Premessa parte II
Nella prima parte di questa intervista sul mondo delle cooperative di produzione e lavoro abbiamo ripercorso la ragion d’essere di una tipologia speciale di imprese, riconosciuta dall’Art. 45 della Costituzione, che grazie all’impegno di uomini anch’essi speciali ha avuto un ruolo di primo piano nella ricostruzione sociale e produttiva del periodo post bellico.
Parliamo nello specifico dell’ambito logistico: quali sono le tipologie di servizio che vengono oggi maggiormente richieste alle cooperative?
Mazzali: Da sempre le cooperative sono fortemente presenti nelle attività di handling, pulizia, guardiania e trasporto.
Negli ultimi tempi i processi di terziarizzazione, sempre più incisivi, hanno fatto sì che le attività appaltate riguardassero, nel nostro caso, tutto il ciclo logistico seguendo una logica fortemente integrata.
Possenti: I servizi di logistica più diffusi per le cooperative che operano nel settore sono principalmente i servizi di handling interno al magazzino, di packaging e di trasporto.
Nei vent’anni di attività della cooperativa la passione per il settore logistico ci ha condotto verso la decisione di ricoprire tutti i servizi che la stessa contempla.
Oggi i nostri clienti si affidano a noi per studi di progetto, per piani di logistica, ma anche per affidarci la completa gestione del trasporto e dei loro magazzini.
Più nel dettaglio possiamo dire che le principali tipologie di servizio offerte sono le seguenti: uno studio delle prestazioni di magazzino e dei flussi merceologici, un’analisi di convenienza ed assistenza per un’eventuale scelta di un WMS di magazzino; un’individuazione dei KPI condivisi per analizzare e migliorare la produttività, l’efficienza di magazzino, un’ottimizzazione dei processi, dell’organizzazione, delle procedure operative, del layout, dei mezzi di movimentazione, delle attrezzature e dei supporti informatici di magazzini e centri distributivi.
Ma la cooperativa si occupa anche del ricevimento della merce, del controllo qualità e quantità, della gestione amministrativa della merce in entrata, dell’allestimento degli ordini, dell’imballaggio e dell’assemblaggio, della gestione amministrativa della merce in uscita, dello stoccaggio delle merci, della gestione dei pallet, dei trasporti e della distribuzione.
Bazzini: La logistica negli ultimi anni ha assunto un ruolo sempre più centrale nel governo di quei flussi che non rientrano nel “core business” delle aziende e che vanno dal processo di lavorazione delle materie prime alla distribuzione del prodotto finito.
Un’attività indispensabile per le aziende del terziario che, oltre a ridurre i costi derivanti dalla gestione del personale, sono in grado di ottimizzare le giacenze attraverso innovativi sistemi di informatizzazione.
Le tipologie di servizio maggiormente richieste vanno dal deposito all’handling, dalla gestione degli ordini in entrata e in uscita (pianificazione fabbisogno, stock, picking, etichettatura, scadenze, imballaggi, campionature, spedizioni, urgenze, resi non conformità) alla gestione informatica dell’intero flusso di magazzino.
Che differenza c’è – o ci dovrebbe essere – fra una cooperativa e un operatore logistico oggi?
Mazzali: Spesso gli operatori logistici utilizzano cooperative, in altri casi le stesse cooperative sono operatori logistici.
CFT è orgogliosa di essere inserita tra i primi operatori logistici nazionali.
La differenza risiede, o dovrebbe risiedere, nella capacità di offrire un servizio qualitativamente più alto.
Un servizio che è direttamente proporzionale al sostegno mutualistico, all’attenzione verso il socio, alla remunerazione del capitale sociale e, non per ultimo, alla partecipazione.
Ma in una situazione economica come l’attuale, i più recenti studi di settore mostrano come le imprese cooperative siano quelle con la percentuale più bassa di perdita di posti di lavoro, e questo dipende dai positivi meccanismi di flessibilità e di solidarietà tra i lavoratori che vi si costruiscono internamente.
Possenti: Mi lego a quanto prima affermato e sottolineo il fatto che noi stessi lavoriamo per essere considerati un operatore logistico a tutti gli effetti.
Crediamo, infatti, che il futuro della cooperazione nel mondo della logistica e dei servizi che questa necessita sia molto importante, a tal punto da ricoprire un ruolo di primo attore nella gestione della supply chain.
Bazzini: Le cooperative che operano in questo settore hanno dimostrato di poter essere in grado di prestare servizi adeguati alle esigenze di un mercato complesso e dinamico, confermando la loro capacità di operare con risorse umane affidabili e risorse strumentali atte ad operare con grande professionalità nel campo logistico.
Un operatore logistico oggi è o dovrebbe essere in grado di gestire tutta l’attività esternalizzata dal cliente, dallo stoccaggio nei propri magazzini, al trasporto, fino alla consegna finale del prodotto, realizzando servizi logistici idonei alle richieste, che forniscano esattamente ciò che il cliente richiede, investendo sulla formazione dei propri operatori.
