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Annuario della sicurezza stradale 2010: il ruolo dei mezzi pesanti
E' stato pubblicato da ASAPS (Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale) l'Annuario della sicurezza stradale 2010. Un importante mito da sfatare per quanto riguarda i mezzi pesanti.


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Annuario della sicurezza stradale 2010: il ruolo dei mezzi pesanti

13 Dicembre 2010


Premessa
ASAPS è acronimo di Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale, nasce nel 1991 per iniziativa di un gruppo di appartenenti alla Specialità di Forlì, Cesena, Ravenna e Faenza, con lo scopo di raccogliere dati e studiare gli argomenti correlati alla sicurezza stradale.

Oggi ASAPS, che ha sede a Forlì, è presente in tutti gli uffici e i comandi della Polizia Stradale e in molti della Polizia Locale, ha una struttura di oltre 600 tra referenti provinciali e responsabili periferici, e conta oltre 30mila soci tra tutte le forze di polizia e i cittadini.

Insieme a Sicurstrada, in questi anni ha realizzato moltissimi testi destinati alla diffusione della conoscenza di problematiche e dinamiche inerenti alla sicurezza stradale, oltre a pubblicare Il Centauro, rivista ufficiale dell’Associazione, che ha una tiratura di oltre 25mila copie sul territorio nazionale ed è molto diffusa fra le istituzioni che si occupano di sicurezza.

In questo articolo ci occupiamo dell’Annuario della sicurezza stradale 2010, che ha lo scopo di interpretare le cause degli incidenti stradali nel nostro paese, e riserveremo una particolare attenzione al capitolo dedicato ai sinistri correlati al trasporto pesante.

Per tutte le altre informazioni sulle attività e sulle pubblicazioni di ASAPS rimandiamo al sito internet dell’Associazione all’indirizzo http://www.asaps.it


L’Annuario della sicurezza stradale 2010
E’ stato pubblicato l’Annuario della sicurezza stradale 2010, che riporta i dati sulla sinistrosità delle strade italiane e, rispetto alla prima edizione, quella del 2009, ai tradizionali osservatori che ASAPS cura da diversi anni (pirateria stradale, contromano, sbirri pikkiati, incidenti del fine settimana, incidenti che coinvolgono i bambini, ecc.) sono stati aggiunti altri importanti osservatori.

Ci si riferisce a quello sugli incidenti ai trattori agricoli, quello sugli incidenti nei cantieri stradali, e infine a quello che ci riguarda più da vicino, di cui parleremo in modo piuttosto approfondito nel seguito di questo articolo: quello relativo agli incidenti che hanno coinvolto i mezzi pesanti.

L’Annuario 2010, curato da Giordano Biserni, presidente ASAPS, e da Lorenzo Borselli, responsabile degli osservatori sulla sinistrosità, è suddiviso in 14 capitoli, con 240 pagine a colori ricche di dati, tabelle e immagini, la prefazione di Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e la presentazione di Vincenzo Borgomeo, giornalista reponsabile di Motori.Repubblica.it

«Chiarezza dei numeri e delle percentuali» così come è avvenuto nell’edizione 2009, ma, vien fatto notare nel primo capitolo, soggiacendo al tradizionale ritardo nella diffusione dei dati ufficiali sull’incidentalità, che sono fermi ai numeri del 2008: infatti, salvo auspicabili improvvisate, i dati del 2009 verranno diffusi a fine 2010.

Il testo sarà diffuso gratuitamente a tutti i referenti ASAPS sul territorio e in occasione di eventi e momenti educativi organizzati dall’associazione nelle scuole; inoltre è scaricabile gratuitamente dal sito internet www.asaps.it


La sinistrosità in Italia
In base all’Annuario 2010, il 2008 è stato un anno da considerare positivamente, sebbene non entusiasmante: anche se l’Italia non riuscirà a raggiungere l’obiettivo fissato dall’Unione Europea di dimezzare la mortalità sulle strade nel decennio 2001-2010, occorre infatti considerare che dal 2001 siamo arrivati a una diminuzione del 33%.

Riferendoci poi al 2007, diminuiscono i morti del 7,8% (da 5.131 a 4.731), i feriti del 4,6% (da 325.850 a 310.739) e il numero complessivo di incidenti del 5,2% (da 230.871 a 218.963).

Sostanzialmente, sono state risparmiate 400 vite rispetto al 2007, ed evitato sofferenze di varia gravità a 15.111 tra conducenti e passeggeri.
La nota negativa riguarda però i pedoni, il cui numero di vittime è cresciuto da 627 a 648.

