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Logistica da misurare
Nonostante molte aziende affermino che ridurre i costi logistici sia una priorità aziendale, in molti casi non sanno nemmeno a quanto ammontano questi costi.


Consulenza e Formazione

Logistica da misurare

13 Dicembre 2010

Nonostante molte aziende affermino che ridurre i costi logistici sia una priorità aziendale, in molti casi non sanno nemmeno a quanto ammontano questi costi.
“Misurare la logistica” non è facoltativo: è la base per prendere decisioni consapevoli.

Una recente indagine svolta da A.T. Kearney (presentata al convegno “Budget, Pianificazione e Controllo dei COSTI LOGISTICI e del livello di servizio”, promosso dall’Istituto di ricerca Internazionale e tenutosi a Milano il 3 e 4 giugno 2003) riguardante i principali processi della Supply Chain ha rivelato risultati abbastanza inaspettati e contrastanti.
L’indagine ha coinvolto circa 300 aziende americane ed europee di grandi dimensioni (la cui spesa logistica nel 2001 è stata superiore ai 20 miliardi di dollari).

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Indagine sui costi logistici: i dettagli

Il focus dello studio ha riguardato i costi logistici.
Sembra che la loro riduzione sia stato l’obiettivo principale della funzione logistica nel 2002 (così hanno affermato oltre il 55% delle aziende interpellate) e che la maggior parte dei manager consideri la logistica come un centro di costo (circa il 52%), prima ancora che un centro di servizio.

Questi numeri, che possono essere il riflesso di una congiuntura economica stagnante che spinge a porre l’attenzione sui costi, cozzano però in modo netto col seguente dato: il 40% degli intervistati non conosce i propri costi logistici totali e la loro incidenza sul fatturato (vedi tabella seguente).

Costi logistici totali in percentuale al fatturato

Meno del 3% 12%
Tra il 3 ed il 5% 22%
Tra il 6 ed il 10% 13%
Tra l’11 ed il 20% 5%
Oltre il 20% 2%
Non lo so 40%
Non risponde 7%

Fonte: Survey A.T. Kearney presentato al convegno ”Costi Logistici” organizzato dall’Istituto di Ricerca Internazionale.

Viene quindi subito da porsi una domanda: come si può pretendere di diminuire i propri costi logistici se nemmeno li si conosce con esattezza?
La considerazione più ovvia che ci viene da fare è che le decisioni spesso vengono prese senza effettuare analisi attente riguardo al loro impatto sulla profittabilità dell’azienda e sulla struttura dei costi.
È chiaro che in questo modo la probabilità di raggiungere i risultati attesi si abbassa notevolmente.

Eppure la logistica rappresenta una parte significativa dei costi aziendali e, data la sua complessità ed il suo valore competitivo, avrebbe bisogno, forse più di altre funzioni aziendali, di essere monitorata in modo puntuale e frequente.

Se si vogliono raggiungere le performance prefissate è fondamentale misurare i costi logistici associati alla Supply Chain con un processo ciclico che, secondo le indicazioni fornite dal dott. Di Sciorno Paolo della società Festo Consulenza e formazione, deve seguire le seguenti fasi:

  1. rilevazione dei costi logistici;
  2. attribuzione dei costi agli oggetti di costo (es. clienti, SKU, prodotti);
  3. individuazione delle azioni che possono portare alla riduzione di tali costi;
  4. verifica dei risultati delle azioni intraprese.

Senza un corretto sistema di misurazione non è possibile innescare quel processo di feedback obiettivi da raggiungere – performances effettive che sta alla base di un processo di miglioramento continuo.

Bisogna tenere presente che la misurazione non è fine a se stessa ne è principalmente volta a controllare la produttività dei lavoratori.
Il suo scopo è, infatti, poter identificare le aree di potenziale sviluppo e miglioramento, per definire interventi atti a migliorare la produttività aziendale.

KPI per monitorare la logistica

Ma quali sono gli indicatori che permettono di monitorare la logistica?
La risposta non è unica, ma varia da azienda ad azienda.
Comunque qualche indicazione e qualche esempio ce l’hanno forniti Roberto Crippa, responsabile pianificazione operativa e controllo di Bticino, Paolo Manzoni, partner Nextone, e Grazia Barbieri, controllo di gestione in Walvoil.

Innanzitutto è importante che i Key Performance Indicator (KPI) siano:

  1. pochi e rilevanti (altrimenti diventa troppo dispendiosa la loro redazione e la loro lettura);
  2. semplici e condivisi (non ha
    senso cercare indicatori che rispecchiano la realtà in modo perfetto, ma
    estremamente complessi. Infatti più i KPI sono complessi, meno sono
    comunicabili. Oltretutto spesso è importante conoscere il trend di un
    fenomeno piuttosto che il fenomeno in sé);
  3. non ambigui;
  4. correlabili (devono essere leggibili congiuntamente, in modo da fotografare in modo completo l’andamento dell’azienda).

Alcuni esempi di KPI per la logistica potrebbero essere:

  • il turnover dei magazzini (indica il numero di volte che un articolo o una classe merceologica ruota in un determinato periodo);
  • la tempestività ed affidabilità dei fornitori
    (si tratta di valutare l’affidabilità dei fornitori, cioè la capacità
    di consegnare il materiale ordinato nelle quantità e nei tempi
    richiesti, e la loro flessibilità, cioè la capacità di far fronte a
    richieste urgenti o comunque diverse da quelle standard);
  • il grado di soddisfazione dei lavoratori (misurabile con l’indice di assenteismo e il turnover dei dipendenti);
  • la variazione dei prezzi d’acquisto (indica lo scostamento medio dei prezzi di acquisto tra due periodi per le materie prime e le materie sussidiarie).

    Tutti questi indicatori possono essere analizzati in termini di scostamenti fra valori a budget e valori a consuntivo, ed essere il punto di partenza per individuare eventuali sacche di inefficienza da migliorare.
    Sembra quindi che la logistica da “box mover” diventi anche una funzione di controllo gestionale.
    Non è che siamo di fronte a una nuova evoluzione di questa funzione?





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