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Venezia alla sfida della portualità dell’Adriatico.
Un convegno che mette in rotta di collisione gli altri porti del territorio alla luce dell’imminente


Trasporti Nazionali e Internazionali

Venezia alla sfida della portualità dell’Adriatico.

6 Ottobre 2014

I tre maggiori scali portuali dell’Alto Adriatico – Venezia/Chioggia, Ravenna e Trieste/Monfalcone – si sono riuniti al convegno al Palaplip di Carpenedo «Venezia alla sfida della portualità nell’Alto Adriatico»,il cui titolo ha spinto non poche polemiche.

Il tutto inserito nel più ampio contesto dell’imminente riforma della legge sui porti, voluta dal governo Renzi, per chiudere le vecchie Autorità Portuali e coordinare le risorse dei 14 maggiori scali portuali italiani.
La forte competizione è tra Venezia e gli altri porti dell’Alto Adriatico, in particolare sul progetto della piattaforma off-shore da 1 miliardo e mezzo di euro.

“Nell’alto Adriatico mancano le strutture portuali adeguate a gestire le grandi navi da carico di container che oggi continuano andare fino a Rotterdam”, ha ripetuto Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale di Venezia.

“Noi siamo pronti ad andare al CIPE con il progetto della piattaforma off-shore al largo di Venezia per chiedere 500 o 600 milioni di euro al Ministero delle Infrastrutture, che si aggiungeranno ai 700 milioni dei privati e ad altri 300/400 milioni finanziati dall’Unione Europea”.

Durissima è arrivata la replica del presidente del Porto di Ravenna, Galliano Di Marco, che ha contestato apertamente Costa sia sui finanziamenti ministeriali per l’off shore, secondo lui «ancora tutti da ottenere», sia sui quelli privati («ma dove sono e chi sono?» ha precisato), per non parlare del fatto che ben l’86 % dei traffici portuali non ha niente a che vedere con i grandi cargo porta container.

Era presente anche Debora Serracchiani, che non ha mai nascosto la sua contrarietà al progetto del porto off-shore veneziano, la quale ha cercato di stemperare – in veste di vicesegretario nazionale del Pd – la sfida tra i porti di Trieste, Venezia e Ravenna che, a suo parere, «devono invece lavorare in sinergia e con una grande capacità strategica».





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