AGGIORNATO AL 28 FEBBRAIO 2022
Come si trasformeranno supply chain e logistica rispetto all’Industry 4.0?
I grandi colossi, da Colgate-Palmolive a Fujitsu, si aspettano un risparmio del 20% in ambito procurement, e del 50% per quanto riguarda la logistica. Inoltre l’88% delle multinazionali ha già adottato almeno una soluzione dell’industria 4.0.
Stiamo attraversando una fase di cambiamento epocale, e quasi non ce ne rendiamo conto.
Quello che meno di 10 anni fa con il boom del digitale iniziavamo a conoscere come Internet of Things ha già scalato a una velocità impressionante, divenendo Internet of Industry.
Non è solo automazione, convergenza tra hardware/robot e software/algoritmi: è dematerializzazione, disintermediazione, ideazione e creazione di nuovi beni on demand, intelligenza artificiale.
In una parola, Industria 4.0.
Utili spunti emergono dal report “Digital Supply Chains: A Frontside Flip” realizzato da The Center for Global Enterprise (CGE) che contiene i punti di vista di 24 leader globali di queste discipline, supportati da indagini quali-quantitative condotte su centinaia di organizzazioni attive a livello internazionale.
Da IBM alla Disney sono molte le aziende che hanno già compreso le potenzialità della digitalizzazione nell’ambito della supply chain. Usata nelle attività logistiche dell’azienda, la digitalizzazione porta svariati benefici nel risparmio di tempo e nell’ammortizzazione dei costi delle materie prime.
In questo ambito la tecnologia può facilitare le operazioni, rendendo visibili i dati in tempo reale, come la partenza e il peso della merce, e le informazioni sui proprietari e il valore del carico.
I risultati di una più facile condivisione dei dati porteranno a una più facile scelta dei fornitori, rispetto all’affidabilità che hanno dimostrato, visibile sul network con uno storico delle altre operazioni che hanno effettuato, e un abbassamento dei costi per ritardi e perdite di merce e documenti.
Come cambia, quindi, la catena produttivo-logistica delle grandi multinazionali con l’introduzione di processi digitali?
Secondo l’88% delle società interpellate per la survey l’aspettativa è quella di poter abbattere mediamente i costi dei processi di procurement e di logistica rispettivamente del 20 e del 50%, con un aumento del fatturato intorno al 10%.
Come? Entro il 2020 tutti i settori dovranno poi necessariamente fare i conti con una serie di tecnologie che cambieranno per sempre il modo in cui si realizzano e distribuiscono i prodotti: robot, stampa 3D, droni e veicoli autonomi sono solo alcuni esempi dell’ondata che contraddistinguerà l’Industria 4.0.
Integrare tutte le nuove dimensioni tecnologiche con la catena logistica significherà pianificare e realizzare piattaforme di consegna capaci di disegnare il servizio intorno a ciascun cliente.
Un altro pilastro è il nuovo modello collaborativo al tempo stesso richiesto e abilitato dal digitale.
Per gestire la supply chain di ultima generazione servirà un paradigma di cooperazione interno ed esterno all’azienda, con la capacità di allineare entrambi gli approcci alle performance sul piano operazionale e alle metriche di business.
È ciò che sta facendo per esempio Colgate-Palmolive.
Michael Crowe, CIO della multinazionale, spiega nel report che l’azienda sta lavorando all’integrazione di diverse funzioni, dalle vendite allo sviluppo dei prodotti, per permettere la pianificazione dei processi con uno sguardo sull’intero sistema.
Il tutto attraverso la creazione di piattaforme user-friendly: “Molto del successo di questo piano dipenderà dal consenso che susciterà e dal tasso di adozione presso i collaboratori”, precisa Crowe.
In sintesi: non è Industria 4.0 quell’industria che non preveda:
L’altro importantissimo punto è la questione della Blockchain, che potrebbe davvero rivoluzionare il modo in cui la supply chain non solo è organizzata, ma anche teorizzata.
Durante la certificazione e la validazione dei fornitori è importante, infatti, che esista un’unica fonte di informazione che convalida quanto sostenuto dal fornitore.
Se presente, l’agenzia di certificazione rilascerà le credenziali che rimarranno irrevocabili e immutabili fino alla prossima revisione.
Le informazioni raccolte costituiranno parte integrante del contratto negoziato che sarà criptato, firmato e “timbrato” virtualmente diventando irrevocabile.
L’esecuzione del contratto sarà quindi gestita all’interno della blockchain, senza che ci siano dubbi di interpretazione su quanto stabilito dal contratto.
E solo chi è autorizzato potrà accedere alle informazioni del contratto (o a parti di esso).
Il fatto che le caratteristiche del bene e che gli impegni intermedi stabili nel contratto siano chiari, oggettivi, condivisi rendono molto più facile il controllo ex-post della merce ricevuta.
Rifiutare un bene in quanto difforme dagli accordi non sarà più oggetto di litigio perchè sia il venditore che il compratore sono perfettamente a conoscenza se il bene/il contratto/l’azione sono “a norma” oppure no.
Allo stesso modo, se un compratore è soggetto a controlli interni per verificare se ha applicato norme di acquisto/codici deontologici di comportamento non potranno esserci dubbi o aleatorietà su questo giudizio.
Quando le merci arrivano alla fabbrica del compratore, blockchain permette un “time-stamp” vale a dire un “timbro” temporale di quando il bene è stato consegnato, completo delle sue caratteristiche, condizioni di consegna e tempi rendendo facili i controlli relativi alla provenienza delle merci, assicurando che corrispondono alle condizioni contrattuali.
Nella logica di funzionamento della blockchain, i dati così registrati diventano irrevocabili e da questo momento legati al bene sottostante. Inoltre, blockchain permette di controllare l’esistenza e la completezza dei documenti di spedizione allegati. Se il contratto prevede in questo momento il passaggio di proprietà del bene, questo potrà avvenire automaticamente grazie allo smart contract, senza ulteriori verifiche o avvalli di terze parti.
Qualsiasi contestazione sarà risolta facilmente perché ogni documento, ogni variazione di documento vivono stratificati nella blockchain, a disposizione di chi ha i privilegi per avere accesso a questo tipo di informazione.
Quando, poi, un’azienda ha necessità interne (audit) o esterne (normative) che la obbligano ad utilizzare materiali con determinate caratteristiche o che provengono da determinate zone o se le fasi di lavorazione devono rispettare determinati standard/processi, diventa fondamentale poter dimostrare in modo chiaro ed incontrovertibile che questo è stato fatto (oppure no).
Se questo tipo di informazioni viaggiano assieme al bene nella blockchain, tale controllo sarà immediato e non contestabile.
Caratteristica rilevante del blockchain è di rendere i flussi di inventario associati al possesso dei beni univoci. Allo stesso modo, la possibilità di monitorare il possesso dei prodotti e determinare la loro provenienza, diventa un must-have per ogni azienda che vuole (o deve) provare l’origine delle merci per contrastare la contraffazione e garantire il rispetto delle norme di produzione/ sicurezza legate alla produzione del bene. I prodotti spediti ai clienti possono richiedere la certificazione dei documenti di origine che possono essere creati e validati da blockchain con livelli di sicurezza notarili e con lo stesso valore legale.
Di conseguenza, la blockchain gestisce in autonomia e in modo oggettivo il cambio di proprietà del bene. L’uso di eventuali terze parti per lo stoccaggio o trasporto dei beni è completamente regolamentato e controllato dal contratto in modo irrevocabile e immutabile.