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Lupi: la mia riforma innovativa e moderna.
La nuova idea di portualità del Governo in vista dell'imminente riforma.


Trasporti Nazionali e Internazionali

Lupi: la mia riforma innovativa e moderna.

10 Aprile 2014

Premessa


Snellezza, responsabilità e una fitta programmazione di investimenti infrastrutturali: la riforma dei porti annunciata da Maurizio Lupi dovrebbe essere pronta per il mese prossimo.
Convergenza e punti di confronto con la proposta avanzata dalla vicesegretaria Debora Serracchiani per conto del Pd.

Una nuova governance, poche grandi Autorità portuali e piccoli presidi in ogni scalo, guidati da direttori competenti.
Aggregazioni tra porti e nuovi parametri per programmare gli investimenti e scardinare gli intrecci di potere che frenano lo sviluppo.

Procedure distinte per la realizzazione delle grandi opere e la costruzione di nuovi terminal: questi in sintesi i cardini attorno ai quali ruota la riforma portuale annunciata dal Ministro Maurizio Lupi, che dovrebbe essere presentata a maggio, sotto il segno di una fitta sburocratizzazione, del sistema e, al contempo, un’altrettanta fitta programmazione di investimenti.

In ogni porto ci sarà una struttura amministrativa più snella dell’attuale: un presidio, guidato da un direttore, un funzionario pubblico molto qualificato ma che non esprime una “politica” del singolo scalo, ma coordina le attività, aggregando le politiche sui porti e ridisegnando al contempo l’autonomia finanziaria.

Bando, quindi, al localismo, l’ambizione di Lupi è quella di scardinare un sistema estremamente conservativo, per tornare ad essere strategicamente competitivi al livello globale.


Grandi opere


Un altro effetto della riforma sarà la procedura per la realizzazione delle grandi opere.

Oggi, ad esempio, il rifacimento del waterfront segue la stessa trafila amministrativa della realizzazione di una banchina attrezzata per i traffici containerizzati.
E invece si tratta di due opere del tutto diverse: la prima si inserisce in un tessuto e in una storia urbana, e deve parlare alla sensibilità dei cittadini; la seconda è un anello essenziale di processi economici condivisi fra Estremo Oriente, Europa, Africa, America e deve rispettare compatibilità e strategie geoeconomiche.


La proposta del Pd: convergenze osservazioni e commenti dei cluster


Razionalizzazione e migliore impiego delle autorità portuali: l’obiettivo della riforma del sistema portuale proposta dal Pd attraverso la responsabile nazionale infrastrutture e trasporti del partito Debora Serracchiani sembra essere in linea con quanto sta proponendo il Ministro Lupi.

In particolare, c’è sintonia nell’approccio di aggiornare le funzioni delle autorità portuali attraverso la possibilità di integrarsi tra loro e con altri soggetti operanti nella filiera logistica, oltreché nell’obiettivo della semplificazione dei rapporti tra le diverse amministrazioni operanti nei porti e lungo la catena logistica.

Al riguardo – si legge per esempio nel documento – è essenziale tener conto dei vincoli derivanti dalla mappatura della Rete transeuropea dei trasporti TEN-T.
Nell’ambito di tale rete transeuropea dovrà essere adottato un piano nazionale dei trasporti e della logistica, atto di indirizzo strategico per la definizione dell’assetto della rete portuale e logistica, prosegue il documento, secondo il quale i sistemi logistici dovranno utilizzare tutte le forme di partenariato pubblico-privato previste dall’ordinamento, adeguandone le relative caratteristiche alla specificità del settore.

“La proposta del Pd, e anche le osservazioni del Nuovo Centrodestra e dei partiti di maggioranza”, commenta il Ministro, “mi sembrano andare nella direzione di quel sasso che lanciai nello stagno all’assemblea di Assoporti in ottobre e che posso riassumere in quattro obiettivi: aggregazione, integrazione fra fronte-mare e distretto logistico, semplificazione e sburocratizzazione dei processi decisionali, programmazione strategica nazionale dei grandi investimenti.
Il raggiungimento di questi quattro obiettivi può far diventare ancora più decisivo il tema dell’autonomia finanziaria.”

Il presidente dell’Autorità portuale di Ravenna, Galliano Di Marco, non crede che “l’IVA sia lo strumento per aumentare la competitività.
Piuttosto il non inserimento delle Ap nell’elenco Istat, quello è più importante”.

Per quanto riguarda le concessioni, il pensiero del presidente del porto di Genova Luigi Merlo è stato quello più conciso: “Va salvaguardato il concetto pubblico del demanio: la proprietà, come in Francia, deve essere delle autorità portuali”.
Quello su cui tutti si sono trovati d’accordo è la forte debolezza dell’amministrazione portuale, un carrozzone che aggrava e rende impossibile qualunque rilancio, qualunque investimento.

Tra il 2005 e il 2012 – spiega il presidente Confetra Nereo Marcucciabbiamo movimentato sempre la stessa quantità di merce: mezzo miliardo di tonnellate, nonostante abbiamo investito nello stesso periodo più di 5 miliardi di euro.
Dove sono finiti? Il problema, allora, non è la nostra offerta rispetto alla domanda del mercato, ma l’ipertrofia burocratica“.


Gli interventi per la competitività


Oltre ad un’integrazione ferro e portualità per il trasporto merci, Lupi scommette sul taglio netto di certi questi parassitismi.
Del resto gli effetti di una mancata politica della portualità integrata con la logistica sono tutti rispecchiati dai dati di Eurostat: l’Italia ha perso, nel 2012, il 4,6% delle merci e il 6,3% dei passeggeri, rispetto a un calo complessivo europeo dell’1%.

“Quello che è accaduto nei vent’anni che ci separano dalla riforma del 1994 – ha spiegato il Ministro nell’intervista rilasciata pochi giorni fa al SecoloXIX – è che molti operatori, per sopravvivere, hanno dovuto elevare la propria efficienza marginale, proprio perché pressati da ciò che la riforma non aveva risolto: un’organizzazione efficiente della governance dei principali range portuali, un collegamento con le politiche ferroviarie del Paese, una strategia logistica nazionale”.





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