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Frodi nella logistica: il sistema delle “coop apri e chiudi” che abbatte i costi del lavoro
Le indagini della Guardia di Finanza smascherano un meccanismo diffuso di dumping salariale


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Frodi nella logistica: il sistema delle “coop apri e chiudi” che abbatte i costi del lavoro

24 Ottobre 2025

Nel settore logistico italiano si sta consolidando un sistema di frode strutturale fondato su cooperative “apri e chiudi” create per ridurre illegalmente i costi del lavoro. Le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal generale Luigi Vinciguerra, hanno messo in luce una rete di società che, dietro contratti d’appalto solo formali, forniscono manodopera a basso costo. Il fenomeno, in costante aumento su scala nazionale, riguarda in particolare facchinaggio, picking, smistamento e trasporto, settori dove la pressione sui margini è più alta.

Queste imprese appaltano servizi a cooperative di breve durata che, pur impiegando decine di lavoratori, non versano contributi né imposte. Sono entità “guscio” che si spengono e riaccendono ciclicamente con nuovi prestanome, lasciando dietro di sé debiti fiscali e lavoratori privi di tutele.

Le “società filtro” e il trucco contabile del dumping salariale

Oltre alle cooperative “serbatoio”, le Fiamme Gialle hanno individuato le “società filtro”, interposte tra committenti e fornitori di manodopera per schermare i rapporti diretti e ostacolare i controlli. In questo modo la catena di responsabilità si allunga e diventa più difficile dimostrare l’indebita somministrazione di lavoro.

L’obiettivo è duplice: ridurre i costi e ottenere vantaggi fiscali. Le indagini di Milano, Torino e Bolzano hanno evidenziato fatture per operazioni inesistenti per oltre 180 milioni di euro e sequestri per più di 40 milioni. Il meccanismo consente di generare crediti IVA fittizi e di abbattere l’IRES, trasformando il costo del lavoro in costo per servizi.

Retribuzioni fittizie e diritti negati

Il risparmio nasce da pratiche diffuse: evasione contributiva, uso improprio dell’indennità di trasferta anche per chi non si sposta dal magazzino, e falsi contratti part-time che celano turni di dieci o dodici ore. In busta paga compaiono quattro o cinque ore; il resto “evapora”. È così che il margine competitivo non deriva dall’efficienza, ma dal taglio dei diritti.

Questo dumping salariale altera la concorrenza e danneggia le imprese regolari, generando una spirale di sfruttamento che mina la sostenibilità dell’intero comparto. Secondo la GdF, solo a Milano i recuperi fiscali hanno superato i 600 milioni di euro dal 2021.

La risposta del settore: verso una logistica più trasparente

Il mondo della logistica tenta di reagire. Confetra ha promosso un nuovo schema di contratti d’appalto, elaborato da Pietro Ichino, per offrire strumenti capaci di distinguere le imprese virtuose da quelle che sfruttano scorciatoie illegali. L’obiettivo è rafforzare la legalità, valorizzare i fornitori corretti e ripristinare una concorrenza leale.

La transizione verso un ecosistema logistico trasparente passa da controlli più stringenti, tracciabilità dei rapporti contrattuali e responsabilità condivisa lungo la supply chain. Solo così il settore potrà crescere su basi sane, restituendo dignità ai lavoratori e credibilità a un comparto che rappresenta uno dei pilastri dell’economia italiana.

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