Una reale differenza potrebbe dunque consistere non tra cooperative od operatori logistici, ma tra chi è in grado di offrire una gamma di servizi completi coordinati tra di loro e chi può rispondere a specifiche esigenze.
Considerando il mercato odierno dei servizi logistici, quali sono secondo lei i punti di forza delle cooperative, e quali i punti deboli?
Mazzali: Tra i punti di forza sicuramente vi è, nell’ambito dei servizi di handling, la capacità di rispondere alle forti oscillazioni della domanda legate alla stagionalità o, come in questo periodo, alle fluttuazioni del mercato.
Tra gli elementi di debolezza si registra una concorrenza selvaggia e spesso sleale da parte di società di servizio e in molti casi di “cooperative” che, operando ai limiti o al di fuori della normativa vigente, si pongono sul mercato del lavoro con tariffe ben al di sotto del costo del lavoro.
Purtroppo chi oggi rispetta il CCNL rischia una rilevante perdita di competitività in quanto messo in concorrenza dai clienti finali con aziende che non rispondono agli stessi requisiti.
Possenti: I punti di forza delle cooperative sono riscontrabili soprattutto nella specializzazione che nel tempo le stesse hanno acquisito e nella capacità di essere molto più flessibili e adattabili ai cambiamenti a cui questo mercato moderno ci sta abituando.
I punti deboli vanno individuati in una cornice storica che ha visto la soluzione della cooperazione additata come sinonimo di poca trasparenza.
Tale visione ha gettato ombre sulla professionalità e la solidità di strutture cooperative come la nostra che da vent’anni lavora quotidianamente per i propri clienti con i soci lavoratori che ne fanno parte.
Bazzini: Indubbiamente uno dei maggiori punti di forza è la flessibilità garantita dalla disponibilità che hanno le cooperative di numerose risorse umane formate, qualificate e tutelate da contratti collettivi nazionali.
Questa disponibilità consente, poi, alle cooperative di rispondere alle differenti richieste di personale da parte dei clienti, anche rispetto alla “ciclicità storica” del prodotto che a seconda si tratti di un prodotto finito o di un prodotto alimentare viene stoccato e consegnato in differenti periodi dell’anno.
Un altro importante punto di forza consiste nella capacità di saper progettare, sviluppare e adattare alle diverse esigenze un proprio sistema informatizzato che rende possibile l’efficiente ed efficace utilizzo delle risorse operative, oltre che l’analisi e l’ideazione di nuove soluzioni.
Le cooperative sono uno degli ambiti lavorativi nei quali più facilmente trovano sbocco i lavoratori stranieri: è d’accordo con questa affermazione?
E ha notato cambiamenti alla luce dell’attuale situazione del mercato del lavoro?
Mazzali: Le cooperative, da una parte per la loro natura solidaristica e dall’altra perché insediate fortemente anche in attività a basso tasso di professionalità (facchinaggio, pulizie ecc), sono state un approdo importante, sicuro e corretto per i lavoratori extracomunitari.
Oggi la crisi sta determinando un cambiamento del corpo sociale che vede un allargarsi del numero dei lavoratori italiani e un arresto del cosiddetto “turn-over”.
Possenti: Sono d’accordo e sarebbe grave se non fosse così, visto il carattere mutualistico e solidale che la cooperativa ha nella sua costituzione, che ci porta a pensare che proprio nella cooperazione siano nati i principi per una buona integrazione sociale di lavoratori stranieri.
I cambiamenti veri dell‘attuale situazione del mercato del lavoro riguardano tutto il mondo del lavoro e in quel mondo la cooperazione ha un ruolo importante, ma purtroppo molte volte anonimo.
Bazzini: Il nostro gruppo cooperativo conta su una forza lavoro di circa 5.000 soci lavoratori.
Di questi circa il 25% è straniero.
Sarà per i suoi valori di eguaglianza, solidarietà e democrazia, ma molti immigrati vedono nel modello cooperativo la porta d’accesso più semplice e immediata nel mondo del lavoro.
Diventare socio e avere la possibilità di partecipare alle decisioni attraverso il voto rappresenta spesso il primo passo per una reale integrazione.
Ma i cambiamenti ci sono stati.
Soprattutto nel settore della logistica abbiamo potuto rilevare che le domande di lavoro sono aumentate da parte del personale italiano che, causa la crisi degli ultimi anni, si è trovato ad affrontare gli stessi problemi sociali ed economici del personale straniero e lo stesso bisogno occupazionale.
Si prospettano tempi duri per tutti, inutile ribadirlo.
Parliamo piuttosto di cosa si può e si deve fare: a suo modo di vedere, quali obiettivi il mondo cooperativistico dovrebbe perseguire, e in che modo?
Mazzali: È vero, i tempi sono duri, la crisi che ci sta investendo è strutturale e le soluzioni ci consegneranno un mondo diverso da questo.
Le imprese ne usciranno se sono patrimonializzate e strutturate.
Questo è l’obiettivo che la cooperazione deve perseguire con più forza, puntando a collaborazioni e fusioni che potenzino il movimento senza tralasciare il rapporto con il territorio che per imprese fondate sulla partecipazione dei lavoratori è sinonimo di successo.
