L’Uniclub Backshoring, un gruppo di ricerca che comprende le Università dell’Aquila, di Catania, di Udine, Bologna, Modena e Reggio Emilia, ha condotto un’analisi sul fenomeno del backshoring, ovvero del ritorno delle imprese ad una produzione localizzata nel Paese d’origine.
Si tratta di un fenomeno globale, che coinvolge imprese statunitensi dal 2010 e vede l’Italia come primo territorio in Europa per “ritorni” industriali.
“Dieci anni fa potevamo parlare di casi isolati e controcorrente – ha spiegato Luciano Fratocchi, docente di ingegneria economica all’Università dell’Aquila – oggi si sta invece affermando un trend di backshoring a livello globale, che vede l’Italia protagonista.
Dal 2007 al 2012 in Europa c’è stata una crescita esponenziale, dai 44 ritorni del 2009 ai 68 dell’anno scorso. E in Europa l’Italia rappresenta il 60% di tutte le ‘ricollocazioni’.
Fratocchi motiva questo cambiamento nel fatto che, a differenza dell’offshoring, all’apparenza vantaggioso in termini di costo del lavoro, il modello di backshoring risulta più vantaggioso in termini di logistica e trasporti.