Premessa
I GAS – Gruppi di Acquisto Solidale – permettono un tipo di acquisto, collettivo ed etico, alternativo al classico canale della Gdo.
Sostanzialmente – ormai lo sappiamo perché i Gas sono attivi in Italia dal 1994 – questi gruppi di acquisto permettono a diversi consumatori di comprare “direttamente” dal produttore, i cui prodotti vengono messi a disposizione in appositi centri di smistamento e vendita.
Dai piccoli locali ricavati da un affitto vantaggioso, alle stanze di varie associazioni, fino all’utilizzo di veri e propri mercati, l’acquisto solidale si è diramato in Italia mettendo in risalto una possibile alternativa alla classica filiera di distribuzione, ovvero un modello di filiera corta, che apporta numerosi vantaggi dal punto di vista logistico.
Vediamo alcuni esempi di Gas, mettendo in luce i dati riguardanti la riduzione in termini di costo e i vantaggi sull’impatto ambientale, fornendo una panoramica generale sul modello di filiera corta.
La logistica e il trasporto nei Gas
In poco più di due anni Aequos, la cooperativa che riunisce circa 35 Gas presenti nelle province di Milano, Varese, Saronno e Monza, è arrivata a distribuire fino a 10 tonnellate di frutta e verdura la settimana – oltre 300 tonnellate all’anno – saltando il canale della grande distribuzione e mettendo direttamente a contatto produttore agricolo e consumatore.
Come ha affermato Franco Ferrario, il presidente uscente e cofondatore della cooperativa, Aequos è nata dalla volontà da parte di diversi Gas non solo di gestire in maniera diretta e secondo determinati principi l’acquisto dei prodotti, ma anche le fasi legate alla movimentazione e alla distribuzione della merce.
Le caratteristiche della filiera promossa da Aequos sono la riduzione dei passaggi da produttore a distributore, permettendo di eliminare le inefficienze presenti nella grande distribuzione, dove circa il 40% della merce si perde lungo la filiera.
Si tratta di un sistema sostenibile perché, abbattendo le logiche della grande distribuzione, non vengono sprecati quei prodotti spesso non “vendibili” a causa qualche difetto estetico, e vengono riciclati molti imballaggi.
Aequos, infatti, nel 2012, ha permesso il risparmio di 350.000 di imballaggi di polistirolo.
Inoltre, il costo del prodotto al consumatore finale è notevolmente ridotto perché il costo logistico riguarda unicamente la gestione del magazzino, mentre il trasporto è affidato a volontari.
Anche dal punto di vista del magazzino, non esistono giacenze invendute, perché le richieste di prodotti arrivano direttamente dal consumatore finale e quindi la merce trasportata è unicamente quella che poi realmente verrà venduta settimanalmente.
I dati di Aequos riferiscono che oltre 1.500 famiglie usufruiscono di questo servizio e che in media sono più di 9 tonnellate i prodotti distribuiti settimanalmente.
Dalla cooperativa Bottegas di Milano arriva un ulteriore taglio dei costi.
La cooperativa infatti, evolutasi in negozio, tavola calda, e fornitore di gruppi e singoli con il trasporto “biosporta la spesa”, ha annunciato che “presto le consegne verranno fatte in bici, così abbatteremo ancora di più l’impatto ambientale”, come ha affermato Daniele Sacco, uno dei fondatori.
L’aspetto del trasporto e quello ambientale sono infatti strettamente connessi, perché accorciando la filiera e, in questo caso, con un tipo di trasporto ecologico, non solo si riducono i costi del tradizionale trasporto di merci ma si riduce anche l’impatto ambientale derivante dallo stesso.
La Regione Toscana, in cui i Gas hanno cominciato a diffondersi dal 2000-2001, consta oggi di circa 80 gruppi.
La Regione ha avviato la realizzazione di una pubblicazione rivolta agli operatori già coinvolti o interessati a questo tipo di esperienze di commercializzazione.
Dopo le pubblicazioni del 2006 e del 2007, infatti, è in corso la terza indagine, avviata nel 2010 e ad opera del DAGA – Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema dell’Università di Pisa.
L’interesse verso questo tipo di commercializzazione, che segue, come abbiamo visto, una filiera corta, è strettamente legata all’aspetto logistico che ne deriva: è sintomo di quanto sia importante tenere monitorata la stima di questo fenomeno.
La filiera corta per l’ambiente
Grazie a dati diffusi dalla prima conferenza AIEAA – Towards a Syuistanable Bio-economy: Economic Issues and Policy Challenges – svoltasi a Trento il 4-5 giugno 2012, possiamo analizzare quali sono i vantaggi della filiera corta sull’impatto ambientale.
L’impatto ambientale di una filiera agroalimentare incide sulla cosiddetta funzione “sorgente” – consumo di suolo e di acqua – e sulla funzione “serbatoio” – produzione di rifiuti organici e di rifiuti inorganici, emissioni inquinanti da produzione, da trasporto e da punto vendita.
Lo studio ha portato come esempio il caso della filiera della mela nella provincia di Viterbo, e ha evidenziato dati interessanti, mettendo a confronto la vendita del prodotto nei supermercati, nei punti vendita al dettaglio, e attraverso i cosiddetti “farmers’ market”.
Il consumo di suolo è stato valutato, in metriquadri per tonnellata di mele, in 40,7 per la filiera Gdo, 13,4 per quella al dettaglio e 11 per la filiera corta.
Farm Delivery, il servizio di filiera corta che consegna settimanalmente con prodotti di stagione direttamente nelle case delle famiglie, ha calcolato l’impatto ambientale della filiera sul territorio lombardo, attraverso il metodo LCA – Life Cycle Assessment.
È emerso che la riduzione di gas serra all’anno è pari a 27.100.000 kg di Co2, pari alla Co2 di più di 50.000 voli aerei europei; il risparmio di energia è di 193.000.000 di kWh l’anno; e il risparmio d’acqua è di 14.600.000 m3 all’anno.
Per i rifiuti organici, nello studio sul calo della filiera delle mele, sono state considerate le mele rimaste invendute: mentre per la Gdo il dato è del 3,5%, per la filiera al dettaglio e la filiera corta è praticamente nullo, proprio perché c’è un controllo “più ravvicinato” da parte di produttori e rivenditori sullo stato di conservazione del prodotto.
Gli scarti relativi all’imballaggio del prodotto, ovvero i rifiuti inorganici, sono stati nella del 75,42 nella Gdo, del 9% nella filiera al dettaglio e nulli nella filiera corta.
Infine, le emissioni totali di Co2, del 16,79 – chilogrammi di Co2 per tonnellata di mele – per la Gdo, sono state più alte per la filiera al dettaglio – 25,74, ma molto inferiori nella filiera corta – 7,68.
Hanno penalizzato la filiera al dettaglio il trasporto di piccole quantità di prodotto per una lunga distanza ed i consumi elettrici e termici nei negozi, mentre i farmers market che si svolgono all’aperto non incidono per nulla su questo aspetto.