Green è bello: questa è la vulgata, sostenuta da motivazioni di tutto rispetto.
In Logisticamente, da anni andiamo sostenendo la tesi che investire nella sostenibilità ambientale, andando oltre le imprescindibili questioni etiche e di salvaguardia del nostro Pianeta, sia economicamente conveniente. O almeno lo possa essere.
Avendo in mente la definizione di ‘efficienza’, ovvero “la capacità di azione o di produzione con il minimo di scarto, di spesa, di risorse e di tempo impiegati”, abbiamo voluto chiedere a un operatore logistico, ovvero a chi sulla continua ricerca dell’efficienza ha costruito il proprio business, se la pensasse o meno come noi.
Abbiamo scelto NUMBER 1, che già ci aveva ospitati l’anno scorso parlandoci delle proprie strategie di sviluppo, certi di trovare spunti e progetti interessanti da proporvi: è infatti ben noto come Barilla, l’azionista di riferimento, abbia da sempre caratterizzato la propria attività nel rispetto dei valori ambientali e di responsabilità sociale.
Non siamo rimasti delusi, e grazie alla disponibilità di Andrea Provini, Purchasing and Technical Area director, siamo venuti a conoscenza di progetti estremamente innovativi che hanno lo scopo di ridurre l’impatto ambientale delle attività logistiche, togliendoci anche la soddisfazione di vedere confermata con dati precisi la nostra ipotesi di partenza: l’efficienza fa bene all’ambiente.
Non solo: abbiamo potuto ancora una volta appurare come le tematiche che andremo ad affrontare in collaborazione con AILOG nel convegno ‘Lean warehousing: utile e possibile’, in programma il 24 ottobre 2012 a Salsomaggiore Terme (PR), siano non solo in auge negli uffici dei consulenti, ma già pienamente operative nei piani strategici del management più illuminato.
Conversazione con Andrea Provini
Far recuperare efficienza e competitività alle aziende è sostanzialmente la ragion d’essere dell’outsourcing logistico: secondo lei questa mission può essere compatibile con l’obiettivo della sostenibilità ambientale?
Efficienza e sostenibilità ambientale, nella misura in cui si raggiunge un obiettivo allocando la minore quantità possibile di risorse, sono senz’altro correlate: condivido appieno questo approccio e questa sintesi.
In NUMBER 1 ce ne siamo resi conto strada facendo, nel senso che il nostro progetto di sostenibilità ambientale nasce mutuato da quello di Barilla, che da anni fa della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale un pilastro delle proprie linee guida.
Fatte salve le istanze di Barilla, dalle quali siamo partiti, nello sviluppo del nostro piano di sostenibilità ci siamo resi conto con piacere che in effetti il rispetto per l’ambiente genera anche margini non indifferenti sui servizi che offriamo.
Quali progetti, che fra gli obiettivi hanno la riduzione dell’impatto ambientale, sono attivi oppure allo studio in NUMBER 1?
Come operatori logistici ci occupiamo principalmente di magazzini e di trasporti, quindi abbiamo intrapreso un cammino che ci portasse a progetti che ci portassero alla riduzione dell’impatto ambientale in queste due aree di riferimento: stoccaggio e distribuzione.
C’è un terzo filone che stiamo seguendo che riguarda la certificazione, allo scopo di dare un assetto più formale a quello che stiamo facendo: l’adesione al progetto Lean & Green, nato in Olanda nel 2007 e da quest’anno approdato in Italia, che ci ha visti protagonisti nella prima parte dell’anno con l’organizzazione dell’ultimo workshop in Italia dedicato a questo tema.
Il progetto Lean & Green ha come obiettivo portare alla riduzione delle emissioni di CO2 del 20% in un arco temporale di 5 anni, per noi si tratta quindi di adottare un piano di lavoro e farlo validare da un ente terzo.
NUMBER 1 ha lanciato un paio di anni fa il progetto Green 1. Questo progetto ha aspetti sia analitici sia gestionali.
Dal punto di vista analitico abbiamo definito il contesto in cui operare (come detto prima magazzini e distribuzione), per poi definire il reperimento dei dati e delle risorse con l’obiettivo di generare un cruscotto per monitorare e visionare l’andamento delle nostre attività anno per anno.
