In attesa del rapporto 2011 del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, è bene ricordare una particolare tipologia di intervento attivo nelle aree portuali per la sicurezza della navigazione: il Port State Inspections.
Si tratta di un intervento che mira ad accertare che tutte le normative relative alle imbarcazioni vengano effettivamente rispettate.
La normativa, presente all’interno dello studio della Risoluzione IMO A/19 787 cap. II, agisce in termini di controllo sull’effettiva sicurezza della navigazione delle imbarcazioni tramite controlli nei porti sulle imbarcazioni straniere e italiane.
Si tratta di un vero e proprio potere di Stato, internazionalmente riconosciuto, che agisce ai fini di evitare molti problemi che si verificano ogni anno nei nostri mari.
Non si parla solo di buona condotta dei capitani e di valida istruzione ed addestramento della “gente di mare”, tema caldo degli ultimi tempi visti i rinomati “incidenti”, ma anche di buone disposizioni delle attrezzature tecniche di bordo.
Attrezzature quali scialuppe, strumenti antincendio, età e manutenzione delle imbarcazioni e corretto funzionamento degli impianti di scarico, come l’O.W.S. (Oily Water Separators): sono queste le principali tipologie di strumentazioni in esame che possono portare al fermo delle navi in porto.
È bene stare attenti, cari capitani e armatori, perché se successivamente alle ispezioni le deficienze risulteranno più di cinque (due delle quali ISM International Safety Management) la nave verrà fermata e la detenzione della nave verrà registrata sul database di tutti i PSC del mondo.
Bastano poi solo tre detenzioni per “conseguire” il divieto di entrata nei porti europei, conosciuto come “banning”, da parte del Paris MoU (Paris Memorandum of Understanding on Port State Control).