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European Sea Ports Organisation 2014.
Un memorandum sui porti per promuoverne lo sviluppo.


Trasporti Nazionali e Internazionali

European Sea Ports Organisation 2014.

4 Luglio 2014

Premessa


I porti sono qualcosa di più di semplici piattaforme di trasbordo: sono cluster industriali al servizio delle nostre esportazioni e importazioni.

È quanto emerso nel corso dell’annuale assemblea ESPO, in cui si è fatta forte la voce delle autorità presenti che chiedono di tradurre in azione la politica sui porti, creando un mercato interno all’Europa e trasformando il ruolo dei porti da subalterni ad attori strategici del sistema infrastrutturale del nostro continente.
Sono sei secondo ESPO i punti di attenzione che il prossimo Parlamento e la nuova Commissione Europea dovrebbero considerare rispetto alla politica dei porti europei.

Il documento memorandum che è stato presentato, infatti, non solo evidenzia l’importanza del settore dei trasporti e dei porti per la crescita economica, ma la necessità indubbia di promuovere lo sviluppo dei porti europei nel contesto economico, sociale e ambientale, e di definire una politica per i porti che consenta loro di affrontare le sfide future.

Una priorità, quindi, riguarda la nuova politica delle Reti TEN-T, che affida ai porti un ruolo essenziale, e che considera gli stessi come nodi fondamentali del sistema infrastrutturale del nostro continente.

La politica europea sui porti – secondo l’ESPO – dovrebbe dar loro la capacità di affrontare le sfide del domani.
Per questo i vertici che si sono incontrati a Goteborg chiedono un quadro legislativo che liberalizzi i servizi del settore portuale, a patto di saper garantire la specificità dello stesso settore.

In ultimo, anche un quadro che garantisca pienamente la trasparenza finanziaria e che stabilisca il principio di autonomia dei porti quando si deve decidere sui loro costi e sul requisito minimo dei loro servizi.


I punti del memorandum

Il memorandum dell’ESPO sottolinea che l’industria europea dei trasporti dà direttamente lavoro a circa 10 milioni di persone nell’UE, rappresentando circa il 5% del prodotto interno lordo comunitario, dato che si raddoppia se si tiene conto dei settori correlati a quello del trasporto.

I porti costituiscono reali fattori di crescita economica: in termini di volume, il 90% degli scambi commerciali dell’Unione Europea con il resto del mondo passa attraverso gli oltre 1.200 porti dei 23 Stati marittimi dell’UE, e più di un terzo delle merci trasportate tra gli stessi Stati membri dell’UE transitano nei porti comunitari.

Nel 2010 il traffico complessivo delle merci transitate nei porti dell’UE è stato di 3,6 miliardi di tonnellate e il traffico dei passeggeri di oltre 400 milioni di persone.
Con il documento, l’associazione dei porti europei sollecita la nuova Commissione e il nuovo Parlamento dell’UE a riconoscere pienamente il ruolo dei trasporti e dei porti come motori della crescita economica.

Secondo ESPO, questo riconoscimento dovrebbe riflettersi in tutte le politiche europee e dovrebbe essere sostenuto da tutti i commissari e le Direzioni Generali, non solo dal commissario europeo ai Trasporti e dalla DG MOVE.

Nel secondo punto del memorandum “Nessun porto, nessuna industria” si ricorda che i porti europei non sono semplici punti di transito delle merci e dei passeggeri, ma costituiscono importanti cluster industriali che creano un ingente valore aggiunto per la loro regione, e che sovente per la localizzazione le industrie prediligono una regione in cui è presente un porto.

Il terzo del punto del documento ricorda che nel corso degli ultimi cinque anni i responsabili della politica dei trasporti dell’UE hanno compiuto tutti gli sforzi per lo sviluppo e l’adozione di un nuovo quadro politico e finanziario per le infrastrutture di trasporto in Europa.
Con lo stesso punto si sottolinea inoltre che «ESPO auspica che il ruolo importante che è stato assegnato ai porti marittimi europei in questa nuova politica sarà pienamente confermato anche durante il processo di attuazione».

