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La rivoluzione digitale sta cambiando sempre di più il business logistico
Boston Consulting Group spiega come non perdere il treno dell’innovazione


Trend

Logistica 4.0: la rivoluzione digitale non aspetta nessuno

11 Gennaio 2019

Il silicio è un semiconduttore fondamentale nell’industria elettronica e informatica, tanto da dare il nome alla “Silicon Valley” californiana, dove sorgono molte delle più rivoluzionarie imprese che operano nel settore della tecnologia e dell’innovazione.

Il silicio è anche filo conduttore di inimmaginabili novità nelle nostre vite di tutti i giorni.
Una di queste è stato l’avvento di Internet, che in questi venti e più anni è stato una sorta di “tidal wave”, una grande onda come quella di Kanagawa xilografata dall’artista nipponico Hokusai, che ha spesso travolto, di certo sconvolto e mutato tante realtà che erano considerate granitiche.

Una forza che ha però portato nel mondo del commercio, e quindi anche della movimentazione delle merci, una serie di novità e soprattutto opportunità che è necessario conoscere e quindi saper cogliere per evolversi: pena, il rischio dell’estinzione.
La legge più antica del mondo, dunque, incontra ciò che di più innovativo ci sia oggi.

La logistica non fa eccezione in questo campo, con la digitalizzazione che ha investito il mondo delle spedizioni via mare e via aerea di merci.

Su questo si è focalizzata la ricerca “The digital imperative in freight forwarding”, recentemente pubblicata da Boston Consulting Group, che illustra come e quanto la rivoluzione digitale sta già cambiando i modelli di business degli operatori logistici di ogni tipo o dimensione.

I nuovi modelli di operatori logistici


Sono diversi i modi in cui le realtà logistiche in questi anni sono cambiate.

Il primo di questi modelli è quello delle start-up che offrono piattaforme digitali in grado di migliorare e velocizzare l’esperienza del cliente.
In questo senso gli esempi sono Freightos e Flexport.

Ci sono poi colossi al pari di Maersk e Kuehne+Nagel, che si stanno impegnando in nuovi progetti al fine di arrivare a digitalizzare i servizi di trasporto e spedizioni (il primo, con il proprio portale my.Maerskline.com, sta ad esempio migliorando i sistemi di booking per evitare l’intermediazione degli spedizionieri e arrivare direttamente ai caricatori).

Gli “integrator” come Ups e FedEx stanno invece cercando le soluzioni più adatte per tenere sotto controllo la catena logistica dei prodotti dall’acquisto fino alla consegna finale.

Infine, i più grandi clienti dell’industria logistica (pensiamo ad Amazon e Alibaba) stanno cercando di internalizzare parte delle spedizioni con proprie società logistiche.

Follow th money: casi di maggiori investimenti

La prima regola del giornalismo d’inchiesta è quella di seguire il denaro, per poi arrivare a scoprire la verità.
Un assunto che può essere utilizzato anche in questo caso.

Gli investitori finanziari hanno infatti compreso a pieno le opportunità di questi innovativi strumenti di lavoro digitali nel mondo delle spedizioni merci, dove il leader Dhl ha una quota di mercato di appena il 13% e i primi cinque operatori mondiali contano meno del 50% in un mercato da 130 miliardi di dollari fra trasporti aerei e marittimi.

Da alcuni anni molti sono stati i finanziatori che hanno creduto e scommesso in queste neonate realtà, arrivando a investire cifre cospicue: basti pensare che solo negli ultimi cinque anni sono stati finanziati progetti innovativi per un totale di circa 3,3 miliardi di investimenti.

Flexport è una di queste nuove realtà, che ha ricevuto dagli investitori circa 300 milioni di dollari: dal suo codice binario passano oggi qualcosa come 120mila teu ogni anno.

In generale le soluzioni più richieste dagli operatori, sottolinea Bcg, sono quelle che mirano a sviluppare nuove piattaforme digitali per servizi di spedizione, una maggiore interconnessione fra le diverse piattaforme e quelle che lavorano sulla capacità di matching tra domanda e offerta di servizi logistici, che mettono insomma in contatto le aziende che devono spedire merci con quelle che hanno camion vuoti da mettere a loro disposizione.

SiWeGo: il caso della start-up italiana

Proprio su quest’ultimo tema è da sottolineare il caso di SiWeGo, una delle realtà più innovative nel campo della gestione della domanda e dell’offerta in campo logistico.

Sviluppata in Trentino, questa start-up è stata premiata durante il contest Start-up Accelerator di Climate KIC, selezionata per partecipare al Forum Investimenti di Ecomondo e appena il 17 dicembre scorso è stata segnalata dall’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano come una delle più rivoluzionarie nel settore della logistica digitale e dei trasporti.

Semplificando il concetto, si potrebbe definire come la “blablacar del trasporto merci”:
“In sintesi la nostra app mette in contatto chi deve spedire un pacco con chi può trasportarlo, perché magari ha già programmato un viaggio nella stessa direzione”, spiega il fondatore Marcello Favalli.

Un esempio eloquente, quello della start-up italiana, di come si possa semplificare un processo a volte dispersivo e antieconomico, arrivando a risparmiare denaro e – perché no – aiutando anche l’ambiente.

Il monito di BCG

La parte finale dello studio di Boston Consulting Group si può definire di fatto un appello: evitare le forme di comunicazione più obsolete e controproducenti, come il fax, le mail e la consegna a mano di documenti.

Altro passo fondamentale è digitalizzare tutti i processi possibili, rendere automatiche le procedure e individuare una start-up con cui collaborare (se non costruirne una da zero).

Non farsi trovare pronti ad affrontare la sfida in atto potrebbe voler dire rassegnarsi all’estinzione, senza cogliere le potenzialità di una rivoluzione da assecondare, e non certo da evitare.

Per far sì che il silicio non sia solo un semiconduttore di informazioni, ma anche di successo.





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