Ci troviamo all’inizio di una nuova era caratterizzata da uno sviluppo economico e sociale significativo, soprattutto attraverso gli influssi dal mondo digitale e le continue innovazioni tecnologiche, dalla nascita di internet all’importante ruolo della data economy all’interno della logistica 4.0.
Tutto ciò è frutto della digital economy, che sta entrando in tutti i settori della vita lavorativa nella nostra società.
Anche le stesse aziende logistiche, vuoi per sfruttare tutte le potenzialità del mondo digitale, vuoi per mera sopravvivenza, dovranno adattarsi a questi mutamenti economici e sociali e cambiare forma secondo i nuovi parametri, anche perché le stesse istituzioni, imprese e singoli individui si trovano ora davanti a eventi e comportamenti nati già in forma digitale e hanno ormai la capacità di gestire queste informazioni senza difficoltà.
Prima di tutto è tuttavia necessario fare un passo indietro, e capire in cosa consiste la data economy e come sfruttarla al meglio.
La data economy è un’economia dei dati reale, basata soprattutto sulla capacità delle imprese di gestire la quantità crescente di informazioni digitali.
Consiste infatti in un’economia in cui le aziende interpretano correttamente i dati e aumentano notevolmente le proprie performance.
Il dato lo si può definire come un’informazione o una rappresentazione di più informazioni combinate tra loro e memorizzate all’interno di data warehouse management.
Prendendo in considerazione il termine inglese, lo possiamo tradurre come economia “illuminata” in quanto le imprese possono coinvolgere i clienti in nuovi modi, più funzionali e più efficienti, tenendo sempre in considerazione che “il nuovo baricentro del business è la customer experience”, secondo una ricerca di mercato di IDC risalente a settembre 2018.
Il Parlamento europeo ha stabilito che la data economy conta per l’1,9% del PIL europeo, e per l’1,6% di quello italiano, e le previsioni dell’Unione Europea indicano che, da qui al 2020, potrebbe raggiungere il valore di 739 miliardi di euro, generare il 3,3% del PIL e impiegare 7,4 milioni di persone.
I nuovi strumenti che si possono utilizzare nel mondo della digital economy sono sistemi e piattaforme quali Cloud Computing, Internet of Things, Blockchain, Artificial Intelligence, Augmented e Virtual Reality, Advanced Robotics e la stampa 3D.
L’industria 4.0 ha infatti un ruolo fondamentale nell’economia dei dati e proprio la business intelligence è un elemento importante per la comprensione e la gestione degli stessi da parte delle aziende logistiche.
Negli ultimi anni ci si riferisce a un concetto molto complesso e ampio riconducibile al termine “smart data” o “big data”, rifacendosi alle enormi quantità di dati disponibili all’interno del nuovo universo digitale, la cui gestione e analisi richiedono nuovi e intelligenti strumenti in termini di processori e algoritmi.
È cambiata anche la modalità di analisi dei dati, che procede ora con tecniche innovative e avanzate chiamate “predictive analytics”, “data mining” e “data science” e alla portata di tutti, grazie anche alla presenza di tecnologie open source destinate proprio alla loro applicazione. Attraverso queste modalità di analisi è possibile personalizzare una ricerca, un prodotto, un servizio, la pubblicità, rivoluzionando le strategie di marketing e di business.
La data economy serve, come già accennato, alla raccolta e alla gestione di dati, e le azioni richieste per questa operazione sono principalmente tre, le cosiddette “3C”: catturare i dati, computarli, e quindi effettuare delle elaborazioni su un insieme parziale o totale di dati e comunicare i risultati.
Grazie a internet, il costo di trasmissione dei dati si è ridotto notevolmente, e anche quello della computazione è diminuito, tramite la diffusione a livello mondiale del Cloud Computing e della sua integrazione con le reti in ottica Cloud Integrated Network.
In generale quindi il costo dell’informazione è diminuito, e non è più un ostacolo da superare.
Questa situazione attuale permette lo sviluppo di una “quarta C”, che rappresenta la cognizione, cioè la possibilità per un’organizzazione o un individuo di avere sempre più informazioni rilevanti per operare in un dato contesto o per un determinato obiettivo.
Oltre alle “4C” esistono anche le “3V”, fondamentali per un utilizzo consapevole e fruttuoso della data economy: variabilità dei dati, veridicità e soprattutto visualization.
Quest’ultima ruota attorno alla capacità delle imprese di trasformare le analisi in comunicazione e rappresentazioni.
Gli utenti hanno infatti sempre più bisogno di visualizzare i dati in modo chiaro, senza ridurre le informazioni.
Tutto l’universo della data economy ruota attorno alla capacità delle imprese di usufruire al massimo dei dati a disposizione, con l’obiettivo principale di migliorare la loro performance aziendale.
Oggi infatti le attività non devono più risolvere il problema di mancanza di dati, ma devono occuparsi di avere a disposizione i dati di cui necessitano per una determinata azione, ed è quindi indispensabile introdurre una maggiore integrazione e una più efficiente elasticità tra i flussi informativi, oltre che offrire una chiave di lettura sempre più rapida e intuitiva in ottica multicanale, cioè di multidispositivo e multipiattaforma.
La competizione si è ormai spostata dai costi all’innovazione, alla qualità e alla capacità di personalizzazione dei prodotti, e da questo punto di vista tutte le tecnologie come quella di Business Intelligence permettono alle imprese di essere molto più competitive sul mercato.
Saper utilizzare abilmente i dati digitali permette alle aziende di affrontare consapevolmente le innovazioni, senza perdere terreno sul mercato. Si stima infatti che l’intera produttività delle imprese correlata al data driven aumenterà del 5-10%, ovviamente se si sarà capaci di sfruttare a 360° questo sistema digitale.
E’ infine molto utile per le aziende comprendere a quale tipologia di scenario big data una specifica esigenza di business appartiene.
Si può quindi osservare un processo diviso in due step: