Gli investimenti immobiliari
Quello che si manifesta è un 2012 tutto in salita per la logistica italiana, dopo una prima metà dell’anno che va chiudendosi tra luci ed ombre.
La situazione non è negativa, ma porta con sé alcune difficoltà che permangono e non prospettano miglioramenti radicali, almeno nei prossimi tempi.
Si parte da quelle “ombre” degli investimenti che già dallo scorso agosto avevano subito una battuta d’arresto legata al peggioramento delle prospettive economiche sia in Europa che in Italia.
Gianluca Sinisi, a capo del dipartimento Logistics capital markets di Jones Lang LaSalle Italia, ci dà la sua visione: “primo trimestre in netto calo, con meno di cinquanta milioni di euro di transato, tutte operazioni impostate e negoziate durante l’anno scorso, e nulla di avviato nel quarto trimestre 2011 e chiuso ora”.
I canoni di locazione rimangono stabili ma buoni.
“Per i canoni – spiega Roberto Piterà, associate director logistics & industrial agency per Jones Lang LaSalle – si nota una sostanziale stabilità nel primo semestre di quest’anno, mentre per la seconda metà del 2012 sarà possibile un lieve incremento dei canoni nei mercati di Milano e Roma, dovuto a mancanza di prodotto disponibile: la maggior parte dei progetti approvati da realizzare in Lazio e Lombardia è, infatti, situata in location secondarie”.
Quello che si registra è una mancanza di prodotto nelle location prime, che dovrebbe portare ad un incremento delle operazioni di realizzazioni su misura.
Quest’ultime, però, per essere sostenibili dovranno necessariamente attestarsi su valori di canoni più elevati rispetto a quelli attuali.
Le location secondarie continueranno ad esprimere, invece, canoni più contenuti.
La situazione attuale vede, in termini di prezzi, in testa le aree che gravitano attorno alla Capitale e al capoluogo lombardo, rispettivamente a 54 e 52 euro al mq l’anno per le strutture logistiche in location prime (mentre le location secondarie viaggiano tra i 40 e 45 euro al mq).
Un gradino più in basso tutte le altre prime location, a partire da Verona (50 euro al mq l’anno), Bologna (a quota 48 euro), Torino e Napoli (45 euro) e infine Piacenza (42 euro).
Una ventata di freschezza e respiro arriva dal mercato della “costruzione”.
Ancora Roberto Piterà, infatti, ci fa sapere che “il grosso del mercato è fatto solo da progetti built to suit e built to own, realizzati “su misura” per le specifiche esigenze di conduttori o futuri proprietari: ma anche queste operazioni restano comunque difficili a causa delle restrizioni del credito e della latitanza dei grandi investitori internazionali”.
I dati dichiarano che l’assorbimento per gli immobili di classe A potrebbe passare dal 30,5% del 2011 al 35,4% di fine 2012.
Il vacancy rate (lo sfitto) dovrebbe leggermente scendere dal 15,2% dello scorso anno al 14,9% di quest’anno.
I prezzi medi di vendita sono scesi nel 2011 del 2,8 per cento e quest’anno dovrebbero rimanere stabili, mentre i rendimenti sono intorno al 7,5-8 per cento con tendenza al rialzo.
Anche Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari ci fornisce il suo punto di vista: “l’attuale fase positiva per il mercato degli immobili ad uso logistico è alimentata sia dalla riorganizzazione della rete di molti operatori che cercano di ridurre gli spazi e ottimizzare la superficie occupata con l’obiettivo di contrarre i costi che dal processo di espansione di importanti aziende”.
Classe A e con metratura tra il 15.000 e 30.000 è la tipologia maggiormente richiesta dai clienti.
I fattori, poi, di maggiore considerazione nella scelta finale d’acquisto sono individuati in questo modo: un contesto con una buona dotazione infrastrutturale, ovvero con presenza di strade a scorrimento veloce o linee ferroviarie, e con costi dei terreni contenuti, un’altezza minima di 10/12 m., bocche di carico ogni 500/900 mq, impianti antincendio, ampie aree di manovra e immobili eco-sostenibili.
Il basso consumo di energia, il contenimento delle emissioni di CO2 e l’utilizzo di energie rinnovabili sono, infatti, richieste che sempre più si presentano nelle esigenze primarie del cliente.
Di seguito si richiede, inoltre, una sostenibilità economica buona e flessibile, al fine di consentire all’operatore una gestione più ampia di merci in termini di volumi e differenziazioni di merce stessa.
Insomma, il rapporto costi/efficienza è sempre il più ricercato, ma grande richiesta, da notare, è quella dell’eco-sostenibilità, soprattutto da parte delle multinazionali che sono in grado di sostenere i costi più elevati per l’utilizzo di un capannone “green”, che, non in secondo luogo, diviene anche elemento d’immagine per il brand.
