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La logistica tra rischi e tutele: il report di EU-OSHA
Cosa rivela l’ultima indagine europea su rischi, tutele e carenze della logistica in UE


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La logistica tra rischi emergenti e tutele insufficienti: il report di EU-OSHA

12 Maggio 2025

Il settore dei trasporti e della logistica è un pilastro dell’economia europea. Con oltre 10 milioni di lavoratori e 1,28 milioni di imprese (di cui il 99,7% sono PMI), rappresenta il 5,3% dell’occupazione complessiva nell’UE. Tuttavia, dietro questi numeri si celano criticità significative. L’indagine ESENER dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) mette in luce come, pur essendo un comparto strategico, permangano rischi elevati e approcci ancora troppo disomogenei alla gestione della sicurezza sul lavoro.

I rischi più diffusi: fisici, mentali e organizzativi

Le attività di trasporto e stoccaggio comportano una varietà di mansioni e ambienti operativi, con conseguenti esposizioni a rischi differenti. Tra i principali pericoli rilevati figurano:

  • posture statiche prolungate;
  • movimenti ripetitivi degli arti;
  • movimentazione manuale di carichi pesanti;
  • incidenti legati a macchinari e veicoli.

Non mancano i rischi psicosociali, spesso sottovalutati: pressione temporale, clienti difficili, orari lunghi o irregolari, che contribuiscono a generare stress, isolamento e affaticamento mentale. Le patologie più diffuse includono disturbi muscoloscheletrici, ma anche problemi cardiovascolari e diabete.

Valutazioni dei rischi: pratica diffusa ma ancora lacunosa

Nel 79% delle imprese del settore vengono condotte regolarmente valutazioni del rischio, un dato superiore alla media UE (75%). Tuttavia, il 50% delle aziende si affida a fornitori esterni, con una marcata differenza tra grandi e piccole realtà. Solo il 35% offre formazione per prevenire i rischi psicosociali, mentre il 94% redige i risultati delle valutazioni in forma scritta.

Gli interventi più diffusi riguardano:

  • fornitura di attrezzature ergonomiche;
  • dispositivi per alleggerire il sollevamento dei carichi;
  • maggiore autonomia decisionale per i lavoratori.

Ma solo il 41% della formazione viene fornita in più lingue, nonostante il settore impieghi una forza lavoro multietnica. Le imprese formano di più i lavoratori cognitivi rispetto a quelli fisici, un dato che merita riflessione.

Formazione, rappresentanza e ispezioni: luci e ombre

Nel 69% delle imprese con oltre 20 dipendenti, i manager ricevono formazione in materia di sicurezza, mentre l’80% forma il personale sulle procedure d’emergenza e movimentazione dei carichi. Tuttavia, solo il 53% coinvolge i dipendenti nella progettazione delle misure contro lo stress, e appena il 55% discute regolarmente di sicurezza con i rappresentanti dei lavoratori.

La presenza di rappresentanti per la sicurezza è relativamente alta (61%) e superiore alla media UE. Anche i controlli ispettivi sono più frequenti nel settore (44% delle aziende ispezionate negli ultimi tre anni), ma l’efficacia è compromessa dalla carenza di personale ispettivo e da una progressiva riduzione delle visite tra il 2014 e il 2019.

Politiche urgenti per un settore in trasformazione

Il report ESENER indica con chiarezza la necessità di interventi mirati. Occorre:

  • rafforzare le competenze OSH nelle PMI;
  • attirare giovani e donne nel settore, ancora a forte prevalenza maschile (78%);
  • proteggere i lavoratori nei contratti di subappalto e sulle piattaforme digitali;
  • garantire accesso alle tutele per chi opera fuori sede.

Inoltre, è fondamentale che le valutazioni dei rischi siano strumenti operativi reali, non meri adempimenti burocratici, e che i manager restino aggiornati sui cambiamenti tecnologici e normativi in corso. La transizione verde e la digitalizzazione, infatti, impongono nuove sfide alla salute e sicurezza sul lavoro, che non possono essere affrontate con logiche del passato.

Salute e sicurezza nella logistica

Alla luce dei dati raccolti, la fotografia che emerge è chiara: il settore logistico europeo è chiamato a una rivisitazione strutturale delle proprie pratiche di tutela della salute e della sicurezza. Per affrontare il futuro con resilienza e competitività, sarà essenziale passare dalla reazione alla prevenzione, promuovendo una cultura della sicurezza realmente inclusiva, trasversale e aggiornata.

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