Nell’ambito delle attività di ricerca e sviluppo messe in campo da Procter&Gamble, il colosso mondiale dei beni di largo consumo e T3Ci hanno annunciato la firma di un accordo quinquennale finalizzato allo studio di nuove ed innovative possibilità di utilizzo dei tag e della identificazione in radiofrequenza.
Multinazionale leader, P&G conta circa 110.000 dipendenti in 80 Paesi nel mondo ed ogni giorno con un portafoglio di ben 300 marchi (tra cui Pringles, Pantene, Laura Biagiotti, Hugo Boss, Pampers, Wella e altri) entra nella vita di oltre 2 miliardi di persone in tutto il mondo.
T3Ci, società fondata nel 2003 specificatamente con l’obiettivo di analizzare e utilizzare i dati provenienti dall’Rfid, annovera tra i suoi clienti anche Unilever e Hp.
Più in dettaglio, lo scorso anno ha raccolto e analizzato circa 1 milione di informazioni mentre, secondo le prime stime, nel 2005 arriverà a gestire una mole di oltre 10 milioni di dati.
Attraverso l’accordo appena siglato le due aziende intendono sviluppare in comune una serie di applicazioni strategiche dell’Rfid soprattutto in vista della crescente importanza che tale tecnologia sta acquisendo tra le priorità dei retailer di tutto il mondo.
Contemporaneamente nel breve periodo P&G conta di ottenere consistenti riduzioni dei costi, tanto che è stata proprio la stima di un possibile risparmio quantificabile tra i 50 e i 100 milioni di dollari, spesi annualmente per la rielaborazione di ordini errati o incompleti, ad accelerare i tempi dell’accordo.
A partire dal 2004 Procter&Gamble è stata tra i primi fornitori a seguire con successo Wal-Mart nel suo progetto di implementazione su larga scala dell’identificazione in radiofrequenza considerando la richiesta del retailer americano non un mero costoso adeguamento ma un’interessante opportunità di crescita. In questo ambito il gigante del largo consumo è diventato uno dei produttori leader in materia di studio ed applicazione degli standard EPC.
T3Ci è stato scelto da P&G, in quanto giudicato il più adatto e qualificato tra i provider di software per l’esame dei dati EPC, al fine di studiare e individuare nuove applicazioni in grado di generare valore dall’analisi dei data base.
Il presupposto da cui si parte è che dare mera “visibilità” aIla supply chain non è sufficiente; quella stessa visibilità deve essere una leva per produrre valore.
Secondo il pensiero di P&G, adottare la tecnologia Rfid solo perché qualcuno la richiede, perché “tutti si stanno adeguando” o perché è necessario per mostrarsi al passo con i tempi porta benefici modesti se non addirittura nulli. E’ necessario quindi essere parte attiva in questo processo studiando applicazioni che portino benefici sia “all’esterno” che “all’interno” dell’azienda.
In particolare, si è posto l’accento sulle possibilità di miglioramento del management dell’out-of-stock, delle promozioni in-store e del lancio di nuovi prodotti.
Secondo Steve Rehling, direttore IT e responsabile dei sistemi Rfid di P&G, “permangono inefficienze ed errori nell’esecuzione dei processi aziendali, ragion per cui stiamo valutando il modo migliore per utilizzare usare i dati EPC al fine di gestire in modo ottimale soprattutto le iniziative legate alle promozioni e all’introduzione di nuove referenze”.
Non solo, un’altra importante sfida che dovrà essere affrontata riguarderà la qualità dei dati e delle informazioni raccolte dai lettori in radiofrequenza, spesso inquinata da “passaggi” errati o involontari: a volte un lettore installato in un compattatore di rifiuti intercetta per sbaglio i tag posti su casse movimentate nelle vicinanze da carrelli a forche, così come un impiegato che prende un tag per mostrarlo a parenti ed amici e con esso in tasca si sposta all’interno del negozio/magazzino provoca una serie di letture sbagliate.
Peter Rieman, uno dei fondatori di T3Ci, ha infatti affermato: ”Il peggior difetto dei codice a barre è che occorre esservi allineati per poterli leggere mentre quello dei tag è che non serve esservi allineati perché vengano letti!”
Parallelamente, ad esempio, si potranno tracciare gli spostamenti e la permanenza di un determinato prodotto in magazzino facendo in modo che un allarme segnali lo scostamento dai parametri medi standard: così se abitualmente una referenza rimane quattro giorni in inventario, un manager può scegliere se essere avvisato quando una spedizione di tale prodotto rimane in magazzino per più di 6 giorni.
Rispetto al codice a barre le potenzialità sono enormi: si tratta di renderle fruibili nel migliore dei modi ai processi aziendali di tutti i giorni.
Progetti Rfid in corso da parte di P&G al fine di testare costi e benefici della tecnologia EPC