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Regolamento dei porti Ue: l’Italia accelera.
Il testo dovrebbe richiedere l’adozione nei diversi ordinamenti nazionali da parte dei singoli parlamenti.


Trasporti Nazionali e Internazionali

Regolamento dei porti Ue: l’Italia accelera.

18 Settembre 2014

L’Italia spinge l’acceleratore sul Regolamento dei porti europei, dopo che da giugno le riunioni per appianare le divergenze tra i vari Paesi membri si sono susseguite senza un nulla di fatto.

Le opposizioni al nuovo Regolamento palesate dai porti britannici, dagli scali del Northern Range, da molti Paesi del Sud Europa – tra cui anche l’Italia – e da diverse associazioni di categoria intente a difendere i propri interessi e lo status quo normativo, sono riuscite, infatti, a far dilatare i tempi.

Entro ottobre, afferma, però, Cosimo Caliendo, direttore generale per i porti del Ministero dei Trasporti italiano, l’Italia porterà un testo condiviso che dovrebbe richiedere l’adozione nei diversi ordinamenti nazionali da parte dei singoli parlamenti.

Il testo in discussione ha un campo di intervento più limitato rispetto a quello che oltre dieci anni fa era stato presentato dall’allora Commissario europeo ai Trasporti, Loyola de Palacio.

Nel futuro regolamento non si tratta di lavoro portuale, se non in maniera marginale, né di concessioni demaniali né di servizi ai passeggeri.
Si parla, invece, dell’apertura al mercato di alcuni servizi come quelli tecnico-nautici, e le attività a questi collegati.

In Europa l’efficienza dei porti, come sappiamo, varia notevolmente: non tutti i porti dell’Ue hanno risultati dello stesso livello, e negli ultimi anni c’è stato un crescente divario tra porti capaci di adeguarsi ai nuovi requisiti logistici ed economici e i porti che non l’hanno fatto.

Da qui, quindi, l’esigenza di un documento unico che sostenga il sistema europeo in generale e lo renda più efficiente.





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