Trasporti Nazionali e Internazionali
7 Giugno 2013
Premessa
Il rapporto 2012 sulle relazioni economiche tra l’Italia e l’Area Med, formulato da SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno – parlava di una previsione di crescita tra il 2011 e il 2014 del 28%, arrivando a un valore di scambio pari a 74 miliardi di euro.
Nel 2011 tale valore si è attestato per l’Italia a 57,7 miliardi di euro, sorpassando altri Paesi europei come la Germania (56,6 miliardi di euro) e la Francia (46,8 miliardi di euro).
Oltre il 70% dei flussi commerciali – circa 40 miliardi di euro – avviene via mare e il Mediterraneo intercetta il 19% del traffico marittimo mondiale.
Il Rapporto sottolineava che questi flussi possono raggiungere l’Italia “a patto di creare condizioni interne favorevoli allo sviluppo degli investimenti, contrastando i fattori che limitano le potenzialità rappresentate dalla naturale piattaforma logistica al traffico di merci: i vincoli burocratici e le inefficienze storiche del nostro Paese”.
L’Italia si sta muovendo per ovviare a tali vincoli?
Da Savona, durante un meeting in cui sono state discusse le ultime analisi elaborate da SRM, si alzano voci riguardo alla burocrazia italiana e al Piano Nazionale della Logistica.
Opportunità/minacce del Nord Africa e della Turchia
“Dovremmo essere l’interporto del Maghreb ma finora l’Italia non è stata altro che un ponte scassato fra il Nord Africa e il Centro Europa”.
Parole chiare con cui Fabrizio Vettosi, il direttore generale di VSL – Venice Shipping & Logistics, ha evidenziato l’importanza dei rapporti commerciali con la Turchia e l’opportunità per l’Italia di creare un canale privilegiato con il Nord Africa.
Assieme a Vettosi, anche Umberto Masucci, presidente del Propeller Club Nazionale, Marco Simonetti di Contship Italia, e Ariodante Valeri di GNV Grandi Navi Veloci, hanno unitamente concordato, durante la tavola rotonda organizzata dall’Autorità Portuale di Savona, sulla necessità di rivolgersi al Governo per evidenziare le criticità del settore e proporre possibili soluzioni.
Durante il meeting è stata esposta l’ultima analisi elaborata da Studi e Ricerche per il Mezzogiorno: nel 2012 sono stati investiti oltre 37 miliardi di euro diretti verso i Paesi emergenti del Mediterraneo; l’interscambio dell’Italia con questi Paesi è stato di circa 65 miliardi di euro l’anno, il 70% del quale attraverso il trasporto marittimo; infine la quota di mercato degli hub portuali del Nord Africa è passata dal 18% al 27% negli ultimi 7 anni.
La prima minaccia per gli scali italiani è l’eccesso di burocrazia e la mancanza di un quadro normativo uniforme in Italia.
“Se nel trasporto aereo esiste la Iata – International Air Transport Association”, ha detto Valeri, “perchè non si può avere un organo rappresentante unico anche per lo shipping?”.
Nel mirino anche il Piano Nazionale della Logistica.
Secondo Vettosi “negli ultimi vent’anni ne sono stati pubblicati tre e nessuno è stato messo in pratica”.
Vettosi ha parlato anche della legge 84/94: “una buona norma che non viene però applicata uniformemente in Italia”.
La legge 84/94 ha previsto l’introduzione delle Autorità Portuali, dotate di autonomia amministrativa ed organizzativa, autonomia di bilancio e finanziaria, con i compiti di indirizzo, programmazione, controllo e promozione delle attività commerciali ed industriali, la predisposizione di piani per l’assetto e l’utilizzazione del porto, oltre alla manutenzione delle parti comuni e all’amministrazione delle aree e delle banchine portuali.
Per quanto riguarda i diritti portuali, le tasse applicate nei porti sono: la tassa di ancoraggio, la tassa erariale sulle merci e la tassa “portuale” sulle merci sbarcate e imbarcate.
Dal 2007 le tasse di ancoraggio e quella erariale sono devolute alle Autorità Portuali, mentre la tassa portuale, incassata anch’essa dalla Dogana, viene devoluta alle AP dal 2006.
L’autonomia gestionale conferita alle Autorità Portuali ha però determinato una situazione di differenziazione sul piano procedurale e dei costi, con ripercussioni sulle imprese, che devono sottostare a lunghe trafile burocratiche, predisporre documenti diversi da Autorità Portuale ad Autorità Portuale.
Le procedure e le modalità con cui viene esercitata la funzione di vigilanza sull’accesso ai porti, infatti, non sono uniformi in tutta Italia. Anche le tariffe non sono uguali.
Il presidente dell’Autorità Portuale di Savona, Gianluigi Miazza, ha dichiarato: “Come Autorità Portuale stiamo lavorando per ampliare l’offerta portuale e i servizi sia a Savona che a Vado Ligure, ai terminalisti spetta il compito finale di convincere gli armatori a portare le linee”.
È già attiva sulle rotte che collegano l’Adriatico a Paesi come la Libia, l’Algeria, l’Egitto e la Turchia, la Med Cross Lines, la compagnia marittima lanciata dall’agente marittimo e spedizioniere Loris Trevisan.
“Da quando abbiamo messo in linea anche la seconda nave – ha detto Trevisan – stiamo sperimentando il porto di Augusta come scalo sia di transhipment sia per il mercato locale siciliano”.
Trevisan mira anche a potenziare i collegamenti dalla Turchia al Nord Tirreno ed è convinto delle potenzialità che possano derivare da Paesi emergenti come la Libia: “Tra fine 2013 e inizio 2014 procederemo probabilmente ad acquistare una prima nave che navigherà sotto bandiera libica grazie a una joint venture con un partner locale.
Avere una nave sotto bandiera locale ci permetterà, fra le altre cose, di avere ad esempio precedenza d’accosto evitando lunghe attese della nave in rada”.
Carlo Merli, Ad di APM Terminals, ha parlato della nuova piattaforma multipurpose, il nuovo terminal container di Vado Ligure che dovrebbe essere la porta d’accesso per il Gruppo Maersk dal Mediterraneo all’Europa.
“Siamo al 12% della realizzazione d’opera – ha detto Merli – e la questione finanziamenti è definitivamente conclusa.
A cavallo dell’estate inizieranno le attività in mare, con gli interventi sui cassoni, ed è già in corso l’accosto temporaneo per i petroliferi”.