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Italia leader nello short shipping.

Incentivi dall'Europa per crescere sul mare e favorire i trasporti gomma-nave.




Trasporti Nazionali e Internazionali

Italia leader nello short shipping.

6 Marzo 2014

Premessa


L’Area MED offre alla portualità italiana importanti opportunità di sviluppo di nuovi traffici: il nostro Paese conferma la sua leadership tra i Paesi UE per merci trasportate con modalità Short Sea Shipping nel Mar Mediterraneo con 223,2 milioni di tonnellate che rappresentano il 39,2 per cento delle merci complessivamente trasportate con la stessa modalità dall’Europa.

Nella Comunicazione della Commissione europea risalente al 1999 si dava precisamente una definizione dello Short Shipping: “Il movimento di merci e passeggeri via mare tra porti situati nell’Europa geografica o tra questi porti e porti situati in paesi non europei con una linea costiera sui mari chiusi alle frontiere dell’Europa”.

E in questo segmento l’Italia si scopre prima.
Il nostro Paese conferma la sua leadership tra i Paesi UE non solo nelle relazioni commerciali con i Paesi dell’area con 57,7 miliardi di euro di merci, di cui il 70,4 per cento è appunto trasportato via mare, ma leader in Europa per merci trasportate con modalità Short Sea Shipping nel Mar Mediterraneo con 223,2 milioni di tonnellate che rappresentano il 39,2 per cento delle merci complessivamente trasportate con la stessa modalità dall’Europa.

Non altrettanto positive le performance dell’Italia nel segmento della navigazione deep sea in cui si registra una perdita di competitività dei nostri porti nell’ultimo quinquennio rispetto ai competitors europei e della Sponda Sud Est. Sono queste alcune delle indicazioni che emergono da “Porti e Mediterraneo”, la newsletter semestrale frutto della sinergia tra Assoporti (Associazione dei Porti Italiani) ed SRM-Studi Ricerche per il Mezzogiorno (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo).

Novità di questo numero è l’elaborazione di una serie di indici definiti Maritime Indicators: SRM e Assoporti hanno cercato di dare una panoramica di alcuni degli indicatori economici più strettamente collegati allo sviluppo del trasporto marittimo e di curarne successivamente l’osservazione nel tempo.
Ciò dovrebbe consentire un monitoraggio costante dell’andamento della nostra Sea economy e quindi studiarne le dinamiche in modo compiuto.

I Maritime Indicators, ognuno con diverse cadenze temporali a seconda della natura del dato evidenziano, ad esempio, l’intensificarsi delle merci che transitano nel Mediterraneo che viaggiano sulle navi che passano per il canale di Suez che diminuiscono in termini di unità (15.826 navi; -2,5%) ma che aumentano di portata dato che a novembre 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011 si è registrato un incremento del 7,6 per cento del tonnellaggio (678,8 milioni di tonnellate).

Nel dettaglio, aumentano le merci in direzione nord-sud (+17,6%) mentre sono in diminuzione quelle nella direzione sud-nord (-1,6%). Anche le merci trasportate in Short Sea Shipping nel Mediterraneo sono in leggero aumento (570 milioni di tonnellate; + 0,6 rispetto all’anno precedente).


Qualche dato in dettaglio


Un contributo non trascurabile alla crescita del cabotaggio merci tra scali mediterranei è derivante: dall’incremento del federaggio, riflesso diretto del rilevante aumento dei volumi di traffico containerizzato nell’area; dallo sviluppo dei servizi Ro-Ro; dalla crescita dei paesi della Sponda Sud del Mediterraneo e del Medio Oriente.

Il commercio mondiale per via marittima nel 2011 ha raggiunto il livello record di 8,7 miliardi di tonnellate (+ 4%) ma l’offerta di capacità di trasporto della flotta mondiale è cresciuta del 10 per cento: ciò ha creato uno squilibrio tra domanda e offerta di stiva che ha portato ad un generalizzato ribasso delle rate di nolo che, assieme a costi operativi in crescita, ha contribuito a ridurre la redditività delle compagnie armatoriali.

Nonostante le difficoltà dal 2001 al 2011 il settore armatoriale italiano ha investito oltre 37 miliari di euro in nuove navi ed oggi la flotta nazionale è la quarta nell’UE e la quattordicesima nella graduatoria mondiale.

L’interscambio marittimo dell’Italia ammonta ad oltre 242 miliardi di euro, il 17 per cento di questo diretto verso l’Area Med.
Il nostro Paese ha un intenso interscambio marittimo con la Libia (con 8,3 miliardi di Euro ad agosto 2012), Turchia (con 7,6 miliardi) e Tunisia (con 3,5 miliardi). In termini di quote di mercato sul totale UE, l’Italia vanta il 35 per cento di merci interscambiate con la Libia, il 32 per cento con la Tunisia e il 25 per cento e 21 per cento con Egitto e Turchia.


Le performance nel lungo raggio e le prospettive di investimento


L’Italia è a poca distanza dalla Gran Bretagna (320 milioni) nell’ambito dello short shipping, ma davanti ai porti di Turchia (256 milioni), Olanda (221) e alla Francia.

Alcune di queste nazioni, però, la superano nel lungo raggio, grazie agli sbocchi favorevoli su Atlantico e Mare del Nord.
Dunque ci manteniamo in vetta quando si parla di flotte roll on roll off, cioè con salita e discesa tramite mezzi gommati (auto e camion).

Che cosa va fatto per incentivare la movimentazione delle merci sulle autostrade del mare?

Secondo Confitarma, l’Associazione italiana armatori, sarebbe auspicabile inserire un ecobonus europeo per i trasportatori che fanno un uso misto di gomma e nave, una soluzione che presenta anche vantaggi ambientali, con la riduzione di emissioni di C02 di rumore e di traffico stradale.

Lo sviluppo delle piattaforme logistiche italiane procede su varie direttrici, con il progressivo incremento dei porti di Trieste, Genova e Venezia, quest’ultimo in fase di ampliamento grazie al nuovo terminal di Fusina, operativo da maggio: una grande area di 36 ettari, con fondali di 12 metri destinati a ormeggiare 4 grandi navi di lunghezza fino a 245 metri, per un investimento complessivo di 225 milioni di euro, di cui 198 milioni provenienti da fondi privati (con concessione di 40 anni).
Opererà sul nascente corridoio ferroviario V da Lisbona a Kiev, con posizione privilegiata verso Austria e Germania.

Spiega Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale di Venezia: “All’interno del complesso completamente ristrutturato e bonificato sull’area ex Alumix, saranno sviluppate attività portuali e di servizio per stoccaggio e movimentazioni merci, a cui si aggiungeranno servizi di tipo commerciale e logistico”.

Anche Trieste registra un aumento dei flussi di carico, passando dai 44 milioni di tonnellate di merci transitate nel 2009 a 56 milioni del 2013 (dato Assoporti). Uno sviluppo del porto giuliano verso i mercati del Nord-Est.

Genova, invece, con un flusso stazionario attorno a 50 milioni di tonnellate di merci annue, attende l’apertura del terzo valico. Così, con il tunnel del San Gottardo diventerà de facto il porto privilegiato della Svizzera.

Altra direttrice di sviluppo riguarda l’Est-Ovest sulla rotta che da Turchia e Grecia arriva fino ai porti spagnoli di Barcellona e Valencia. Dove sta progredendo il trasporto misto merce-passeggeri.

Infine, tra le strutture in via di consolidamento c’è Civitavecchia, porto di Roma: in quattro anni è raddoppiato il mercato merci, da 6,9 milioni/ton del 2008 a 12 milioni/ton del 2012.





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