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L'importanza della formazione per i giovani ai tempi dell'industria 4.0
In Italia le province più in fermento sono quelle di Verona e di Piacenza


Trend

Giovani e lavoro: la logistica offre tante opportunità diverse

22 Ottobre 2018

Il mondo è in costante movimento, e noi con lui.
Assecondare, cavalcare questo moto senza subirlo è da sempre l’obiettivo di chiunque, a prescindere dalla propria estrazione sociale, dal sesso, dall’età, dall’istruzione, dal lavoro che viene svolto.

Compito della politica è dare alle aziende gli strumenti più giusti per farlo, compito dei capitani d’industria e delle stesse Amministrazioni governative centrali è di non lasciare indietro nessuno, perseguendo il costante miglioramento delle condizioni di vita, obiettivo cui si deve tendere sempre e comunque.

Da anni si fa un gran parlare di industria 4.0, di logistica efficiente, di e-commerce, di quarta rivoluzione industriale.
Ma anche di crisi, di livelli di disoccupazione mai così alti (ultimamente rientrati sui livelli pre 2008) e di giovani sempre più sfiduciati dal mercato del lavoro.

La colpa, come spesso accade, è data alle innovazioni tecnologiche, ree di aver aumentato l’automazione, lasciando invece per strada il fattore umano.
Ma è proprio così?

Lo scenario storico

Dal 1760 a oggi sono state quattro le rivoluzioni industriali che ha vissuto l’Occidente, da una parte e dall’altra dell’Atlantico.
Novità produttive hanno inizialmente interessato “la perfida Albione”, l’Inghilterra, allargandosi poi a macchia d’olio in tutta l’Europa e non solo.
I risultati raggiunti dalla prima (1760-1780), dalla seconda (1856-1878) e dalla terza (secondo dopoguerra-fine del XX secolo) rivoluzione industriale sono quelli che ci hanno portato oggi ad avere una società più libera, eguale, benestante, occupata e produttiva.

Non sempre il percorso è stato privo di difficoltà: uomini e donne hanno perso i propri posti di lavoro, si è dovuto affrontare e superare il problema del pauperismo, è cambiato lo stesso mercato del lavoro.
Negli Stati Uniti, ad esempio, nel 1979 gli occupati del settore manifatturiero erano 21 milioni, diminuiti tredici anni dopo di tre milioni, con un tasso medio annuo di -1,2%; nello stesso periodo i lavoratori nei settori dei servizi sono aumentati del 9% annuo.

L’automazione non è dunque amica della disoccupazione, ma del cambiamento.
Se in meglio o in peggio, questo dipende da chi guida un Paese, un’azienda, ma anche da noi stessi.

Lo scenario attuale in Italia

In quest’ottica di forti cambiamenti, per certi versi inediti, uno dei grandi colpevoli additato da diversi Governi è la “new economy” e il commercio digitale, rei di distruggere o svilire il lavoro.

L’e-commerce è tuttavia motore di creazione di nuovi posti di lavoro.
Amazon (che secondo il Financial Times ha recentemente annunciato la volontà di aumentare a 15 dollari l’ora la paga minima per 350mila addetti statunitensi), le applicazioni di ordinazione di cibo a domicilio e i nuovi servizi di consegna a casa della spesa: sono sempre di più le aziende alla ricerca di profili che investono la filiera della logistica (autisti, fattorini, mulettisti, magazzinieri).

Si tratta di professioni non ad alto valore aggiunto, ma decisive per attenuare l’”insostenibile velocità dei pacchi”, come definita dal Freight Leaders Council.

In Italia questi profili sono ricercati soprattutto tra Piacenza e Verona, i due snodi principali della logistica italiana e sedi distributive di molte grandi aziende.
Proprio la provincia scaligera è stata scelta ultimamente da Zalando e Aldi (nello specifico a Nogarole Rocca e Oppeano), che creeranno e hanno creato rispettivamente un migliaio e 220 nuovi posti di lavoro.
A Piacenza sorgerà invece il nuovo hub logistico di Unieuro, rinnovato e ampliato, che darà lavoro a circa 275 persone.

Sono poi circa un centinaio le offerte al momento ancora attive da grandi aziende di corrieri espresso come Sda e Bartolini, e la stessa Amazon e il gigante della GDO Lidl stanno cercando personale di magazzino.

L’importanza della formazione

Proprio all’Ikea del polo logistico di Piacenza si è tenuta poche settimane fa la cerimonia di consegna dei diplomi a diciotto ragazzi che si sono formati come nuovi tecnici per l’infomobilità e le infrastrutture logistiche.

La cerimonia è stata anche l’occasione per presentare il nuovo corso: saranno ventidue gli allievi che, superate le selezioni, inizieranno il percorso biennale (con 800 ore in azienda) entro la fine di ottobre.
Si tratta di un progetto che facilita – e molto – i giovani in fase di formazione, tanto che l’80% dei neodiplomati ha già trovato un impiego nel settore.

Pochi giorni fa è poi nato il primo corso in Italia per tecnici carrellisti, realizzato a Gorgonzola, nel milanese, da un imprenditore con l’esigenza di trovare tecnici per la sua attività.
Per farlo Luca Bargigia, questo il suo nome, ha scelto di entrare direttamente nelle scuole per trovare i tecnici di cui aveva bisogno.
L’imprenditore ha quindi contattato un Centro di Formazione Professionale, ente accreditato a Regione Lombardia, e ha condiviso la sua idea con il Direttore Generale.
Il progetto è così divenuto realtà in pochissimo tempo: un gruppo di 40 ragazzi, provenienti da 3 classi del 4° anno, hanno ora nel loro corso di studi mezza giornata alla settimana dedicata a questa materia.

Amazon Innovation Award

Non solo formazione, ma a volte l’innovazione chiama la competizione.
Amazon, con il suo Innovation Award, coinvolgerà infatti centinaia di allievi universitari per formulare nuovi progetti per ottimizzare la consegna dei prodotti acquistati online.

Duecento arriveranno dal Politecnico di Milano, il primo ateneo a dar vita al contest tre anni fa, pronto anche quest’anno a contendersi la leadership con il Politecnico di Torino e l’Università di Roma Tor Vergata.

L’Amazon Innovation Award “è nato tre anni fa al Politecnico di Milano nell’ambito del corso di logistics management della laurea specialistica in ingegneria gestionale”, spiega Riccardo Mangiaracina, professore di logistica del Politecnico di Milano.
“Ogni anno l’azienda ci chiede di trovare soluzioni innovative per raggiungere obiettivi sfidanti, per esempio introdurre più automazione nelle attività di magazzino a supporto del lavoro del personale, oppure ottimizzare la logistica dell’ultimo miglio per ridurre i costi e aumentare l’efficienza delle consegne dei prodotti ai clienti finali. Il valore aggiunto di questo concorso – conclude il docente – sta nel fatto che gli studenti hanno la possibilità di cimentarsi con i problemi reali e concreti di un’azienda”.

Insomma, davvero le nuove tecnologie distruggono posti di lavoro?
Forse sì, ma non sempre, non tutti, e comunque ne creano anche di nuovi.
In questo senso l’importante è non abbandonare la formazione e soprattutto essere in grado di cogliere i cambiamenti rimanendo attivi e non passivi nei confronti di un mercato del lavoro in continuo fermento in cui le grandi multinazionali offrono opportunità che troppo spesso passano inosservate.





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