Nel settore dolciario, la catena del valore del cioccolato è tra le più complesse e critiche a livello globale. La sesta edizione del Chocolate Scorecard, promossa dall’organizzazione australiana Be Slavery Free, ha analizzato le pratiche di sourcing delle principali aziende produttrici per far emergere le falle ancora presenti in termini di tracciabilità, diritti umani, sostenibilità ambientale e condizioni di vita dei produttori.
L’indagine ha coinvolto colossi come Tony’s Chocolonely, Ritter Sport, Nestlé e Mars Wrigley, valutandone le performance su criteri come la lotta al lavoro minorile, la retribuzione dei coltivatori, la riduzione della deforestazione e l’uso di pesticidi. Un’iniziativa tanto più necessaria quanto più il prezzo del cacao ha raggiunto livelli record, con forti ricadute sui consumatori e sugli agricoltori, spesso lasciati ai margini della redditività.
A distinguersi per trasparenza e azioni concrete è l’olandese Tony’s Chocolonely, premiata con il Good Egg Award per l’eccellenza nella tracciabilità e nei report etici. Accanto a Tony’s, figurano tra i premiati anche:
Tony’s si distingue anche per il suo approccio Open Chain, che propone indicatori standard per stimolare la concorrenza su base etica. Una strategia che invita il mercato a misurarsi non solo su branding e prezzo, ma anche sulla qualità sociale delle proprie supply chain.
Tuttavia, il quadro complessivo resta critico. L’84% dei coltivatori non guadagna ancora un reddito dignitoso, mentre il lavoro minorile pericoloso continua a essere diffuso, nonostante un miglioramento dei dati di trasparenza (82% delle aziende ora pubblica informazioni, contro il 45% del 2023).
Nel 2024, il prezzo del cacao è quadruplicato per via di carenze globali, ma i margini non sono arrivati ai produttori: a fronte di uova pasquali da 1 kg aumentate di 3 sterline nel Regno Unito, i dividendi per azionisti e dirigenti continuano a crescere.
Allarmanti anche i dati ambientali: oltre un terzo del cacao proviene ancora da aree deforestate o non tracciate. Ciò rende vano ogni impegno green da parte dei grandi brand, soprattutto in un contesto in cui il riscaldamento globale e la povertà agricola si rafforzano a vicenda.
Il Chocolate Scorecard non è solo una classifica: è uno strumento che esige accountability dalle aziende e consapevolezza dai consumatori. In un mercato sempre più sensibile ai temi ESG, le imprese logistiche che operano lungo la supply chain del cacao sono chiamate a integrare criteri di sostenibilità, tracciabilità e equità nei propri processi.
In questo scenario, la logistica non è un semplice veicolo di merci, ma un nodo strategico per il cambiamento sistemico. Ottimizzare le catene del valore del cacao significa garantire non solo efficienza, ma anche giustizia e rispetto per i diritti fondamentali. L’etica, oggi più che mai, è un vantaggio competitivo.
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