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The Box: la scatola magica
Marc Levinson nel suo libro "The Box - La scatola che ha cambiato il mondo" sostiene che il mondo sia diventato più piccolo e l'economia più grande grazie alla nascita dei container


Consulenza e Formazione

The Box: la scatola magica

13 Dicembre 2010

Oggi viviamo in un’epoca in cui tutto ciò che ci circonda è fortemente segnato da un fenomeno già tanto studiato e analizzato, che ha invaso e provocato effetti positivi e negativi in ogni settore, economico, sociale o culturale che sia: la globalizzazione.
I cambiamenti che ne derivano sono evidenti e tante sono state le teorie adottate per spiegarne la ragione: la nascita dell’informatica, la sua evoluzione, la diffusione di internet… e tra le tante c’è n’è una alquanto curiosa e particolare,elaborata da Marc Levinson nel suo libro The Box. La scatola che ha cambiato il mondo (con prefazione di Federico Rampini, Egea, 2007).
L’autore, ex caporedattore di The Economist, collaboratore di Newsweek e direttore del Journal of Commerce, nel suo elaborato sostiene che il mondo sia diventato più piccolo e l’economia più grande grazie alla nascita dei container, grandi “Scatole magiche” che viaggiano da una parte all’altra del globo, trasportando ogni tipologia di merce e modificando in 50 anni la logica del trasporto.
Levinson nel suo libro descrive la nascita della grande “Scatola di metallo”, un’idea nata nella metà degli anni Novanta in America, e ne ripercorre la storia fino ai giorni nostri mettendo in luce i cambiamenti che sono avvenuti grazie a questa invenzione.

Il fautore della globalizzazione è Malcom McLean, proprietario di una flotta di camion nel Nord Carolina il quale “Nel 1953 – racconta Levinston – ha un’intuizione geniale: invece di percorrere le trafficate autostrade costiere, perchè non mettere i rimorchi sulle navi e traghettarli su e giù per la costa?” McLean calcola: “La spedizione tramite container sarebbe stata del 94% più economica di quella dell’imballo”, prezzo del container compreso.
Il 26 aprile 1956 McLean caricò al porto di Newark, nel New Jersey, 55 grandi scatole di alluminio su una vecchia petroliera, la Ideal-X, la quale salpò verso Houston dove 55 camion attendevano i container per portarli alla destinazione finale.
Il viaggio passò inosservato, ma fu proprio in quella data che ebbe inizio ciò che noi oggi conosciamo come ‘logistica intermodale’, e fu proprio l’intuizione di McLean a stravolgere il flusso planetario di tutte le merci.

Il trasporto, prima della nascita del container, poteva incidere anche per il 25% sul prezzo del bene, mentre oggi è diventato “una nota a piè di pagina nell’analisi dei costi di un’azienda” e la vita di molte merci è cambiata;
negli anni ’90 addirittura la Barbie perde la sua identità di “cittadina americana” trasformandosi in “cittadina globale”: “Operai cinesi fabbricavano la bambola con stampi statunitensi e macchinari giapponesi ed europei; i lunghi capelli di nylon erano giapponesi, la plastica usata per modellare il corpo veniva prodotta a Taiwan, i pigmenti in America e gli abiti in Cina”.
Nei container non viaggiano infatti solo prodotti finiti, ma parti e componenti, e ciò permette alle aziende di scegliere dove e in che modo assemblare i semilavorati e da questo ne deriva un forte risparmio in termini di costo.

L’invenzione della “Scatola magica” però dovette affrontare 50 anni di battaglie economico-sociali: molti porti tradizionali come New York, Londra e Genova avevano bisogno di forti ristrutturazioni per poter gestire l’interscambio di container e, non avendone la possibilità, la loro fama è stata distrutta; sono scomparsi mestieri antichi, i marinai sono cambiati e soprattutto è stato ridotto il personale poiché una portacontainer può trasportare 100.000 tonnellate di merci con soli 20 uomini di equipaggio.

Trasportatori tradizionali e sindacati dei portuali lottarono invano per opporsi a questa innovazione;
infatti la svolta a favore dei container avvenne comunque a metà degli anni ’60 con la guerra del Vietnam, per cui la Sea Land, la società di trasporti di Malcom McLean, fu reclutata con lo scopo di rifornire l’esercito americano.
La praticità della “grande Scatola” fu così apprezzata dai vertici militari americani che il successo fu inevitabile.
Da quel momento, e tutt’ora, ogni impresa si trova di fronte all’alternativa “diventare internazionali o sparire”: il vantaggio competitivo non si ottiene solo con la vicinanza al consumatore ma è proprio la ricerca globale di produzione al minor costo possibile che segna il successo di un’azienda.
McLean perdette tutti i soldi nel 1986, ma la sua Sea Land fu assorbita da Maersk Line che nel 2006 ha inaugurato la Emma Maersk, la nave container più grande al mondo.

Come insegna la vicenda di Malcom McLean ricostruita da Levinson, in ultima istanza sono sempre le idee a generare nuova ricchezza“.





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