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Riders della logistica senza diritti, ecco perché scioperano
Sono diventati il simbolo del lavoro digitale e l’oggetto di una molteplicità di proposte di natura sindacale o di nuova contrattazione metropolitana


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Riders della logistica senza diritti, ecco perché scioperano

25 Maggio 2018

I ciclofattorini non ci stanno più e protestano, avanzando richieste sostanziali: da una retribuzione «corretta» alle tutele per l’incolumità di chi opera in strada, fino alla tutela sanitaria e professionale. L’invito della Filt-Cgil è di avviare una contrattazione «con le organizzazioni firmatarie del contratto nazionale del trasporto delle merci e della logistica».
Per il sindacato è questo il quadro normativo in cui dovrebbero rientrare anche i rider.
Al momento, invece, la situazione è molto diversa.

Secondo Luca Stanzione, Segretario Generale della Filt Cgil Milano, il novanta per cento dei rider milanesi, per esempio, lavora con la ritenuta d’acconto e non gode nemmeno delle coperture assicurative minime e di una formazione sulla sicurezza.
Gli operatori della logistica coperti dal contratto sono circa 700mila, ma una postilla del contratto stesso rimanda a ulteriori approfondimenti e accordi l’approntamento di “definizioni delle nuove figure di lavoratori adibiti alla distribuzione delle merci tramite cicli, ciclomotori, motocicli, natanti e imbarcazioni, le declaratorie e i livelli di inquadramento e l’orario di lavoro”.
La tutela dei rider rimane indiretta per ora, perché i firmatari del contratto si sono impegnati a ‘esternalizzare’ i servizi di consegna delle aziende da loro rappresentati solo a chi rispetti i principi di quello stesso contratto collettivo.

Da due anni, e dalla sentenza del Tribunale di Torino, che ad aprile ha negato lo status di lavoratori subordinati a sei ciclo-fattorini di Foodora, i rider sono diventati il simbolo del lavoro digitale e l’oggetto di una molteplicità di proposte di natura sindacale o di nuova contrattazione metropolitana: la carta dei diritti del lavoro digitale nel comune di Bologna, proposta anche dalla locale autorganizzazione “Bologna Union Riders”.

Il cuore del problema resta l’assenza di una normativa a livello nazionale sul settore.
Ciò sta spingendo le regioni (il Lazio della giunta Zingaretti, ad esempio) a iniziative legislative in ordine sparso.
Al fondo resta un problema: le piattaforme digitali dovrebbero partecipare alla nuova contrattazione multilivello.
Non è scontato che lo facciano.





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