Trasporti Nazionali e Internazionali
10 Febbraio 2015
Premessa
Dare vita a uno strumento programmatorio che punti a conquistare quote di mercato già nel breve periodo attraverso interventi di semplificazione amministrativa, razionalizzazione dei processi decisionali e ottimizzazione del patrimonio infrastrutturale esistente, e che – al tempo stesso – si ponga obiettivi di medio-lungo termine per il rilancio e la crescita del settore: questa la premessa della bozza del Piano sui porti e la logistica presentato ieri in occasione degli Stati Generali.
Dal rilancio delle Autostrade del mare all’attrazione di traffico import/export di lungo raggio, passando per l’interconnessione di nodi portuali e nodi inland nelle diverse modalità, il miglioramento della competitività complessiva del sistema logistico in tutte le sue componenti.
Il resoconto e le dichiarazioni dei diversi attori politici e istituzionali coinvolti che da tempo attendono un cambiamento.
Il parere del ministro Maurizio Lupi
«Lo Sblocca Italia ci dà i tempi e gli obiettivi per realizzare il primo piano strategico dei porti e della logistica, entro fine febbraio sarà esposto al Cdm e poi sottoposto al parere delle commissioni in Parlamento».
Ieri il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, a margine degli Stati generali dei porti e della logistica ha fatto luce sul Piano per la riforma dei porti, spiegando che l’obiettivo non è né il conservatorismo né il consociativismo: anche per i porti e la logistica serve il coraggio di cambiare e costruire il futuro.
“I porti e la logistica, infatti – ha dichiarato il Ministro – sono un asse fondamentale per un Paese come l’Italia che punta sull’industria e la manifattura».
Porti e comparto marittimo (trasporto passeggeri e merci), secondo i dati presentati ieri, includono 11mila imprese e producono un valore aggiunto di quasi 7 miliardi di euro all’anno.
Sempre dagli studi di Unioncamere è emerso che i porti italiani sono al primo posto in Europa per trasporto passeggeri con 83 milioni, di cui 11 milioni per crociere, e sono terzi in Europa per trasporto merci, dietro a Olanda e Regno Unito, con il 12% del traffico UE dati.
Via mare transitano circa 70% delle importazioni e quasi 50% delle esportazioni italiane: 80% degli scambi extra UE.
Il ministro Lupi ha assicurato che entro fine mese il piano strategico della portualità con azioni e strategie chiare e molto concrete sarà pronto.
I commenti di Assoporti e Federmare
“Esistono due consapevolezze nuove per questo settore – ha commentato Pasqualino Monti, presidente di Assoporti – la prima sul fattore tempo: ne abbiamo pochissimo a disposizione.
La seconda sulla necessità di cambiare anche ciò che sino a oggi è stato considerato intoccabile”.
Secondo Luigi Merlo, presidente del porto di Genova, “serve una riforma forte.
E se prevale la visione locale di mantenere tutte le sedi di Autorità portuali, allora un coordinamento forte, come per esempio un’agenzia nazionale, serve davvero”.
E Paolo Costa, presidente dell’Authority di Venezia, ha aggiunto: “Lupi ha colto la necessità di andare avanti.
Se non ci sbrighiamo ad aumentare la capacità dei nostri porti, saremo tagliati fuori dai grandi traffici” .
“Il mare fattura in Italia 40 miliardi di euro e dà lavoro a 500mila persone”, ha dichiarato nel corso del convegno Paolo D’Amico di Federmare.
Obiettivi e linee guida
Un comitato di esperti sta lavorando al Piano svolgendo – anche attraverso tavoli di lavoro tematici – una ricognizione dei dati di domanda e di offerta logistica e una selezione delle principali ipotesi di intervento, anche sulla base delle analisi fornite dalle Autorità Portuali.
Tre sono gli obiettivi strategici del Piano: migliorare la competitività del sistema portuale e logistico nazionale, favorire la crescita dei traffici delle merci e delle persone, e agevolare la promozione dell’intermodalità nel traffico merci.
Obiettivi che potranno essere raggiunti anche attraverso la razionalizzazione, il riassetto e l’accorpamento delle Autorità portuali esistenti.
