Il trasporto marittimo è cruciale per la supply chain globale, ad oggi quasi il 90% delle merci viene spedito via mare.
Se fino a due ani fa, nonostante la complessità e la lunghezza delle catene di approvvigionamento, trasportare merci via mare dall’altro lato del mondo era relativamente economico e rapido ad oggi non è più così.
La pandemia, prima, e la guerra, ora, con le relative sanzioni, hanno reso complesso, costoso e lento traportare merci via mare dall’Asia fino all’Europa.
Shanghai è il primo scalo al mondo per volumi di merci movimentate, il che lo rende un hub strategico per il commercio.
Inoltre, tra i primi dieci porti a livello mondiale, ad esclusione di Rotterdam, figurano solo terminal situati nel Sud-Est asiatico, di cui sei sono cinesi.
La predominanza di tali scali è data dal fatto che questa determinata area geografica è diventata negli anni la fabbrica del mondo per il trasporto.
Il lockdown di Shanghai, principale porto cinese, sta causando non pochi rallentamenti a tutta la supply chain globale al punto che Maersk, da metà aprile di quest’anno, ha sospeso le prenotazioni sulle navi che toccano Shanghai perché non ha più spazio per stoccare i contenitori.
Le problematiche attuali comportano un dispendio di tempo importante, stimato in 12 giorni contro una media di 5, il che si traduce in un successivo aumento dei costi, di per se già aumentati per le conseguenze dovute alle pandemia.
Confrontando i dati del 2021 con quelli del 2019, si può notare un aumento dei prezzi relativi ai container, dai 1.421 ai 7.556 dollari, ed una dilatazione dei tempi medi di consegna, da 39 a 68 giorni.
Alcuni effetti si vedono già, dove porti europei come Rotterdam ed Amburgo iniziano ad essere congestionati.
I problemi relativi al porto di Shanghai si sommano con quelli provocati dalla guerra tra Ucraina e Russia.
L’Ucraina è un Paese importante quale esportatore di materie prime, semilavorati e componentistica per auto.
L’invasione russa ha di fatto bloccato l’export, poiché i suoi porti principali, Odessa e Mariupol, sono andati distrutti o sono stati resi inaccessibili.
Oltre al Bosforo (controllato da una Turchia sempre meno affidabile), altri punti sensibili sono gli stretti di Malacca, Hormuz, Bab al-Mandab ed infine i canali di Panamá e Suez.
Lo sviluppo di navi container sempre più grandi ha spinto le autorità dei Paesi su cui ricade il controllo dei canali ad adeguamenti strutturali tali da permettere il transito delle megaship.
Tuttavia, gli eventi recenti riguardanti la nave Ever Given bloccatasi nel Canale di Suez hanno dimostrato la vulnerabilità di queste importanti vie di comunicazione.
In questo situazione complessa si sta riscoprendo l’importanza dei porti e, dopo anni di investimenti solo su Trieste e Genova, si è iniziato a parlare di investimenti su altre aree soprattutto al Sud Italia, al momento dotati di infrastrutture molto inferiori a quelle presenti nel Nord.
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