I grandi protagonisti del “consumo” degli spazi logistici si evidenziano nei 3PL, ovvero nei provider di servizi logistici per conto terzi, che tornano ad un assorbimento del 60% di spazi, da un più ridotto 45% del 2011.
In difficoltà, invece, la quota dei retailer che sono caduti al 9% del take up dal 33% registrato nel 2011.
Non risente di influenti variazioni, infine, il settore produttivo, che passa dal 20% del 2011 al 30% di quest’anno.
Le preferenze in termini di località d’investimento escono da una ricerca effettuata da “Scenari Immobiliari”.
L’analisi colloca la provincia di Milano in testa alla classifica, poiché il territorio presenterebbe le migliori condizioni attuali per ospitare un investimento immobiliare a destinazione logistica.
Nelle prime dieci posizioni si trova un gruppo altamente attrattivo, con i territori che attualmente sarebbero i più competitivi per un nuovo sviluppo di capannoni adatti alle funzioni logistiche.
Dopo la provincia di Milano nell’ordine: Roma, Bologna, Venezia, Napoli, Verona, Piacenza, Bergamo, Padova e Torino.
La questione Sistri non frena gli ottimi risultati della logistica di ritorno
Ottimi risultati si registrano nel settore della cosiddetta “logistica inversa”.
Il riciclaggio dei rifiuti e il “think green” è un settore in crescita e l’Italia sta registrando risultati e riscontri positivi in linea con le ordinanze europee.
Per ciò che concerne i rifiuti elettronici (RAEE), l’Unione Europea ha, infatti, indetto un’ordinanza che dichiara che nel 2021 tutti i paesi della UE dovranno raccogliere il 65% del peso medio di apparecchiature elettroniche e lampadine che verrà venduto annualmente nei tre anni precedenti tale termine.
L’Italia si muove bene: il ‘rapporto Annuale 2011 sul sistema di ritiro e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche in Italia’, realizzato dal Centro di Coordinamento Raee, infatti, dichiara che nel 2011 sono state raccolte oltre 260 mila tonnellate di Raee, quasi il 6% in più rispetto al 2010. Il sistema nazionale di gestione dei Raee, a 5 anni dalla sua nascita, ha raggiunto e superato l’obiettivo di 4 kg per abitante previsto dalla normativa europea e conferma i trend di crescita degli anni precedenti.
La Lombardia si conferma ancora la regione italiana che raccoglie più rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche con circa 50.410.852 kg recuperati nel 2011.
Ma l’amministrazione regionale intende raddoppiare entro pochi anni il risultato registrato nel 2011 (5.08 kg per abitante, contro una media nazionale di 4,29 kg), anticipando così i nuovi parametri imposti dalla Ue (7,5 kg entro il 2016 e 10 kg entro il 2019).
Anche la valle d’Aosta è nella linea di testa come regione italiana più virtuosa avviando al corretto trattamento, nel corso del 2011, 950.731 kg di rifiuti, raggiungendo un incremento rispetto all’anno precedente del 66%.
Al Sud la Campania registra un’incremento rispetto al 2010 di oltre 650mila kg raccolti, l’obiettivo e’ ora il raggiungimento della media nazionale, pari a 4 kg per abitante.
In questo settore, però, a soffrire è l’innovazione tecnologica. Stiamo parlando del celebre Sistri.
Il sistema di tracciamento telematico dei rifiuti industriali, infatti, sembra non funzionare e quindi si richiede la sospensione dell’applicazione.
Le associazioni dell’autotrasporto si stanno battendo da mesi per la sospensione del Sistri o perlomeno per il suo (ennesimo) rinvio e sono anche ora in prima linea per evitare l’avvio previsto per il 30 giugno 2012.
L’ultima analisi con risultati negativi è stata presentata dal presidente di Fai Conftrasporto, Paolo Uggè, a tutti gli organi istituzionali nazionali di aderenza, al fine di comprovare le grandi lacune di cui il sistema soffre.
La questione Sistri è, sfortunatamente, quanto più aperta e incerta.
La buona notizia: il cargo aereo si riprende
Un buon +2% rispetto al 2011 si registra all’interno del traffico globale aereo delle merci.
Una buona notizia davvero se si pensa il periodo di crisi che affronta il settore.
La ripresa è trainata per l’80% dal Medio Oriente, mentre i mercati dell’Asia Pacifico, dell’Europa e del Nord America restano deboli.
Nonostante la situazione sia “volatile e rischiosa”, in opinione dell’associazione dei vettori, si registra un miglioramento dal preoccupante dato negativo del 2011.
Quali le tendenze principali?
In Europa una flessione del traffico del 4,9% e della capacità dello 0,2%.
In Nord America si registra rispettivamente un -6,4% e -2,9%, in America Latina un -3,6% nel traffico, ma un +8,8% della capacità.
Il Medio Oriente, come detto,
si distacca e prosegue la sua linea positiva: traffico incrementato del 14,5% e del +15,1% in capacità.
Anche l’Africa non si ferma e registra un +6,1% del traffico e un +9% della capacità.