Dal lavoro svolto finora sono emerse alcune linee guida:
Le linee guida indicate dalla Commissione per la governance dei porti prevedono accorpamenti non tanto regionali quanto “di aree-ambiti retrostanti” e sulla base delle specializzazioni, per creare comparti dove i porti finiscano per integrare le proprie capacità.
Ma i problemi sono ancora a monte di queste scelte, perché ci sono dissonanze anche tra i diversi ministeri.
Il Pd non approva
“Il ministero di Lupi – spiega la parlamentare Pd savonese Anna Giacobbe – ha illustrato oggi quello che è stato definito ‘il Bignami della riforma portuale’, documento che dovrebbe dare vita al Piano strategico nazionale della portualità e della logistica previsto dallo Slocca Italia (legge 164 del novembre 2014).
Nel frattempo però dal ministero per lo Sviluppo economico escono anticipazioni del provvedimento sulla competitività che prefigurano interventi che scassano il sistema delle relazioni tra imprese e lavoro nei porti (compagnie, servizi tecnico-nautici) e dei margini di iniziativa delle Autorità Portuali.
Tutto questo mentre per quanto riguarda l’autonomia finanziaria dei porti non ci sono novità positive”.
La Liguria rischia di non uscire indenne dalle conseguenze di queste premesse: “Nelle ultime settimane si è percepito un clima per cui l’annessione di Savona a Genova sarebbe cosa fatta – aggiunge la parlamentare savonese – Fatta come?
E decisa da chi?
Avevamo convenuto che la Regione avrebbe costruito una proposta condivisa su come realizzare una integrazione utile delle attività portuali liguri.
Non risulta che sia ancora avvenuto e questo lascia spazio, nelle decisioni nazionali, alle logiche più oscure.
Cosa significano concretamente quelle aree-ambiti e quelle specializzazioni?
Se non si recupera razionalità e chiarezza, avranno la meglio i localismi più ingiustificati; e saranno sacrificati gli interessi sani delle comunità locali”.
Le linee guida del Piano in 9 punti
Il Piano fonda la sua strategia su uno sviluppo sinergico tra una domanda – considerata sia sul versante merci che su quello passeggeri – che guarda prospetticamente all’evoluzione del mercato nel lungo, medio e breve periodo, e un’evoluzione e specializzazione del sistema dell’offerta.
Le azioni che il Piano definirà saranno pertanto organizzate su tre dimensioni temporali (lungo, medio e breve) in ragione non solo della tipologia, ma anche dell’urgenza, della concreta fattibilità e della capacità di produrre effetti in termini di crescita produttiva e occupazionale.
Il Piano terrà conto della specializzazione dei porti e/o delle aree/ambiti logistici retrostanti prevedendo una semplificazione della rete delle Autorità portuali, in parallelo ad azioni adeguate alla vocazione dei principali porti e alle caratteristiche dei grandi flussi di domanda di trasporto e logistica.
Tali azioni e regole di sistema dovranno consentire di rispettare gli obiettivi e gli schemi attuativi della programmazione italiana ed europea, guidare la selezione e la gestione delle risorse di investimento, indirizzare gli investimenti privati anche attraverso modelli evolutivi di partecipazione orientati allo sviluppo integrato di aree portuali e industriali.
In questo contesto evolutivo può collocarsi una razionalizzazione delle autorità portuali non condizionata dai veti reciproci dei sistemi locali.
Il Piano punta a impegnare gli attori pubblici a perseguire scelte strategiche concordate e convergenti.
Non si ritiene più sufficiente il semplice “coordinamento” fra comparti che spesso hanno incontrato difficoltà anche nella semplice condivisione di informazioni.
Ciò di cui il Paese ha urgente bisogno è una “strategia” logistica condivisa dai principali attori istituzionali.
È di grande rilievo – e rappresenta una grande opportunità – il fatto che ai tavoli di lavoro stiano attivamente partecipando i rappresentanti delle principali istituzioni centrali responsabili dei segmenti chiave della catena logistica.
