi (-31,4%) e anche Venezia (-17,1%).
Detiene, invece, il primato Taranto (che aumenta anche del 4,8%).
Continua ad arretrare drammaticamente il transhipment (-6,5%), peraltro con il risultato di Gioia Tauro (-2,2%) meno negativo rispetto agli altri porti. Rimane, infatti in vertice alla classifica. Significativa invece la riduzione per quanto riguarda il porto di Cagliari (-60,2%). Unico segno + per Trieste, che aumenta dell’8,5%.
Il traffico aereo
Nota dolente dell’intero report, il traffico aereo, che vede una flessione del 5,8% di tonnellate di merci trasportate, il -6,8% delle spedizioni e il -7,6% del fatturato.
Milano Malpensa perde il 6,7% a livello nazionale.
Rimane comunque un bel distacco da Roma Fiumicino (anche qui il segno –, con una perdita del 7,1%).
Segue in ordine di numero di tonnellate Bergamo Orio al Serio, che però perde il 4%; in fondo alla classifica per quantità, Venezia Marco Polo (con il -5,9%), e Bologna Marconi, che perde il 3,1%.
Ne esce invece del tutto incolume il traffico ferroviario, con una bella crescita del 5% a livello nazionale.
Eppure, non mancano alcune criticità, come evidenziato da FerCargo, che spiega: “Per rendere il ferroviario merci competitivo con le altre modalità di trasporto, che detengono al momento una quota di mercato ben superiore alla media continentale e con maggiore impatto negativo sull’ambiente, occorre intervenire a sostegno di tutti i segmenti dell’intero comparto secondo una visione della mobilità moderna ed europea”.
Ecco gli interventi auspicati, a partire da una norma che preveda incentivi riguardo alla formazione e assunzione dei macchinisti, in scadenza a fine anno 2019.
Oltre la proroga e un incremento delle risorse per il settore, la richiesta è semplificare le procedure.
FerCargo chiede anche un piano accelerato relativo all’implementazione del sistema di attrezzaggio ERMTS, da parte del GI, “che per il settore delle merci non prevede nessun vantaggio in termini operativi e di circolazione, con costi per le imprese ferroviari molto elevati e tempi di realizzazione ingiustificatamente accelerati visto che da pochi anni è stato implementato il costoso sistema SCMT e in altri paesi europei hanno previsto un’agenda con tempistiche molto meno stringenti”.
Infine, un riordino normativo-regolatorio e la previsione di incentivi per l’attività di manovra ferroviaria, “da troppi anni anello debole del comparto ferroviario merci e parte del sistema fondamentale per lo stesso”.
Guido Nicolini, presidente di Confetra, spiega che il settore logistico, per quanto al proprio interno molto articolato e ricco di pluralità operative, non poteva non risentire nel suo insieme di una produzione industriale stagnante e di una generale condizione di incertezza del commercio globale.
“Le nostre rilevazioni ci confermano nella convinzione, peraltro empiricamente già oltremodo chiara ai nostri operatori, che siamo all’alba di una stagione di profonda regressione del ciclo economico. Ma è chiaro a tutti che la competizione internazionale avviene tra Stati e Continenti: Guerra dei Dazi, Via della Seta, Brexit sono lì a ricordarcelo ogni giorno. Le nostre imprese hanno bisogno di un Paese, alle spalle, che decida finalmente di occuparsi seriamente e strutturalmente di logistica”, spiega Nicoli.