Il nuovo report ISPRA 2024 riaccende il dibattito sull’impatto della logistica sul territorio. L’Emilia-Romagna, con oltre 1.000 ettari di suolo consumati tra il 2023 e il 2024, conquista la maglia nera nazionale per la crescita delle superfici urbanizzate, nonostante il 86% dei terreni classificati come recuperabili. Un dato che mette sotto pressione la legge urbanistica regionale del 2017, nata con l’obiettivo di azzerare il consumo di suolo, ma finora incapace di frenare l’espansione legata ai poli logistici.
Il governatore Matteo De Pascale ha annunciato una revisione complessiva della normativa, sottolineando la necessità di differenziare la logistica dalle altre attività produttive. Il settore, infatti, viene ancora trattato come industria ordinaria, nonostante l’impatto ben maggiore in termini di emissioni, impermeabilizzazione del terreno e congestione infrastrutturale. “Una buona o una cattiva logistica – ha ricordato il presidente – può cambiare la vita di un territorio”.
La riforma della legge urbanistica in arrivo mira a introdurre criteri più stringenti per i nuovi insediamenti logistici. L’obiettivo è duplice: limitare l’espansione non necessaria e tutelare la competitività della manifattura, considerata strategica per l’economia regionale.
Le nuove linee guida prevedono che le aziende manifatturiere potranno ampliare i propri stabilimenti solo in adiacenza diretta al sedime produttivo, evitando delocalizzazioni che generano traffico e inquinamento. Al contrario, i nuovi hub logistici saranno sottoposti a valutazioni di impatto territoriale e ambientale più rigorose, per verificare la sostenibilità complessiva dell’intervento.
Parallelamente, la Regione sta rivedendo i criteri di monitoraggio del consumo di suolo, ritenuti inadeguati. In alcuni casi, ha evidenziato De Pascale, persino la realizzazione di parchi pubblici o casse di espansione è stata conteggiata come consumo di suolo, falsando la percezione del fenomeno. La Regione chiederà quindi a ISPRA un confronto per ridefinire le metriche e distinguere tra occupazione temporanea e trasformazione permanente del territorio.
La stretta sulla logistica segna un cambio di paradigma nella pianificazione territoriale. Le imprese dovranno adottare modelli più efficienti, puntando su hub compatti, intermodali e tecnologicamente avanzati, capaci di ridurre l’impatto ambientale e i costi di trasporto.
La Regione, da parte sua, intende tutelare la manifattura, premiando gli ampliamenti in sede e disincentivando la proliferazione di magazzini in aree agricole. In questo scenario, la logistica diventa un banco di prova per il Green Deal regionale: un settore chiave che, se regolato con intelligenza, può evolvere da fonte di consumo di suolo a motore di sostenibilità e rigenerazione.
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