Integrazione e Unione Europea sono argomenti oggi sulla bocca di tutti, di cui trattano le pagine dei giornali e i tg ogni giorno.
Integrazione che passa anche dal settore dei trasporti nazionali ed internazionali, ancora oggi e sempre un elemento fondamentale in termini di sviluppo economico.
I Paesi membri giocano naturalmente un ruolo vitale nella crescita economica della comunità, favorendo trasporti agevolati e sviluppo tecnologico continui e costruendo circa 11mila posti di lavoro nel settore.
La Corte dei conti europea denuncia tuttavia la scarsità di investimenti, che rallenta crescita economica e integrazione tra gli Stati membri.
Sarebbero infatti necessari 130 miliardi di euro l’anno di investimenti, ad aggiungersi alla manutenzione delle infrastrutture già esistenti.
“L’UE e gli Stati membri hanno compiuto progressi nello sviluppo delle infrastrutture, ma devono sforzarsi maggiormente per fronteggiare le sfide note e future cui è confrontato il settore dei trasporti” ha dichiarato Ladislav Balko, il membro della Corte dei conti comunitaria responsabile dell’analisi panoramica.
La Corte ha anche dichiarato che sono state proposte misure volte all’accelerazione della decarbonizzazione dei trasporti, dal momento che il settore è il responsabile di un quarto di tutte le emissioni di gas serra.
Sei sono le sfide principali che l’Unione Europea deve affrontare per migliorare la mobilità interna, tenendo conto di digitalizzazione, dell’automazione logistica e delle norme legislative riguardo alla tutela della vita privata e alla sicurezza dei dati.
L’UE ha fissato una serie di obiettivi ambiziosi per tutto il settore dei trasporti, tra cui ad esempio il completamento della rete centrale TEN-T (nient’altro che una serie di infrastrutture di trasporto con la funzione di sostenere la circolazione di beni e persone) entro il 2030, investimento da 500 miliardi di euro.
Per provvedere a questo tipo di imprese è necessaria una minuziosa analisi dei costi di trasporto per i quali devono essere messe a disposizione risorse finanziarie sufficienti.
I problemi emersi dall’analisi della Corte sono molteplici, come quello emerso nel campo del sistema di controllo del traffico ferroviario ERTMS.
Un altro caso è quello che riguarda le vie navigabili, al cui riguardo le previsioni non erano basate su dati sufficientemente esaurenti.
È quindi necessario, se si fissano priorità e obiettivi strategici ambiziosi, assicurare la più corretta disponibilità di risorse, evitando di complicare l’intera strategia.
Chi mette i soldi, decide. Funziona così dappertutto, anche in Europa, dove sono gli Stati membri a finanziare i progetti e quindi ad avere l’ultima parola sugli stessi.
Il rischio, in questo caso, è però quello che ognuno di essi prenda decisioni in autonomia e non collegialmente.
Secondo l’Unione europea è quindi necessario che gli Stati membri imparino e comincino a soddisfare prima di tutto le esigenze della comunità: per far ciò, l’Unione deve adottare strumenti di applicazione efficaci.
I fondi europei possono coprire solo una quota modesta delle esigenze di investimento complessive, ed è quindi importante riuscire a focalizzare queste risorse in quelle attività che possono rappresentare il valore aggiunto.
È stato introdotto infatti un nuovo requisito per accedere al finanziamento dei trasporti: gli Stati membri hanno ora l’obbligo di dimostrare che i progetti che vengono proposti saranno attuati nel quadro di un piano nazionale o regionale, di carattere globale e di lungo periodo.
L’entità limitata di finanziamenti dell’Unione europea comporta l’esigenza di una pianificazione e un controllo maggiori, attraverso un calcolo di costi e benefici del progetto.
Le norme dovrebbero essere semplificate, così da diminuire gli ostacoli normativi e amministrativi. Per avere un quadro a 360° sarebbe inoltre fondamentale disporre di un monitoraggio continuo dell’attuazione del progetto, concentrandosi anche sui risultati e gli impatti dello stesso.
L’Unione Europea vuole infatti offrire e finanziare idee sostenibili e che portino a una crescita notevole nel settore dei trasporti.
Un’adeguata manutenzione delle infrastrutture è un requisito fondamentale per le reti di trasporto sostenibili nell’Unione europea e quindi, oltre a preoccuparsi dei nuovi investimenti, bisogna anche occuparsi delle realtà già esistenti per garantire un corretto funzionamento.
Questa situazione è attualmente scadente, per un’inadeguata manutenzione delle infrastrutture stradali, ferroviarie e fluviali, con conseguenze gravi per gli aspetti di sicurezza, qualità, efficienza e sostenibilità, come tragicamente visto lo scorso 14 agosto nel caso del ponte Morandi di Genova.
Questa gestione della manutenzione è diretta responsabilità delle autorità locali e nazionali.
A questo proposito la Commissione europea ha proposto, per il periodo 2021-2027, una condizione che imporrebbe agli Stati membri di fornire informazioni sulla disponibilità di risorse economiche per finanziare gli investimenti in manutenzione, pena l’esclusione della spesa dalle domande di pagamento.
Il trasferimento di merci dalla strada ad altri mezzi di trasporto più ecologici può contribuire a ridurre le emissioni prodotte dal settore dei trasporti, che si concentrano soprattutto nel settore stradale.
L’analisi elaborata nel 2017 della Corte evidenzia come il trasporto su gomma giochi ancora un ruolo preminente rispetto a quello ferroviario e marittimo, più ecologici e quindi da preferire nelle azioni future.
Sono dunque questi i sei punti da cui ripartire in Europa, per dare un boost alla politica dei trasporti, visti non solo come esigenza naturale in svariati campi d’applicazione, ma come linfa vitale della vita economica e non solo.
Sei punti con altrettante possibili soluzioni sul medio-lungo periodo per vincere una sfida decisiva che coinvolge centinaia di milioni di persone, direttamente e indirettamente.