Per quanto riguarda l’area del magazzino, ci siamo posti l’obiettivo di valutare le emissioni di anidride carbonica equivalente legate all’attività di magazzino, dove l’impatto principale viene prodotto dalle aree riscaldate o raffrescate, oppure le infrastrutture che consentono la movimentazione meccanizzata del pallet.
I risultati consolidati nell’anno 2010, che provengono da 28 magazzini, restituiscono il varole di 33 kg di CO2 emessi per metro quadrato di superficie, e 6 kg per tonnellata di merce movimentata.
Nelle emissioni di gas serra correlate all’attività dei magazzini c’è una netta differenziazione fra i magazzini di stabilimento e quelli esterni, che sono multicliente e multiprodotto, per il semplice fatto che in genere i magazzini di stabilimento sono aree riscaldate o raffrescate per policy o per attività che vi vengono svolte.
Un progetto su cui puntiamo molto, e di cui mi fa molto piacere parlare in questa occasione, è il progetto GRIIN, che è partito inizialmente con il semplice obiettivo di sostituire le lampade al neon con quelle a led.
In realtà questo primo approccio inteso come investimento sul led si è poi evoluto nel secondo semestre dello scorso anno in modo molto più ampio, sfociando in un’associazione temporanea di imprese con IBT SpA, RAFF Srl e Politecnico di Torino.
Abbiamo partecipato al bando “Torino wireless”, che abbiamo vinto per l’elevato tasso di innovazione nell’ambito del risparmio energetico, e ottenendo un finanziamento per sviluppare un sistema intelligente per la gestione dell’illuminazione nei magazzini.
NUMBER 1 è così la prima azienda in Italia a sviluppare una tecnologia di questo tipo nei magazzini, mettendo a disposizione le strutture principalmente dell’area di Parma per portare avanti la sperimetazione del progetto.
Questo progetto, che dovrebbe concludersi entro la fine di quest’anno, porterà una serie di vantaggi: in primo luogo avremo un report puntuale sul consumo di ogni singola lampada installata, in secondo luogo ci sarà un’ulteriore ottimizzazione dei costi.
Già la lampada a led in sé permette un risparmio su quella al neon di oltre 50%, grazie a questo progetto andremo addirittura oltre.
In sostanza, la problematica da risolvere con le lampade a led è il tempo di risposta tra sensore e lampada, che oggi è di almeno 20 secondi: ciò significa alcune difficoltà ad attivare processi di accensione e spegnimento automatizzato al passaggio dell’operatore.
Il primo obiettivo di questo progetto è minimizzare questi tempi di risposta in fase di entrata e uscita dell’operatore.
Il secondo obiettivo è quello di portarci ad avere un cablaggio intelligente del magazzino, dove le lampade diventino esse stesse dei punti di ricezione dati, come se fossero una sorta di tag.
Questo significa che il cablaggio elettrico del magazzino dovrebbe portarci all’eliminazione del cablaggio in RF del magazzino stesso, utilizzando il sistema di comunicazione fra lampade anche come sistema di trasmissione dati: in prospettiva, gli sviluppi futuri saranno l’eliminazione quasi totale degli infiniti cablaggi delle varie attività svolte quotidianamente.
Ugual cosa dovrebbe avvenire con il sistema integrato di altre infrastrutture tipo impianti allarme e impianti antincendio: oggi per controllare tutti questi tipi di segnali sono necessari cablaggi dedicati. Il risultato che ci aspettiamo dalla conclusione di questo progetto è che tutti questi cablaggi dedicati dovrebbero sparire contemporaneamente.
Faremo un test in esclusiva nei nostri magazzini e diventeremo l’unica società che, oggi, sta sviluppando questo tipo di tecnologia in Italia.
Per quanto riguarda i vantaggi della tecnologia, il risparmio energetico è del 60-65% rispetto al neon, in termini di intensità luminosa abbiamo rilevato un +15% di lux in media, ma con una uniformità invariata da terra alla massima altezza, evitando l’effetto campana del neon.
Il numero di punti di illuminazione installati è sempre inferiore al 50% rispetto alle lampade al neon, e la vita utile della lampada a led senza manutenzione è di almeno 12 anni, contro i 2-3 anni di un neon ben mantenuto.
