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Le imprese virtuose nell'autotrasporto e nella logistica
ANITA (Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automobilistici) ha compiuto un'analisi per verificare come le imprese associate rispondano alle caratteristiche più generali delle aziende del settore autotrasporto e logistica.


Consulenza e Formazione

Le imprese virtuose nell’autotrasporto e nella logistica

13 Dicembre 2010


Premessa
ANITA (Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automobilistici) ha compiuto nel corso del 2008 un’analisi sul gruppo di imprese associate per verificare se e come queste rispondano alle caratteristiche più generali delle aziende del settore autotrasporto e logistica, in riferimento ai comportamenti delle diverse categorie dimensionali di appartenenza.

In particolare, attraverso la somministrazione di un questionario, con due sezioni tematiche distinte, si è cercato di evidenziare l’assetto organizzativo e gli specifici fabbisogni formativi delle imprese. La percentuale dei rispondenti è circa il 15% delle 400 aziende intervistate.


Le caratteristiche organizzative e gestionali delle imprese

I risultati emersi da tale rilevazione ci presenta un gruppo fortemente composito, in cui le imprese piccole (10-49 addetti) e micro (1-9 addetti) rappresentano la maggioranza.

Ecco infatti come si distribuiscono le imprese associate che hanno risposto al questionario sotto il profilo dimensionale:

  • 19 microimprese (33,3%);
  • 21 piccole imprese (36,8%);
  • 15 medie imprese (26,3%);
  • 2 grandi imprese (3,6%).

Un primo dato interessante ci proviene dal fronte organizzativo: il 31% delle aziende associate dispone di altre sedi, oltre alla principale, in Italia e l’8,6% di altre sedi in Europa; inoltre, i dati evidenziano che almeno il 10% delle aziende plurisedi provengano dalle categorie minori (piccole e micro).

La seconda evidenza è che nelle due accezioni di “mercato esclusivo” e di “mercato prevalente“, il 57,7% indica il livello nazionale, ed il 26,9% quello internazionale; è soltanto il 15% delle aziende, invece, che si rivolge ad un livello di committenza inferiore a quello nazionale (pluriregionale, regionale, provinciale), il che naturalmente comporta una valutazione positiva sulla capacità di sviluppo delle attività aziendali (Graf. 1).

L’altra grande differenza, rilevata fra la fascia alta delle medie-grandi imprese e quella dei c.d. “padroncini“, è che la prima tende a spostarsi verso attività a più elevato valore aggiunto, subappaltando il mero trasporto alle imprese minori. L’analisi delle imprese ANITA mostra un’apprezzabile partecipazione di piccole imprese sia alla subvezione del trasporto, sia all’esercizio di altre attività in diverso modo connesse all’autotrasporto.

Infatti, ben 34 imprese si avvalgono di subvettori (e, dunque, quasi tutte le piccole imprese rispondenti), mentre 24 imprese su 58 svolgono altre attività, 15 nello stoccaggio merci e 14 nella logistica, il che comporta che almeno 7 piccole imprese concorrano all’allargamento descritto (Graf.2).

Non sorprende, quindi, che i risultati di bilancio 2007 dell’intero gruppo siano molto positivi:

  • 35 aziende, ossia più di metà provenienti dalle categorie minori, chiudono il bilancio con utile;
  • 9 con un pareggio;
  • 13 (non tutti ricorrenti, ovvero con speranza di non ripetere il segno negativo) chiudono in perdita.

Per l’esercizio in corso2, fortemente colpito da variabili esterne quali l’andamento del prezzo del petrolio e la “deflagrazione” della crisi finanziaria internazionale, l’utile è previsto ancora dalla maggioranza, ossia dal 50,8% delle aziende, ovvero 29 imprese, il pareggio da 21 e la perdita soltanto da 7 imprese, corrispondenti al 12,3% del totale .


Gli investimenti formativi

Il quadro tracciato sul profilo delle imprese associate risulta abbastanza confortante, confermato ulteriormente anche dai dati riconducibili alla formazione aziendale: un’attività che coinvolge ben il 65% delle aziende ANITA e di cui ha beneficiato il 57,5% dei loro addetti (Graf. 3).

Le tematiche affrontate dalle imprese sono molteplici e riconducibili a 3 macro aree:

  • formazione obbligatoria, riconducibile ai temi della “sicurezza” (al primo posto, realizzata da 31 imprese), ma anche agli ambiti riguardanti “Igiene HACCP”, passando a tematiche strettamente connesse con l’attività specifica del trasporto come “tempi di guida e di riposo” (27 imprese).
  • tematiche imprescindibili per il corretto funzionamento delle attività aziendali, come “qualità”, “ambiente e sicurezza” e “aggiornamenti tecnici sull’utilizzo di impianti e macchinari”;
  • aspetti strategici e commerciali e connessi alla gestione aziendale, come “marketing e comunicazione”, “strategie di mercato”, “organizzazione”, “management”, “gestione del personale e amministrativa”.

In riferimento ai costi sostenuti dalle imprese per la formazione, la spesa media per impresa risulta pari a 22.560 Euro, di cui circa il 45% ottenuto tramite finanziamenti pubblici.

In riferimento ai soggetti che hanno realizzato la formazione per le imprese, sono i consulenti esterni (24 casi), nella maggior parte dei casi, ma rilevante appare anche il ruolo delle Associazioni di categoria (20 casi). Altre imprese (14) si sono rivolte, invece, a centri o enti di formazione; mentre minore (9 casi) è la formazione gestita direttamente dagli stessi fornitori di macchinari, o attrezzature.

Sui risultati e sugli esiti della formazione svolta, la quasi totalità delle imprese ha valutato “buona” l’efficacia della formazione: sono ben 35, su 37 rispondenti, le imprese che così l’hanno giudicata (con 2 imprese che l’hanno definita “ottima”). E’ interessante notare l’assenza completa di giudizi negativi. I risultati positivi registrati hanno inoltre indotto le imprese a sottolineare l’importanza di effettuare a breve ulteriori interventi formativi.


Le ragioni del comportamento virtuoso

Sulle ragioni che hanno alimentato il comportamento “virtuoso” di questo gruppo di imprese, si può affermare che le condizioni esogene abbiano agito abbastanza limitatamente, qualora si consideri che ben 38 imprese, ossia il 66,6% del totale, sono ancor oggi di proprietà familiare.

Sembra che tale configurazione preservi gli elementi migliori delle esperienze consolidate di “famiglie imprenditoriali tradizionali”, in grado di esprimere quelle capacità distintive frutto di una gestione controllata, fortemente orientata a mantenere il “core business” prevalentemente sulla gestione della filiera del trasporto e della logistica.

Elemento riconducibile ai risultati positivi è quello legato ad una fascia alta di medie-grandi imprese che si dirige sempre più verso attività a più elevato valore aggiunto, subappaltando il mero trasporto alle imprese minori.

Il comportamento virtuoso delle imprese sulle quali è stato effettuato il presente approfondimento, emerge anche dai sistemi di certificazione di qualità di cui dispongono la maggioranza delle aziende e dalla volontà di voler continuare gli investimenti formativi anche per il futuro, ulteriori sintomi di impegno verso la crescita e lo sviluppo aziendale.


2 La rilevazione fa riferimento al 2008, quindi su dati di bilancio del 2007. La previsione di un utile è riferita al 2008, ed è probabile che tale indicazione non abbia risentito dell’impatto della crisi, che invece si sta manifestando pienamente nel corso del 2009.





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