Il Monte Etna ha ripreso la sua attività eruttiva, lanciando in atmosfera una nube di cenere, gas e rocce che ha subito catturato l’attenzione delle autorità e degli operatori del settore logistico. Sebbene non siano state disposte evacuazioni, l’evento ha generato un flusso piroclastico per il crollo parziale del cratere sud-est, come confermato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Questo tipo di fenomeno è tra i più pericolosi in ambito vulcanico, soprattutto per le possibili ricadute sulle infrastrutture e sulla mobilità.
La nube eruttiva ha raggiunto un’altezza di circa 6,5 km e si è estesa verso sud-ovest, spingendo le autorità a emettere allerta rossa per il traffico aereo. Nonostante le rassicurazioni del presidente della Regione Sicilia Renato Schifani sulla sicurezza della popolazione, i rischi per la filiera logistica restano tutt’altro che trascurabili.
Gli effetti a catena che una nube vulcanica può scatenare nella supply chain sono tutt’altro che teorici. L’eruzione dell’Eyjafjallajökull nel 2010 bloccò per sei giorni l’aviazione europea, cancellando oltre 100.000 voli. Il danno economico fu incalcolabile: tonnellate di prodotti agricoli deperibili vennero sprecate, soprattutto in Paesi esportatori come il Kenya, mentre l’Europa rimase priva di rifornimenti critici.
Basta una sospensione temporanea del trasporto aereo per interrompere flussi merci pari a 41 miliardi di dollari al giorno. In un contesto globale sempre più orientato a supply chain just-in-time, anche un’interruzione di sei ore può generare colli di bottiglia a livello mondiale.
Oggi, a fronte dell’attività dell’Etna, compagnie aeree, gestori di cargo e procurement manager sono già in allerta, monitorando gli sviluppi con attenzione crescente.
Non è solo il traffico aereo a soffrire durante un’eruzione.
La cenere può avere impatti devastanti su altri settori chiave per la logistica:
A questi si sommano i rischi per reti elettriche, condutture di acqua e trasporto carburanti, raramente considerati nei piani di emergenza, ma essenziali per mantenere operativa una supply chain.
Le supply chain moderne sono costruite per massimizzare l’efficienza, ma questa ottimizzazione comporta una fragilità intrinseca. Meno scorte, meno fornitori e una rete più snella significano meno margine d’errore. Un’eruzione come quella dell’Etna, anche se localizzata, può avere impatti ben oltre i confini regionali.
Il settore sta esplorando soluzioni digitali per migliorare la resilienza: piattaforme di cognitive analytics, blockchain e aggiornamenti in tempo reale potrebbero aiutare a reagire con maggiore prontezza a shock improvvisi. Tuttavia, queste tecnologie sono ancora in fase di adozione e richiedono investimenti e know-how che non tutte le aziende hanno ancora maturato.
Intanto, mentre i turisti affollano l’Etna per scattare fotografie, i professionisti della logistica osservano con attenzione la nube. Perché, quando si muove la natura, anche il più solido degli ingranaggi può fermarsi.
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