Partiamo da un dato: dal 2009 al 2017 il totale dell’import/export di beni è cresciuto del +60% per i paesi UE, del +84% per gli Stati Uniti e del +110% per i quasi paesi del BRIC nonostante le difficoltà della Russia e del Brasile.
Questi dati, positivi, lanciano però la sfida di assicurare una completa e più semplice tracciatura dei beni scambiati lungo la catena di spedizione marittima e intralogistica, senza perdere patrimonio informativo e senza rischiare errori per lo scambio di dati da sistemi diversi.
Per far ciò ci sono difficoltà da superare, ma anche mezzi per farlo.
In particolare bisogna superare il rischio della disomogeneità dei livelli di maturità digitale dei diversi attori coinvolti, ma anche i diversi vincoli posti dai diversi paesi e le autorità di settore.
Serve poi proteggersi dal cyberterrorismo e sviluppare open standards per evitare la creazione di oligopoli.
Veniamo alle opportunità di aggiramento di questo difficoltà: in primis la tracciabilità e la certificazione dell’origine di prodotti e di filiere produttive, ma anche la prenotazione, gestione e tracciatura di servizi complessi lungo la catena logistica e la certificazione delle informazioni relative ai trasporti nazionali
Non ultima, va sviluppata anche la prenotazione, gestione e tracciatura di veicoli e strutture coinvolte nella catena della gestione logistica.
Gli sviluppi quali la blockchain richiedono peraltro investimenti significativi in tecnologia e formazione delle risorse.
Appare dunque necessario trovare un equilibrio tra open standards e sistemi proprietari.