Per l’associazione, «le Autorità Portuali europee dovrebbero essere coinvolte nelle piattaforme di corridoio su un piano di parità con gli altri gestori dell’infrastruttura».
Pertanto ESPO «invita i coordinatori europei delle TEN-T a sviluppare un dialogo permanente con i porti, a consultare i porti e ad ascoltare le loro esigenze relativamente allo sviluppo dei corridoi».

ESPO – chiarisce il memorandum – ritiene pertanto che debba essere raggiunto un “modus vivendi” tra la DG MOVE e la Direzione Generale Concorrenza, semplificando e snellendo l’approvazione di finanziamenti pubblici (nazionali o regionali) assegnati a progetti che beneficiano di un sostegno finanziario TEN-T.
Allo stesso tempo, la DG MOVE e la DG Ambiente dovrebbero lavorare per una maggiore efficienza delle procedure di valutazione di impatto ambientale al fine di evitare inutili ritardi per i progetti fondamentali TEN-T».

Il mercato interno

Anche per la nascita di un vero mercato interno del trasporto marittimo nell’UE – secondo ESPO – “non c’è tempo da perdere”.
L’associazione ricorda che un recente studio del Parlamento europeo ha calcolato in 2,5 miliardi di euro all’anno il potenziale guadagno di efficienza che verrebbe generato da uno spazio unico europeo dei trasporti.

ESPO evidenzia che il mercato interno per il trasporto marittimo è un fattore chiave per agevolare il commercio tra gli Stati membri dell’Unione Europea e che, tra tutte le modalità di trasporto, il mercato interno del trasporto marittimo è quello meno sviluppato.

«Nel 2014 le navi che trasportano merci comunitarie da un porto europeo ad un altro – denuncia l’associazione – sono ancora considerate come provenienti da fuori l’Unione Europea.
Gli attuali sistemi di agevolazioni doganali – rileva ESPO – sono insufficienti e coinvolgono solo tra il 10% e il 15% del traffico marittimo.

Ciò pone chiaramente il trasporto marittimo in uno svantaggio competitivo rispetto alle altre modalità di trasporto».
«A tale riguardo – osserva l’associazione – è prioritario migliorare la comunicazione e semplificare lo scambio di informazioni tra le diverse parti della catena logistica».

Inoltre «le norme e le procedure doganali dovrebbero essere efficaci e attuate uniformemente al fine di abbreviare i tempi di permanenza delle merci in porto, riducendo così l’impatto in termini di costi e di tempi per il business, ottimizzando l’utilizzo delle aree portuali».
ESPO precisa che «il funzionamento della dogana deve rimanere un elemento neutro sia nella concorrenza tra i vari porti dell’UE e, idealmente, nella concorrenza fra i porti UE e i vicini porti non comunitari».

Conclusioni

La quinta sollecitazione dell’ESPO è volta a far sì che i porti europei che operano in un contesto economico, sociale e ambientale, non siano in competizione in questo ultimo campo, e che le iniziative di politica ambientale non falsino la concorrenza tra i porti.

Il sesto punto del memorandum rileva la necessità che l’Unione Europea sia «una forza positiva nel rafforzamento della gestione dei porti e della politica di sviluppo portuale, garantendo da un lato pari opportunità e certezza del diritto, e dall’altro favorendo la crescita e lo sviluppo dei porti».

Il documento specifica che «gli associati di ESPO potrebbero sostenere un quadro legislativo che renda la libera prestazione di servizi applicabile al settore portuale, tenendo conto del suo carattere e delle sue caratteristiche specifiche, e non frenando i porti in forte crescita.

Tutto ciò assicura trasparenza finanziaria laddove i porti ricevono finanziamenti pubblici per le loro infrastrutture e/o attività, e dà chiare indicazioni sugli aiuti di Stato (ciò – precisa ESPO – non dovrebbe però comportare oneri amministrativi sproporzionati), che riconosce che l’imposizione degli oneri e di requisiti minimi per i servizi portuali costituiscono importanti strumenti di gestione dei porti».





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