Quindi, riepilogando: siete partiti con la semplice idea di cambiare le lampade, e già questo sarebbe stato un notevole risparmio di risorse per l’azienda e per l’ambiente.
In più, ne avete ottimizzato il funzionamento, riducendo ulteriormente le risorse impiegato.
E andando oltre state pensando, grazie a questo approccio al sistema di illuminazione, di eliminare infrastrutture necessarie al funzionamento del magazzino, che in prima istanza con l’illuminazione non avevano niente a che fare, pur costituendo una voce di costo.
Sì, proprio così: siamo partiti da un intervento di manutenzione straordinaria che poi si è evoluto in un progetto di riduzione dei costi, riduzione dell’impatto ambientale, e riduzione dell’infrastruttura necessaria a far funzionare gli impianti.
Restando sempre in tema di progetti di sostenibilità nell’area stoccaggio, molto importante è l’investimento di NUMBER 1 nella produzione di energia elettrica mediante pannelli fotovoltaici.
Qui sopra alla nostra testa [la sede NUMBER 1 di Viale Forlanini a Parma – ndr] abbiamo uno dei più grandi impianti del nord Italia, e stiamo cercando di estendere i pannelli fotovoltaici su tutte le coperture dei nostri magazzini.
L’attuale stato dell’arte vede un 28% di superfici già coperte, un 15% di progetti in corso, un 27% in stand-by e un 29% in fase di valutazione, ed essendo le nostre sedi dislocate in tutta Italia si tratta di un progetto con ampiezza e impatto importanti.
Adesso le nomino un paio di iniziative per la distribuzione ecosostenibile delle merci di cui si sente molto parlare, e le chiedo di dirmi quelli che secondo lei sono i pregi e i difetti di ciascuna: distribuzione merci in città con mezzi elettrici e corsi di guida ecosostenibile per gli operatori delle flotte.
NUMBER 1 sta già lavorando con i propri partner del trasporto per l’ammodernamento della flotta, sostituendo progressivamente i mezzi euro 1 o euro 2 con euro 4 e euro 5, riducendo così le emissioni di CO2 in modo progressivo e costante.
Per quanto riguarda i mezzi elettrici, i problemi principali delle soluzioni oggi disponibili sul mercato sono l’autonomia e le dimensioni: di fatto, ad oggi l’elettrico non permette di avere le portate che generalmente la nostra attività di distribuzione richiede.
Siamo ancora in fase embrionale, ma vale la pena citare questa iniziativa: siamo in partnership con Iveco per arrivare alla presentazione di un modello test, delle dimensioni di un Daily un po’ maggiorato, con tempistiche precise ancora da definire, anche se posso affermare con certezza che entro il 2013 vedremo i primi esiti del progetto.
Per quanto riguarda la distribuzione attuale e quotidiana, ci siamo orientati sul metano: a breve utilizzeremo mezzi a metano a Milano, Parma e Roma con mezzi di 35 quintali circa di portata.
Infine, insieme ai nostri partner del trasporto, stiamo effettuando corsi di guida orientati a ridurre le emissioni dei mezzi della distribuzione primaria e non.
Aggiungo un’ultima cosa: siamo entrati nel gruppo di lavoro “Progetto diciotto” promosso dal Ministero dei Trasporti, lanciato 2-3 anni fa, per fare dei test sull’utilizzo di mezzi di lunghezza superiore allo standard, ovvero 18 metri, sulla distribuzione primaria.
Abbiamo un paio di mezzi di questo tipo che vengono utilizzati nella distribuzione primaria su tratte ben definite, allo scopo di raccogliere dati sulla possibilità di utilizzare camion più lunghi rispetto al normale per coprire lunghe distanze.
<bPerfetto! Ho qui con me il comunicato stampa di un’associazione di categoria che plaude all’utilizzo degli ‘ecocombi’, ovvero autoveicoli con dimensioni di 25 metri, ottenuti dalla combinazione di un autoarticolato e un rimorchio, o da un autotreno e un rimorchio.
L’ho portato appositamente per chiederle cosa ne pensasse.
In Italia credo che non sarà facile applicare questa soluzione a causa della infrastruttura viaria che abbiamo; in Germania e credo in Francia potrebbe essere invece praticabile.
