La Brexit inizia a far sentire i suoi effetti. Dopo le proteste delle aziende scozzesi che si occupano di esportare i prodotti ittici anche le aziende italiane stanno riscontrando difficoltà nelle esportazioni verso l’UK.
Le imprese della logistica oltre a risentire di rallentamenti dovuti ai controlli stanno accusando gli alti costi doganali imposti dalla dogana britannica.
Tutto questo ha portato aumento dei costi per le aziende del settore logistico.
Andrea Manfron, segretario generale di Fai-Conftrasporto, ha affermato che i costi al chilometro per le aziende sono più che raddoppiati. Si è passato dai 1,5 e 3 euro per un viaggio spot a più del doppio in seguito alla Brexit.
A risentire di tutto questo sono soprattutto le imprese logistiche più piccole che sono spaventate dalla complessità delle procedure doganali.
A rendere il tutto più difficoltoso anche la totale impreparazione della dogana inglese che, nonostante la Brexit sia stata posticipata, non ha preparato al meglio la sua struttura.
Gli autisti che sbarcano sul territorio inglese sono costretti ad “arrangiarsi” per riuscire a svincolare le merci.
A tal proposito se i grossi operatori come Fercam riescono a svincolare in tempo veloce i camion questo non accade per i piccoli operatori.
Ogni operazione doganale costa circa 80 euro per camion. Le difficoltà doganali e il gran numero di vettori che rifiutano i viaggi in U.K. hanno portato a un progressivo aumento dei costi di straporto.
I noli per l’Inghilterra arrivano a costare fino a 7-8mila euro per singolo trasporto, una cifra raddoppiata rispetto al periodo pre-Brexit.
Tutto questo si sta traducendo in un costo aggiuntivo fino a 200 euro a tonnellata per la merce esportata nel Regno Unito.
Per supportare gli autotrasportatori italiani è scesa in campo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.