A livello europeo, l’Italia continua però ad essere uno dei paesi con il maggior numero di vittime in valori assoluti, superata solo dalla Polonia, che nel 2008 ha contato 5.437 vittime.
Seguono in ordine la Germania, con 4.467 vittime, la Francia con 4.275, poi Spagna con 3.081 e Regno Unito con 2.718.

Il luogo nel quale l’Italia ha brillato in termini di sicurezza stradale è l’autostrada, registrando un numero di vittime più che dimezzato rispetto al 2001, e anche se l’obiettivo fissato dalla Commissione Europea appare un miraggio, è pur vero che la riduzione media europea è stata del 28%, contro il 33% dell’Italia.

Una differenza sostanziale fra la sinistrosità italiana e quella di altri paesi consiste nello scenario nel quale avvengono: le maggiori città italiane hanno tassi di mortalità da 2 a 5 volte più elevati rispetto alle altre aree urbane dell’Europa a 15: i 14 maggiori centri urbani italiani sono teatro di incidenti che provocano 400 morti e 70.000 feriti in più rispetto al livello di rischio di altri centri europei.


Trasporto pesante e infortunio stradale
Come anticipato poco sopra, una delle novità introdotte nell’edizione 2010 dell’Annuario è l’osservatorio dedicato all’incidentalità correlata al trasporto pesante.

Riportiamo qui i dati principali, invitando comunque chi ne volesse approfondire la ricca trattazione e i molti aspetti analizzati a leggere gratuitamente il documento in versione integrale sul sito internet dell’ASAPS www.asaps.it

Già dal titolo del capitolo, Trasporto pesante e infortunio stradale: il gigante buono e incompreso della sicurezza, si possono capire agevolmente quali saranno le conclusioni, con un mito, quello del ruolo dei mezzi pesanti sull’incidentalità, da sfatare.

E’ infatti opinione diffusa che, anche per le dimensioni dei mezzi, il trasporto pesante costituisca un notevole pericolo per la circolazione.
In realtà, la percentuale di incidenti che riguarda i ‘bisonti della strada’ è il 7,3% del totale: sostanzialmente, i camion sono coinvolti – e ciò non significa che siano sempre responsabili – in poco più di 7 incidenti stradali su 100, provocando il 6,2% dei morti e il 3,7% dei feriti.

Gli incidenti nei quali sono coinvolti mezzi pesanti hanno una maggiore gravità media, ma è anche vero che, in Italia come nell’Unione Europea (in cui la percentuale di incidentalità dei mezzi pesanti si attesta al 6%), il coinvolgimento dei veicoli commerciali di portata superiore a 35 quintali diminuisce più rapidamente del numero di incidenti in generale.

Inoltre, questo dato non solo va rapportato al parco circolante (al 31 dicembre 2008 si contavano 3.914.998 autocarri trasporto merci in Italia, l’8,2% sul totale del parco veicoli), ma anche al numero di chilometri percorsi.

Occorre poi considerare che negli ultimi 25 anni la mobilità delle merci e dei passeggeri è cresciuta del 300% e il numero di veicoli circolanti del 330%, ma mentre nel 1975 gli investimenti per le strade costituivano l’1,4% del PIL, oggi siamo allo 0,2%: sostanzialmente sono crollati a un settimo del loro valore, e sono il 25% di quelli realizzati in Germania, il 44% di quelli della Francia e il 67% di quelli dell’Inghilterra.

Qui riportiamo un’ultima considerazione secondo noi alquanto significativa in merito al trasporto merci via camion, lasciando poi ai nostri lettori l’iniziativa di approfondire e leggere il documento integrale all’indirizzo www.asaps.it

Si tratta della necessità, bene evidenziata nell’Annuario, di armonizzare lo spazio politico, economico e culturale dell’Unione Europea, oggi costituito da 27 paesi, su un’area di 4 milioni di chilometri quadrati, popolata da 450 milioni di persone.

Per comprendere quanto sia ancora difficoltoso muoversi nell’Unione Europea, è sufficiente un piccolo confronto con gli Stati Uniti d’America, in cui il modello della carta di circolazione di un veicolo è sostanzialmente identico in tutti gli stati, stesso dicasi per la patente di guida o per la soglia legale alcolica.

Nell’Europa a 27 circolano più di 90 differenti tipi di patente, sono in vigore 27 codici stradali e 5 diversi limiti alcolemici.

Per quanto riguarda i limiti di velocità, si passa dal no limits tedesco alle 70 miglia orarie britanniche (112 km/h), mentre in Italia come al solito siamo un po’ più complessi: 130 km/h sulle autostrade, con riduzione a 110 in caso di pioggia e forse – ma ormai il pericolo sembra scongiurato – 150 sulle autostrade a tre corsie per ogni senso di marcia.





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