Allo stato delle cose, già il 18 metri sulle nostre strade è impegnativo, e potrebbe essere di per sé una prova a sostegno di questa affermazione il fatto che da due anni siamo in fase di test e non abbiamo ancora informazioni sufficienti per capire se sia una soluzione applicabile o meno.
Poi c’è un altro fattore: non confondiamo le dimensioni del mezzo con la capacità di saturarlo, perché potrebbe anche verificarsi la situazione paradossale in cui ho un mezzo più lungo che non viaggia a pieno carico.
Inoltre, faccio una riflessione sul trasporto intermodale, che verrebbe avvantaggiato dall’utilizzo di mezzi più lunghi, ricordando che in Italia non ha mai avuto il lancio o il successo sperato, né sono state create condizioni adeguate per poterlo sviluppare.
Parliamo ora di prodotti: ho letto che sono allo studio iniziative per aggiungere alle informazioni già presenti in etichetta quelle relative all’impatto ambientale: un po’ come in Italia è accaduto una quindicina d’anni fa con i ‘nutrition facts’ sui prodotti food. Secondo lei si tratta di uno scenario possibile?
Sì, in effetti ci sono iniziative in tal senso che partono da lontano: alcuni nostri clienti in Europa stanno già lavorando in quest’ottica, ad esempio grossi gruppi che stanno lanciando i ‘green tender’, chiamando aziende di logistica che si siano già accreditate con piani per la riduzione dei consumi e delle emissioni.
Noi stiamo partecipando a questo progetto in seguito alle sollecitazioni di grandi clienti internazionali: posso riferire, come detto prima, che in Europa continentale vengono lanciati non solo i ‘green tender’, ma si parla anche di ‘green order’, ovvero associare all’uscita del magazzino un indicatore che vada a definire l’impatto ambientale dell’ordine stesso.
Anche in Italia ci arriveremo, ma credo che lo faremo sulla scorta di quanto già in parte è e sarà realizzato negli altri Paesi europei per opera delle aziende multinazionali.
Abbiamo parlato di progetti concreti, di importanti percentuali di riduzione dei consumi, di progetti estremamente innovativi e interessanti. Ora le chiedo: le istituzioni, che siano gli Enti locali, lo Stato o l’Unione Europea, stanno offrendo alle imprese strumenti per lavorare nella direzione della sostenibilità ambientale?
Secondo me ci sono progetti che sostanzialmente sono operazioni di cosmesi: non fanno altro che costituire un supporto per presunte iniziative che le aziende di qualsiasi settore intendono mettere in campo in ambito green.
Credo che se un’azienda intende implementare reali processi di razionalizzazione per raggiungere determinati obiettivi nell’ambito dell’efficienza e della sostenibilità ambientale deve avere spirito di iniziativa e soprattutto crederci.
Dal mio punto di vista, da parte degli enti pubblici c’è attenzione perché si tratta di un tema giustamente in auge, ma se si desiderano ottenere risultati significativi in termini di reale razionalizzazione dei processi, le imprese devono andarsi a cercare da sole i partner migliori: la determinazione del management aziendale fa la differenza.
Tornando a parlare di Barilla ad esempio, il management crede da sempre in questi valori e in queste istanze, e ha creato un organismo, il Barilla Center for Food & Nutrition, che raccoglie alcune tra le personalità più importanti nell’ambito di sostenibilità sia italiane che internazionali.
NUMBER 1 crede di avere la possibilità di trasferire queste istanze della capogruppo in un ambito diverso, quello della logistica, declinandole in accordo alle specificità del nostro settore.
Voglio farle un ultimo esempio, che secondo me è un po’ la prova del nove dell’assunto di base di questa intervista, ovvero che l’efficienza sia anche un modo per operare nel senso della sostenibilità ambientale, citandole il progetto Syncro, già piuttosto noto, che NUMBER 1 ha implementato ormai da anni.
Con il progetto Syncro, ideato per conseguire obiettivi di efficienza, abbiamo lavorato con lo scopo di generare marginalità sulle operazioni di trasporto, scoprendo poi di avere ideato uno strumento di grande efficacia anche in termini di salvaguardia ambientale.
Ora non ci resta che validare questi importanti risultati mediante il progetto “Lean & Green”, facendo approvare il risultato della riduzione del 20% delle emissioni CO2 da enti terzi.