Possenti: Il mondo cooperativo non deve perseguire obiettivi diversi da quelli di sempre.
Il nostro ruolo principale è quello di creare opportunità di lavoro per i nostri soci, ed i nostri soci devono comprendere che la nostra forza risiede in loro, nella loro volontà di produrre valore a beneficio di tutta la cooperativa a cui appartengono.
Una cultura lavorativa così impostata inevitabilmente porta al raggiungimento di obiettivi comuni.
Dovremmo credere di più nelle potenzialità delle persone, lasciarle libere di esprimere i propri valori, responsabilizzarle e gratificarle sui risultati ottenuti dall’azienda.
Oggi in questo mondo il valore prodotto dalla risorsa umana sembra sempre meno importante rispetto a quello prodotto da un sistema virtuale e finanziario, ma è l’uomo il potenziale infinito su cui è necessario investire ed è attraverso la rivalorizzazione dell’uomo che può passare una nuova crescita.
La cooperativa, la vera cooperativa, fa questo: valorizza e cerca di far capire al socio che l’azienda esiste perché lui esiste, i risultati aziendali non sono svincolati dal suo impegno, dalla sua dedizione, e dalla sua motivazione.
Bazzini: Il modello di sviluppo che ha provocato la serie di disastri, che è sotto gli occhi di tutti, non è più sostenibile.
In effetti la sensazione è che qualcosa sia cambiato ineluttabilmente e che stiamo per fare ingresso in un nuovo paradigma, in cui contano maggiormente altri parametri, quali ad esempio: l’indice di sviluppo umano, il grado di sostenibilità sociale ed ambientale della crescita, un’equa distribuzione della ricchezza.
La cooperazione, per lo stesso approccio antropologico che in sé contiene, ha il diritto ed il dovere di mettere in luce la crisi del pensiero economico utilitaristico e di proporre un’idea di sviluppo alternativa a quella dominante.
Credo quindi che la cooperazione si salverà dalla crisi, e salverà la gran parte dei posti di lavoro rendendo un servizio al Paese, se resterà coerente con la propria storia, fedele ai suoi valori ed al proprio modello.
Bisogna promuovere, quindi, una nuova identità di cooperazione che offra maggiori opportunità di stabilità del rapporto di lavoro e nuove forme di partecipazione e fidelizzazione quali, ad esempio, l’organizzazione di servizi di vario tipo rivolti ai soci ed alle loro famiglie per soddisfare bisogni che in futuro il sistema di welfare pubblico non sarà più in grado di garantire.
Secondo lei, i valori solidaristici e mutualistici che tanta parte hanno avuto nella storia delle cooperative, potranno essere utili a superare questa lunga crisi?
E le cooperative saranno in grado di farsene portavoce?
Mazzali: L’ONU ha decretato il 2012 anno mondiale della cooperazione e questo non rappresenta un caso.
Nel mondo sono censite ca. 1.400.000 cooperative, che danno lavoro, servizi e assistenza a ca. 800.000.000 di persone.
In Italia, in questi anni di crisi, il settore cooperativo si mantiene e, in molti casi, ha incrementato l’occupazione.
Dal fallimento del liberismo si può uscire più poveri e meno liberi oppure in positivo: recuperando il concetto del lavoro come valore essenziale e fondante di una società pienamente democratica.
Ma per questo è necessaria un’etica nuova che si deve basare sull’idea di un’economia meno speculativa, di un’opzione mutualistica e solidale del vivere civile.
Credo che quell’idea antica di cooperazione sia, in realtà, moderna e attuale e sono convinto debba assumere un ruolo fondamentale nella rinascita del Paese.
Possenti: Crediamo che questa lunga crisi in realtà sia semplicemente un momento di cambiamento.
Le cooperative saranno in grado di farsene portavoce solo quando ritroveranno nei valori solidaristici e mutualistici un motivo di unione e di consapevolezza.
C’è da dire però che le cooperative oggi divengono a livello territoriale una grande risorsa per l’impiego e per tutta l’economia locale.
Bazzini: Valori quali: la mutualità, la partecipazione, il controllo democratico e il radicamento territoriale sono connaturati alla concezione “personalistica” dell’impresa, in cui la persona è posta al centro dell’organizzazione economica, secondo la migliore tradizione dell’umanesimo cristiano.
Per questo la cooperazione ancora una volta potrà dire la sua se avrà la forza di proporsi materialmente, ma soprattutto affettivamente, come luogo di riferimento per le persone, reticolo di relazioni e scambi sociali, non solo per lavoratori e soci, ma anche per l’intera comunità locale.
La cooperazione non è, infatti, solo fabbrica, stabilimento e luogo di lavoro fisico chiuso in sé, avulso dalle altre attività e ambiti in cui si sviluppa la personalità dell’uomo. La cooperazione deve rappresentare un “luogo” capace di attrarre le persone e diventare parte della loro vita, facendo sì che tutti si sentano parte di questo “luogo”.
Soltanto così saremo in grado di mantenere viva la proposta cooperativa e di renderla attrattiva per le nuove generazioni.