L’assemblea dei delegati della Cgil riunita a Firenze ha deliberato lo sciopero generale del 12 dicembre contro la legge di bilancio del Governo, ritenuta dal sindacato una manovra ingiusta e non adeguata a rispondere all’attuale fase economica e sociale. Il segretario generale Maurizio Landini ha indicato come priorità assoluta l’emergenza salari, sottolineando che, a giudizio della confederazione, la manovra non contribuisce in modo significativo ad aumentare le retribuzioni.
Tra le richieste avanzate rientrano risorse aggiuntive per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, che il sindacato considera necessario affrontare in modo strutturale e non marginale. La Cgil chiede inoltre una detassazione estesa ai contratti pubblici e privati, senza soglie di reddito, con l’obiettivo di alleggerire il carico fiscale su lavoratrici e lavoratori. Un altro elemento centrale è la restituzione del cosiddetto fiscal drag: secondo il sindacato, negli ultimi tre anni dipendenti e pensionati avrebbero versato 25 miliardi di euro in più di imposte a causa del mancato adeguamento automatico di detrazioni e scaglioni all’inflazione.
Nel perimetro delle rivendicazioni rientrano anche pensioni, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. La Cgil sollecita maggiori investimenti nella sanità pubblica, richiamando la presenza di circa 6 milioni di persone che non riescono ad accedere alle cure, aggravata da liste d’attesa molto lunghe e da condizioni di lavoro difficili per medici e infermieri, spesso impegnati in turni gravosi. Il sindacato collega, infine, la manovra alla necessità di rafforzare scuola, istruzione e servizi sociali, a partire dall’attuazione della legge sulla non autosufficienza, in un’ottica di coesione sociale.
Sul piano delle proposte, la Cgil ha avanzato l’idea di un contributo di solidarietà dell’1% a carico dell’1% più ricco dei cittadini italiani, stimato in circa 500.000 persone con una ricchezza superiore ai 2 milioni di euro. Secondo i calcoli presentati dal sindacato, tale prelievo consentirebbe di reperire 26 miliardi di euro da destinare a sanità, assunzioni, scuola e incremento delle retribuzioni. La misura viene presentata come strumento di riequilibrio e finanziamento delle politiche pubbliche richieste.
L’annuncio dello sciopero ha generato una risposta immediata sul piano politico. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato sui social, con toni ironici, la scelta della data del 12 dicembre, evidenziando che ricade di venerdì e richiamando precedenti critiche sul legame tra mobilitazioni e cosiddetti “weekend lunghi”. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini ha invitato Landini, sempre tramite social, a rinunciare al venerdì come giorno di sciopero e a individuare un’altra data.
Landini ha replicato affermando che l’eventuale rinuncia allo sciopero dipenderebbe da un cambiamento della manovra da parte del Governo, ribadendo che la mobilitazione non viene proclamata per contrapposizione personale, ma per incidere sulle condizioni di vita e di lavoro di chi dipende dal proprio salario. Il segretario ha inoltre ricordato che, in un contesto in cui molte persone risultano povere pur lavorando, lo sciopero implica la scelta di rinunciare a una giornata di retribuzione, elemento che testimonia, secondo la Cgil, il livello di disagio sociale.
In vista del 12 dicembre, il sindacato punta a una campagna di mobilitazione estesa: luoghi di lavoro, città e mercati vengono indicati come spazi chiave per un confronto diretto con le persone, con l’obiettivo di illustrare le ragioni della protesta e spiegare perché si richiede il sacrificio di una giornata di sciopero. Il messaggio che la Cgil intende veicolare ai propri iscritti e all’opinione pubblica ruota attorno alla necessità di non cedere alla paura e di utilizzare lo sciopero come strumento per modificare le politiche economiche e sociali in essere.
Sul fronte operativo, lo sciopero generale del 12 dicembre si inserisce in un contesto già caratterizzato da tensioni nel trasporto pubblico locale e nei servizi collegati alla mobilità. Le cronache recenti segnalano un “altro venerdì a rischio” per chi si sposta in autobus e metropolitana, anche se, in questi casi, si tratta di mobilitazioni per vertenze aziendali locali e non di uno stop nazionale.
Tra le iniziative più recenti si registrano:
Queste azioni, pur riferite a contesti specifici, evidenziano una tensione crescente nel comparto della mobilità collettiva. In un sistema logistico in cui la dipendenza dalle infrastrutture stradali, ferroviarie e urbane è elevata, uno sciopero generale come quello del 12 dicembre può tradursi in rischi concreti per la continuità dei flussi di persone e merci, soprattutto nei segmenti che si appoggiano ai servizi pubblici e ai nodi urbani.
Per gli operatori della logistica e della supply chain, la combinazione tra mobilitazione sindacale nazionale e vertenze locali suggerisce alcune attenzioni operative: pianificazione dei turni, revisione dei piani di consegna, eventuale incremento di capacità nei giorni precedenti e successivi, monitoraggio delle criticità nelle aree servite da reti di trasporto pubblico particolarmente coinvolte. In un quadro caratterizzato da elevata interdipendenza tra lavoro, welfare e infrastrutture, lo sciopero del 12 dicembre si configura come un test di resilienza per la mobilità di merci e persone e come un indicatore della pressione sociale che attraversa il sistema produttivo italiano.
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