Il Piano definisce, in un’ottica integrata e di sistema, la strategia nel settore della portualità e della logistica, e come tale compie delle scelte e fornisce indirizzi che andranno a definire la modalità di programmazione, selezione e realizzazione degli investimenti (materiali e immateriali) nel settore, fornendo all’Unione Europea e al mercato una chiara idea delle priorità strategiche del Paese.
Il Piano individua a livello centrale un adeguato organismo per lo svolgimento di una forte azione di coordinamento e di pianificazione dell’impiego delle risorse pubbliche in materia di portualità e logistica.
Il Piano punta a migliorare l’accessibilità (sia ferroviaria che stradale) ai nodi portuali e interportuali, e individua la necessità di garantire il medesimo livello di qualità sia sulle infrastrutture di lunga percorrenza in coerenza con la programmazione europea (corridoi TEN-T) sia sui collegamenti ultimo miglio, fattori abilitanti per l’utilizzo della capacità sull’intera catena di trasporto e logistica.
Il Piano individua una serie di interventi di semplificazione procedurale e amministrativa quale elemento cardine per il raggiungimento di un livello standard di efficienza operativa, che diventi elemento di supporto alla competitività del sistema portuale e logistico nazionale.
Tali interventi saranno realizzati in una logica che vede il processo logistico nella sua interezza con particolare attenzione alle esigenze dei diversi attori della filiera.
Lo snellimento delle procedure include la riduzione della frammentazione e la razionalizzazione del sistema, quell’insieme di funzioni autorizzative e di controllo che rappresentano oggi il principale punto di debolezza del sistema stesso.
Qualunque ambizione di conquista (o riconquista) di aree di mercato oggi non raggiunte non può basarsi che su un consistente innalzamento dell’utilizzo della capacità di trasporto delle merci su ferro.
Questo richiede, da un lato, alcuni ma essenziali interventi infrastrutturali sui corridoi e sulle linee di adduzione agli scali principali, tesi a garantire standard operativi (lunghezza treni ammissibili, sagome) in linea con le moderne esigenze di efficienza del trasporto ferroviario; dall’altro la definizione di una strategia complessiva di razionalizzazione e sviluppo della offerta di servizi ferroviari, anche attraverso l’individuazione di strumenti di incentivo dedicati.
Il Piano individua nello sviluppo della componente tecnologica un fattore critico di successo da realizzare attraverso l’integrazione orizzontale dell’intero ciclo logistico portuale e interportuale per soddisfare le esigenze di semplificazione procedurale, pianificazione e track&tracing, degli utenti finali (industrie, operatori, terminalisti, spedizionieri, autotrasportatori…) attraverso interventi di adeguamenti/upgrade del patrimonio infrastrutturale esistente in linea con i più elevati standard di mercato.
Tali soluzioni, valorizzando anche le piattaforme esistenti, saranno progettate e realizzate o evolute – in ottica di massima integrazione, e finalizzate alla messa in esercizio di processi snelli ed efficaci per gli operatori di mercato – al miglioramento dello scambio informativo tra i diversi player della logistica, all’integrazione dei processi mediante logiche di interoperabilità, alla realizzazione di servizi logistici d’eccellenza, alla tracciatura della merce lungo il trasporto, allo sviluppo della logica del “Once” in particolare nei sistemi delle autorità pubbliche e del full digital.
Ulteriore elemento innovativo sarà la costituzione di un sistema di monitoraggio complessivo delle merci in grado di collegare i dati presenti sulle diverse piattaforme istituzionali, che offrirà la possibilità di costruire un database per la rilevazione dei traffici effettivi con tutte le caratteristiche gestionali di interesse, e quindi abiliti una consapevole pianificazione strategica delle infrastrutture del Paese.
Interventi sul lato della domanda attraverso driver di sviluppo che non si limitano ai porti ma alla connessione di questi al sistema produttivo e logistico nazionale e internazionale anche invertendo la logica di intervento, che porta troppo spesso a trascurare le azioni di sviluppo collegate all’evoluzione delle aree retro-portuali, degli interporti, delle aree industriali e distrettuali.