La Corte dei Conti ha rilevato in un’indagine a quanto ammonta l’investimento del Governo italiano per le infrastrutture portuali e in che modo si distribuisce sulla nostra penisola.
È emerso che, su un totale di spesa di quasi cinque miliardi, viene investito di più per porti con volumi di traffico inferiori.
Ad esempio i porti di Genova, La Spezia e Livorno, nonostante vi passi più del 60% del traffico nazionale non di transhipment, sono considerati meno strategici rispetto agli scali in Adriatico, alto Tirreno e in Italia centrale, che riportano dati di traffico minori.
Manca una programmazione unitaria a livello nazionale, dice la Corte dei Conti, che rileva “marcati profili di criticità consistenti, in particolare, nei ritardi accumulati nell’attuazione degli interventi, una parte significativa dei quali non risulta conclusa a oltre un decennio dall’adozione degli atti di programmazione e dall’assunzione dei limiti di impegno per un totale di finanziamenti pubblici di quasi 1.500 miliardi”.