La relazione della Corte dei Conti pubblicata lo scorso 5 agosto in merito alla gestione delle risorse per la realizzazione di misure di sostegno al settore per il 2012 si concentra sugli effetti negativi che deriverebbero dal protrarsi degli incentivi.
La maggior parte dei quasi 2 miliardi l’anno (compresa la riduzione delle accise sul carburante), infatti, sono destinati alle spese correnti: sgravi sui contributi previdenziali e fiscali, credito d’imposta per le spese sanitarie, rimborsi dei pedaggi autostradali e risarcimento delle somme per l’utilizzo di navi.
Attualmente la legge 183 del 2011 destina al settore 373,6 milioni di euro l’anno, che si aggiungono a ulteriori forme di contribuzione a favore del settore, a partire dalla riduzione delle accise sul carburante, pari a 1,6 miliardi di euro nel 2012.
La conclusione, quindi, è che “la destinazione assolutamente prevalente al rimborso di spese di esercizio si configura oggi quasi come protezionistica piuttosto che strumento di sviluppo di medio-lungo termine”.
Di fatto, “gli ingenti aiuti al settore” sono “misure passive di sostegno, ormai strutturali nelle dinamiche produttive”.
In particolare, “relativamente ai contributi per sicurezza e ambiente, si osserva l’assoluta prevalenza della destinazione al pagamento dei pedaggi (oltre il 90%), e, quindi, a spese correnti”.
Mentre “per quanto riguarda il cosiddetto ‘ecobonus’, ben 98,2 milioni di euro sono stati utilizzati per il pagamento retroattivo dei pedaggi del 2010 (senza una destinazione utile per l’esercizio di riferimento)”.
In conclusione, i rimborsi destinati agli autotrasporti non sono allineati alle norme europee, difendono il protezionismo a scapito del libero mercato e non agevolano la crescita del settore.