Per comprendere davvero le dinamiche che regolano la logistica del largo consumo, non bastano i dati quantitativi. È fondamentale ascoltare la voce diretta degli operatori, raccogliere percezioni, esperienze e aspettative. Ed è esattamente ciò che ha fatto GS1 Italy nella sua ultima mappatura del 2024, realizzando due questionari distinti – uno rivolto ai produttori (PRO), l’altro alla grande distribuzione organizzata (GDO) – con l’obiettivo di indagare cosa funziona e cosa manca nella supply chain italiana. Le risposte offrono una visione lucida e articolata delle principali aree di forza, ma anche dei limiti strutturali e delle priorità su cui intervenire.
Secondo gli operatori GDO, tra i principali asset della logistica attuale vi sono:
Anche i produttori evidenziano un livello complessivamente positivo del servizio offerto, in particolare grazie a una logistica interna ben organizzata e a una discreta capacità di adattamento alle esigenze dei distributori. La relazione tra PRO e GDO è valutata come generalmente collaborativa, con alcuni esempi di buone pratiche di integrazione e pianificazione condivisa. Tuttavia, questa visione positiva è parziale e convive con una lista precisa di criticità.
Tra i principali limiti evidenziati da entrambi gli attori emergono:
I produttori lamentano inoltre frequenti modifiche degli ordini da parte della GDO, che generano inefficienze nei processi di picking e preparazione. Dall’altro lato, i distributori segnalano tempi di risposta lenti e rigidità logistica da parte di alcuni fornitori. Il quadro che emerge è quello di una filiera ancora troppo frammentata, dove ognuno lavora per sé e pochi strumenti consentono una vera sincronizzazione dei flussi.
Alla luce di queste evidenze, le imprese coinvolte indicano con chiarezza le direzioni strategiche da intraprendere:
Il messaggio è chiaro: la logistica italiana ha un buon potenziale, ma ha bisogno di strumenti di connessione, regole comuni e fiducia reciproca. Solo così potrà affrontare con successo le nuove sfide del settore: omnicanalità, sostenibilità, volatilità della domanda e tensioni geopolitiche. La parola chiave è integrazione: non solo di tecnologie, ma di visioni, competenze e obiettivi.
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